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Detenzione Amministrativa

Quello che bisogna sapere sulla detenzione amministrativa

un sintetico Dossier

La detenzione amministrativa è una procedura che consente ai militari israeliani di tenere indefinitamente reclusi prigionieri basandosi su prove segrete, senza incriminarli o processarli. Sebbene tale procedura sia usata quasi esclusivamente per i palestinesi dei Territori Occupati, comprendenti Gerusalemme Est, la West Bank e la Striscia di Gaza, anche cittadini israeliani o stranieri possono essere detenuti in via amministrativa da Israele (negli anni, solo 9 coloni israeliani sono stati detenuti in questo modo). Israele ha tre leggi diverse per incarcerare senza processo:

l’Art. 285 del Codice Militare 1651, che è parte della legge militare che si applica nella West Bank;

la Legge sull’Internamento dei Combattenti Illegali, usata contro gli abitanti della Striscia di Gaza dal 2005;

la Legge sullo Stato di Emergenza (Detenzioni), che riguarda i cittadini israeliani.

I palestinesi sono stati soggetti a detenzione amministrativa fin dall’inizio della occupazione israeliana nel 1967, e prima ancora durante il mandato britannico. La frequenza dell’uso di questa misura ha subito variazioni durante l’occupazione israeliana, ed è costantemente aumentata dall’inizio della seconda Intifada nel settembre 2000.

Alla vigilia della seconda Intifada, Israele deteneva solo 12 palestinesi. Solo due anni dopo, nel tardo 2002-primo 2003, c’erano più di mille palestinesi in detenzione amministrativa. Tra il 2005 e il 2007, il numero medio mensile di detenuti amministrativi palestinesi si aggirava sui 765. Da allora, con l’attenuarsi della violenza e la stabilizzazione della situazione sul campo, tale numero è generalmente diminuito ogni anno.

Al 1 Febbraio 2012 ce n’erano almeno 369 dalla West Bank e da Gerusalemme Est, 24 dei quali erano membri del Consiglio Nazionale Palestinese.
 

LA DETENZIONE AMMINISTRATIVA NELLA LEGGE INTERNAZIONALE

Sebbene la legge internazionale permetta un uso limitato della detenzione amministrativa in situazioni di emergenza, alle autorità è richiesto di seguire alcune regole base nella detenzione, comprendenti una udienza onesta nella quale il detenuto possa contestare le ragioni della sua detenzione. Oltre a ciò, per ammettere tale detenzione, vi deve essere una emergenza pubblica che minacci la vita della nazione, e la detenzione medesima può essere decisa solo singolarmente, caso per caso, senza alcuna discriminazione. (Dichiarazione Internazionale dei Diritti Civili e Politici, Art.9).

La detenzione amministrativa è la misura più estrema che le leggi umanitarie internazionali permettono ad un a potenza occupante contro gli abitanti di un territorio occupato . Pertanto, agli stati non è consentito usarla in modo generalizzato. Al contrario, la detenzione amministrativa può essere usata contro persone protette di territori occupati solo per “ragioni imperative di sicurezza” (Quarta Convenzione di Ginevra, Art.78.)

In pratica, Israele usa correntemente la detenzione amministrativa in violazione dei parametri stretti della legge internazionale. Non a caso Israele dichiara di essere in permanente stato di emergenza, tale da giustificare l’uso dell’internamento, fin dalla sua nascita nel 1948. Inoltre, la detenzione amministrativa è spesso usata – in violazione diretta della legge internazionale – per punizioni criminali collettive, piuttosto che per prevenire minacce future. Ad esempio, è spesso irrogata nei confronti di persone sospettate di reato dopo una indagine fallita o una mancata confessione.

In pratica, la detenzione amministrativa israeliana viola molti altri standard internazionali. Ad esempio, detenuti provenienti dalla West Bank vengono deportati in Israele, violando direttamente la proibizione della Quarta Convenzione di Ginevra (Artt. 49 e 76). Inoltre, ai prigionieri vengono spesso negate le visite dei familiari previste dagli standard internazionali, e non vengono tenuti separati dagli altri detenuti, come prevedono le leggi internazionali. In più, nel caso di bambini detenuti, Israele non tiene mai conto dei loro interessi come la legge internazionale richiede.
 

