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Dalla Rete ECO: Antisemitismo e Antisionismo

Un amico mi ha chiesto di 'tradurre in italiano' i termini 'antisemitismo' e 'antisionismo', e spiegare perché sono diversi e non paragonabili. Misuro in questo lo strapotere della propaganda israeliana, che vuole presentare queste parole come equivalenti. Allora, traduco.

'Antisemitismo' è un termine coniato nella seconda metà dell'Ottocento: stava a indicare l'odio e il disprezzo per gli ebrei, correlandolo a dati 'razziali', di discendenza etnica. L'odio e il disprezzo insegnati da diverse chiese cristiane, correlate a dati religiosi ('non accettano il Messia') venivano, stante la laicizzazione della società, distaccati dalla religione, e posti invece in rapporto con le idee positiviste, ricoperte di una patina che si voleva, e che non era, scientifica. Da questo momento in poi gli ebrei, in altre parole, non sono condannati per la religione, che volendo si può cambiare, ma per loro dati 'genetici' – in quanto tali, immodificabili.

L'antisemita più noto fu Hitler, responsabile primo dello sterminio degli ebrei (e degli zingari), a qualunque religione avessero deciso di appartenere.Il sionismo nasce in risposta all'antisemitismo, a cavallo fra il XIX e il XX secolo; aveva come idea base che, per salvare gli ebrei da un antisemitismo ritenuto irredimibile, fosse necessario che questi lasciassero l'Europa e costruissero uno Stato loro, altrove. Prima della seconda guerra mondiale sionisti erano minoranza, fra gli ebrei: a loro si opponevano quelli di sinistra, nel Bund e nei partiti socialisti e comunisti europei, per i quali era indispensabile lottare per la giustizia e l'eguaglianza dove si viveva, senza emigrare. In più, erano chiaramente antisionisti i rabbini: secondo le antiche fonti, gli ebrei ritorneranno in Palestina dopo l'arrivo del Messia.

Ma dopo il '45 fu l'idea sionista a prevalere, fra gli ebrei e non solo. Responsabili dello sterminio erano stati tedeschi, austriaci, rumeni, italiani... europei, insomma. Corresponsabili anche quei generali e quei governanti degli USA, che, pur impegnati a bombardare la Germania, non avevano 'sprecato' una sola bomba per interrompere le linee ferroviarie che portavano i deportati ai campi di sterminio. E tuttavia, l'accordo fu trovato in fretta: lo sterminio andava fatto pagare, non a chi l'aveva perpetrato, ma a chi non c'entrava affatto: ai palestinesi, cacciati dalle bande ebraiche, e poi dall'esercito israeliano, a partire dal '47 e fino all'inizio degli anni '50, e a cui, in base alle leggi del nuovo Stato, fu impedito di tornare. Di qui di campi profughi, in cui milioni di palestinesi vivono tuttora: in Cisgiordania e a Gaza, in Giordania, in Siria e in Libano.

Una seconda ondata di profughi ci fu nel '67, con l'invasione israeliana della Cisgiordania (Gerusalemme Est compresa) e di Gaza. Queste terre sono tuttora occupate, e Israele, violando la legge internazionale, vi ha insediato coloni, solo ebrei (mentre dei cittadini israeliani il 20% circa sono palestinesi, musulmani o cristiani). Ai coloni, Israele applica le leggi israeliane per i civili; ai palestinesi dei territori occupati, il codice militare. E la discriminazione fra gli abitanti non è solo legali: è sul piano della vita quotidiana, con i coloni che ricevono acqua a volontà, mentre ai palestinesi ne arriva meno di quanto è considerato il minimo vitale dall'ONU, e con i posti di blocco, che fermano il traffico nelle strade destinate ai palestinesi, non sulle autostrade – costruite, come le colonie, su terreno palestinese confiscato - per i coloni, sulle quali il traffico palestinese è ostacolato, quando non reso impossibile. Nel '48, la cacciata dei palestinesi fu nascosta dalla propaganda israeliana, che riuscì a diffondere il mito per cui questi erano fuggiti, non per salvarsi dai massacri, ma perchè imbrogliati dai loro capi arabi. Ma nei decenni successivi la diffusione mediatica delle notizie ha reso più difficile il compito dei propagandisti. Pur avendo contro le comunità ebraiche, Primo Levi, in una celebre intervista, condannò le azioni israeliane che avevano portato al massacro di Sabra e Chatila.Oggi, anche se i media ufficiali sono schierati quasi tutti per Israele, molto si riesce a sapere da internet: nascondere il vero è più difficile. Anche per questo, il sostegno ebraico a Israele, in particolare negli USA, si è ridotto, e vi sono importanti voci di ebrei, singolarmente e in gruppo, che vi si oppongono. Viceversa, è cresciuto il sostegno a Israele dei fondamentalisti protestanti. Questi fanno propria una teologia antiebraica, secondo la quale è necessario che gli ebrei 'tornino' in Palestina perché ci sia il Secondo Avvento del Cristo, scoppi una guerra mondiale fra 'Gog e Magog' e sia distrutta la moschea di al Aqsa. A questo punto, secondo loro gli ebrei divenuti cristiani (che hanno cioè lasciato l'ebraismo per il fondamentalismo protestante) si salverebbero, mentre tutti gli altri finirebbero dritti all'inferno. È una teologia che rifiuta il valore dell'ebraismo e degli ebrei in quanto tali, ed è disponibile ad accettarli solo se cambiano religione; è cioè parente dell'antigiudaismo cristiano antecedente alla seconda guerra mondiale, ripudiato prima dal Concilio Vaticano secondo, poi dalle chiese protestanti storiche.

Essere antisionisti, oggi, significa opporsi a uno Stato che discrimina, in quanto predilige gli ebrei rispetto ad altre religioni/etnie. Israele attribuisce agli ebrei il 'diritto al ritorno', pure se ne' loro ne' i loro genitori o nonni mai vi hanno posto piede, mentre lo nega ai profughi palestinesi e ai loro discendenti. Dovunque sono minoranza, gli ebrei hanno prediletto e prediligono Stati che non discriminano per 'razza' e religione; l'eccezione è proprio rappresentata da Israele.

Tuttavia, oggi sostenere Israele non è più un sine qua non per tutti gli ebrei. Purtroppo è quasi sempre la posizione delle comunità ebraiche ufficiali, e questo fa sì che l'opinione pubblica confonda ebrei e israeliani. Tra l'altro, quando Israele bombarda palestinesi inermi, come ad esempio con Piombo fuso, questo pone un rischio vero e reale: quello dell'antisemitismo.

Mentre gli ebrei antisionisti sono sovente riprovati da chi regge le comunità ebraiche ufficiali, l'opporsi all'occupazione di Cisgiordania (con Gerusalemme Est) e Gaza, e alle guerre ripetutamente intraprese è, anche fra chi aderisce alle comunità ebraiche, assai diffuso. Questa è, tra l'altro, la posizione ufficiale di Rete-ECO, la Rete degli Ebrei contro l'Occupazione, di cui faccio parte: occorre che Israele si ritiri dai territori occupati, non domani, ma oggi, subito; e che siano i palestinesi, non chi governa Israele, a scegliere il loro Parlamento e il loro governo.

Paola Canarutto
Rete ECO (Ebrei Contro L'Occupazione)

 

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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