Alla Al Hoah Gallery di Gerusalemme, l’esibizione “Contemplations”: 18 opere che analizzano la figura della donna. Per dare voce alla cultura palestinese come strumento di lotta per l’indipendenza.
Roma, 08 febbraio 2012
(nella foto, uno dei quadri dell’esibizione “Contemplations”)
La figura femminile attraverso gli occhi dell’arte palestinese. Diciotto opere con le quali dieci artisti analizzano e sviscerano i mille volti della donna: la sensualità, la maternità, la fisicità, il ruolo politico.
Ad ospitare la mostra “Contemplations” è il Palestinian ART Court di Gerusalemme, uno spazio che da anni all’interno del Al Hoash Gallery si dedica a dare un palcoscenico all’arte palestinese e al suo continuo sviluppo tra tradizione e modernità.
Dal 26 gennaio al 29 febbraio tocca a “Contemplations”, esibizione di diciotto quadri di dieci differenti artisti: Nabil Anani, Sliman Mansour, Kamel Al Mughanni, Asem Abu Shaqra, Asad Azzi, Hani Zurob, Sophie Halabi, Samia Halabi, Rana Bishara e Innas Yassin.
“Ognuna delle opere selezionate – ha spiegato la direttrice di Palestinian ART Court, Rawan Sharaf, al quotidiano Al-Akhbar – rappresentano la donna all’interno del più ampio tema del femminile, da sempre trattato nell’arte palestinese. I quadri di hanno permesso di analizzare uno specifico aspetto della produzione visiva palestinese, tenendo conto prima di tutto dell’influenza del genere dell’artista”.
Tra i dieci pittori, ci sono infatti uomini e donne. E quello che Al Hoash ha tentato di mostrare al pubblico sono le differenze e le somiglianze nelle opere da loro realizzate. Tra gli uomini (Anani, Mansour, Al Mughanni, Zurob, Azzi, Zurob e Shaqra), prevale la visione mitologica e tradizionale della donna palestinese, forte ancora oggi in tutti gli strati della società: la figura femminile rappresenta la terra, la patria. Il corpo della donna è la Palestina, il suo spirito rivoluzionario e proteso alla libertà; la donna si fa dea, si eleva e veste i panni di Afrodite o della babilonese Ishtar.
Più introspettiva la visione femminile della figura della donna. Le quattro artiste della mostra (Sophie Halabi, Bishara, Samia Halabi e Yassin) ne danno una rappresentazione più introspettiva e esistenziale: la donna in sé, nello spazio e nel tempo che occupa. Senza disdegnare, anche in questo caso, la metafora: la donna diventa l’albero di ulivo e ne assorbe il significato politico e sociale che da sempre la cultura palestinese gli attribuisce.
Accanto alla mostra, “Contemplations” offre al pubblico anche incontri con gli artisti e dibattiti, nell’obiettivo dichiarato del Palestinian ART Court di aprire una discussione sul tema della cultura e dell’arte visiva in relazione all’identità nazionale palestinese. Molte le forme culturali che da anni portano avanti la resistenza del popolo palestinese e la sua lotta all’occupazione. E Al Hoash è uno degli spazi, in piena Gerusalemme, ad offrirne i mezzi.
Il Palestinian ART Court – Al Hoash è un’organizzazione no profit indipendente, fondata a Gerusalemme nel giugno 2004 con l’obiettivo di aprire una galleria d’arte palestinese nella città santa: un centro che operi per la salvaguardia dell’arte, della cultura e delle tradizioni palestinesi. Un obiettivo di lungo termine, fondamentale alla resistenza del popolo di Palestina: distruggere le radici, calpestare gli usi e condurli nell’oblio, imporre una cultura esterna sono il primo passo per la cancellazione di un popolo.
Uno spazio che dia voce alla storia della Palestina è una delle forme più concrete di lotta e di ricerca dell’indipendenza.
EMMA MANCINI
Fonte: Nena-News