DETENZIONE AMMINISTRATIVA NELLA WEST BANK: IL CODICE MILITARE 1651

Nella West Bank palestinese occupata, l’esercito israeliano è autorizzato a irrogare ordini di detenzione amministrativa contro civili palestinesi sulla base dell’art. 285 del codice militare 1651. Questo articolo dà facoltà ai comandanti militari di detenere una persona fino a sei mesi, rinnovabili se vi sono “ ragioni sufficienti per presumere che la sicurezza della zona o pubblica“ lo richiedano. La sicurezza “pubblica” o “della zona” non sono definite. Alla data di scadenza o appena prima, l’ordine viene spesso rinnovato, e non vi è alcun riferimento esplicito alla durata massima possibile, legalizzando una detenzione indefinita.

Gli ordini di detenzione vengono irrogati al momento dell’arresto o in seguito, spesso basandosi su “informazioni segrete” raccolte dai servizi israeliani (in precedenza noti come General Security Service). Nella stragrande maggioranza dei casi, né il detenuto né il suo avvocato vengono informati delle ragioni dell’internamento o messi al corrente delle “informazioni segrete”. Un palestinese detenuto deve essere portato ad una corte militare in udienza a porte chiuse entro otto giorni dal suo arresto, nella quale il giudice può confermare, abbreviare o cancellare l’ordine di detenzione. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, gli ordini di detenzione amministrativa sono confermati per l’intero periodo richiesto dal comandante militare. Il detenuto può fare appello, ma gli appelli sono quasi sempre respinti. Quindi i palestinesi possono essere incarcerati per mesi, se non anni, in via amministrativa, senza mai essere informati sulle ragioni o sulla durata del loro internamento. I detenuti vengono di solito informati dell’estensione della loro prigionia nel giorno in cui il precedente ordine scade. In base a tali procedure, i palestinesi non hanno alcun modo di appellarsi contro la loro detenzione.
 

DETENZIONE AMMINISTRATIVA NELLA STRISCIA DI GAZA: LEGGE SUI COMBATTENTI ILLEGALI

Nella Striscia di Gaza, Israele usa la Legge sui Combattenti Illegali per incarcerare palestinesi per periodi illimitati, senza alcun processo reale. La legge fu approvata dalla Knesset israeliana nel 2002 per permettere allo stato di trattenere “ostaggi” libanesi dopo che la Corte Suprema di Israele aveva dichiarato illegale tale pratica. Sebbene tutti i libanesi siano stati rilasciati nel 2004, la legge non fu revocata. Invece, a partire dal 2005 dopo il “disimpegno” unilaterale di Israele dalla Striscia di Gaza, e il conseguente termine della legge militare israeliana nella zona, si cominciò ad usare quella legge per imprigionare abitanti della Striscia. La legge definisce “combattente illegale” chi “direttamente o indirettamente partecipi ad atti ostili allo Stato di Israele, o sia membro di una forza che compia atti ostili allo Stato di Israele”, senza aver titolo allo status di prigioniero di guerra secondo la legge umanitaria internazionale. Tale legge consente l’arresto in massa e la detenzione immediata e senza processo di palestinesi abitanti della Striscia e cittadini stranieri. Ad oggi è stata usata per incarcerare 54 persone, 15 cittadini libanesi e 39 abitanti di Gaza, quasi tutti catturati durante l’operazione militare “Piombo Fuso” nel 2008-2009, molte dei quali poi rilasciati. Nel settembre 2001, Israele deteneva ancora due palestinesi di Gaza. Con questa legge, i detenuti possono essere trattenuti per 96 ore prima di irrogare un ordine di detenzione permanente, o fino a sette giorni se il governo ha dichiarato le “ostilità su larga scala”. L’esame giudiziario di tale ordine deve essere tenuto, a porte chiuse, dopo 14 giorni; se l’ordine è approvato, il detenuto deve comparire davanti a un giudice ogni sei mesi. Il giudice può revocare l’ordine qualora la corte consideri che ciò non leda la sicurezza dello stato.

In pratica, la legge sui combattenti illegali dà meno garanzie ai detenuti rispetto a quella militare della West Bank. La revisione giudiziaria si tiene meno spesso; non è richiesto uno stato di emergenza; e la detenzione “ si effettua su ordine del capo di stato maggiore o di un ufficiale col grado di maggior generale” . In più, la legge stabilisce due assiomi che spostano l’onere della prova sull’imputato: primo, il rilascio di una persona definita “combattente illegale” danneggia la sicurezza nazionale fino a prova contraria; secondo è il Ministero della Difesa israeliano a stabilire che l’organizzazione alla quale la persona appartiene è ostile, fino a prova contraria. Ciò palesemente viola la presunzione di innocenza dell’imputato, e dà esito a un sistema di detenzione indefinita giustificata da pura speculazione.

FORUM PALESTINA

 

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