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La giornata della memoria... che dimentica!

Una legge del parlamento italiano nel 2000 ha istituito la giornata della memoria, che da allora si commemora il 27 gennaio di ogni anno. La proposta, giunta a livello internazionale, aveva come intento quello di ricordare con una ricorrenza annuale le vittime del nazismo, del fascismo e dell'Olocausto e di onorare coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.

Il testo dell'articolo 1 della legge definisce così le finalità del Giorno della Memoria:

«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.»

Lodevole commemorare le vittime di uno degli stermini del '900 (sicuramente il più "famoso", ma di certo non l'unico) ma interessante notare come nel ricordo vengano volutamente commesse alcune dimenticanze.

In primo luogo nella commemorazione della Shoah ci si scorda di tutti gli altri gruppi finiti, insieme agli ebrei, nei campi di sterminio: anche la legge italiana parla solo del genocidio del popolo ebraico. Gli zingari deportati furono circa 500.000, 300.000 gli omosessuali, ai quali vanno aggiunti i rom, gli oppositori politici, i disabili mentali e fisici, i testimoni di Geova, etc..

La seconda omissione riguarda gli altri crimini commessi contro l'umanità nel secolo scorso e in questo: perché del genocidio degli armeni, ad esempio, non si parla quasi mai? Perché non esiste una giornata nazionale in ricordo delle vittime delle stragi di Sabra e Chatila?

Il terzo elemento da mettere sul piatto riguarda la ferma volontà di voler omettere il ricordo di tutte queste altre stragi: proprio stamattina è stato pressoché stroncato il commento di un'ascoltatrice che è intervenuta a Radio Popolare per ricordare che la memoria deve essere a 360 gradi, che non bisogna dimenticarsi di tutti gli altri gruppi uccisi nei campi di sterminio nazifascisti né scordare le altre atrocità commesse verso altri gruppi, come appunto palestinesi e armeni. La telefonata è stata interrotta con l'indignazione del conduttore radiofonico che, stizzito, ha commentato che “oggi” è la giornata del ricordo degli ebrei sterminati. Accogliere tale richiesta e dare il giusto peso al problema avrebbe dimostrato apertura e attenzione.

Perché tutte queste “dimenticanze”, addirittura da una radio che si definisce popolare, e che dovrebbe ascoltare e rispettare ogni intervento? Quello sulla giornata della memoria è un disegno politico-mediatico ben strutturato, che non si limita a questa giornata, ma che si propaga in diversi aspetti della dimensione culturale, dalle mostre ai cinema, dai libri ai sussidiari per le scuole elementari. Si tratta di un processo mistificatorio, da una parte, e giustificatorio dall'altra.

Da un certo punto di vista il ricordo dei crimini commessi dal nazifascismo è essenziale per oscurare le atrocità che la comunità internazionale persevera ancora ai giorni nostri, in maniera celata o camuffata: ricordare i morti nei campi di sterminio serve anche a lavarsi la faccia rispetto alle nefandezze che si commettono ancora, in “altri” campi di sterminio.

Il secondo aspetto, inevitabilmente connesso al primo, riguarda la ferma volontà di associare il popolo ebraico a Israele, per permettere a quest'ultimo di alimentare il mito della “vittima delle atrocità europee” cui naturalmente è permesso di “difendersi” e di difendere il tanto agognato stato ebraico.

La politica mediatica di associazione Israele-ebrei è fortissima, e in giornate come questa mostra la sua massima efficacia. In pochi sanno e ancor meno vogliono ricordare che i sionisti (coloro che hanno dato vita allo stato d'Israele deportando oltre un milione e mezzo di palestinesi) durante il periodo nazista hanno fatto diversi accordi con Hitler per la deportazione degli ebrei.

La giornata della memoria, allora, così come tutte le iniziative correlate alla Shoah, è uno strumento efficacissimo e altrettanto pericoloso per celare i crimini commessi verso altri popoli che non hanno voce, tra cui i palestinesi quotidianamente deportati e uccisi da Israele.

Che sia la giornata della memoria, ma che si ricordino, insieme agli ebrei, tutti i popoli oppressi ed i crimini perpetrati, e tutt'ora in atto, verso questi ultimi dal sistema coloniale e capitalista di ieri e di oggi, ricordandosi che il sionismo è uno dei movimenti più barbari e sanguinari di tutti i tempi.

Chissà se prima o poi ci sarà una "giornata della memoria" che non si dimentichi di nessuna strage, e chissà se i conduttori radiofonici complici di tutte queste omissioni potranno ravvedersi per essere stati conniventi verso un sistema che gerarchizza la dignità umana, "decidendo" quali stragi hanno diritto ad un giorno di commemorazione e quali invece vengono messe nel dimenticatoio di una storia viziata, scritta e decisa dal potere.

 

«Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele»
                                                                                                 Primo Levi

 

Redazione PalestinaRossa

 

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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