L'esercito israeliano apre il fuoco contro un gruppo di contadini di Gaza, ne ammazza uno e ne ferisce altri 8. In Cisgiordania arrestati sette deputati palestinesi. L'opinione pubblica israeliana insoddisfatta della tregua...
Un contadino palestinese é stato ucciso dal fuoco dei militari israeliani nel Sud della striscia di Gaza. Sotto i colpi di arma da fuoco delle truppe di Tel Aviv sono caduti anche altri otto contadini, rimasti feriti anche in modo grave. L’ingiustificato attacco è avvenuto nella zona agricola di al-Qarara, presso Khan Yunes, nel Sud della striscia, quando un gruppo di persone ha cercato di raggiungere appezzamenti di terra vicini alle linee di demarcazione con Israele.
D’altronde l’esercito israeliano non è stato certo con le mani in mano dalle 20 dell’altro ieri, quando di malavoglia il premier Netanyahu ha dovuto accettare la tregua dopo 8 giorni di bombardamenti contro la popolazione civile del piccolo fazzoletto di terra palestinese. Nella Cisgiordania occupata, poche ore dopo, in diverse retate sono stati arrestati almeno 55 attivisti palestinesi, mentre sulla Striscia di Gaza continuano a volare i caccia e i droni senza pilota con la Stella di Davide. E tra stanotte e stamattina l'esercito occupante ha arrestato altre 28 persone in Cisgiordania, tra cui sette deputati del Consiglio Legislativo Palestinese, affiliati ad Hamas, e il segretario generale del parlamento, Mahmoud al-Ramahi.
Il governo israeliano è in forte difficoltà: aveva usato toni apocalittici e aveva promesso di ridurre al silenzio per sempre l’enclave palestinese, cercando di utilizzare la strage a Gaza per aumentare di qualche punto il proprio consenso tra gli elettori israeliani. Elettori israeliani che, in base a vari sondaggi effettuati durante e dopo i raid su Gaza, risultano essere desiderosi di una vera e propria ‘soluzione finale’ nei confronti di quella che viene considerata una fastidiosa spina nel fianco. Poche ore dopo l'annuncio della tregua un gruppo di sedici riservisti aveva voluto mostrare il proprio dissenso tracciando a terra con i propri corpi la scritta "Netanyahu perdente nato".
Se il 90% degli ebrei d’Israele sosteneva i bombardamenti, il 75% non ha approvato la tregua. E ora un 49% del campione sondato in un sondaggio commissionato dal quotidiano Maariv è convinto che l’operazione “Colonna di fumo” debba essere proseguita, violando la tregua faticosamente raggiunta grazie alla mediazione di Stati Uniti ed Egitto. Solo il 31% degli israeliani ritiene che occorra rispettare il cessate il fuoco. Che comunque, come abbiamo visto, l’esercito di Tel Aviv non rispetta affatto.
Il malcontento dell’opinione pubblica sionista si riverbera anche nelle intenzioni di voto per il rinnovo della Knesset. A pesare è la delusione di una parte degli elettori di destra ed estrema destra per quella che viene vissuta come una mezza sconfitta, o comunque un passo falso della politica militare di Israele contro i palestinesi.
La lista congiunta fra la destra del Likud del premier israeliano Banjamin Netanyahu, l’estrema destra di Israel Beiteinu e alcuni partiti religiosi perde infatti consensi rispetto alle precedenti rilevazioni. A dirlo è sempre il Maariv secondo il quale la coalizione di estrema destra di Netanyahu conquisterebbe solo 37 seggi contro gli attuali 42, mentre i laburisti salirebbero da 13 a 22 seggi. Nonostante ciò, l'attuale coalizione di governo conserverebbe la maggioranza alla Knesset, con 70 deputati su 120. Il partito di centrodestra Kadima viene dato in caduta libera - dagli attuali 28 a soli 2 seggi – tanto che la leader e fondatrice del partito, l'ex ministro degli Esteri Tzipi Livni, starebbe per annunciare la nascita di un nuovo movimento.
Fonte: Contropiano