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Raccolta di firma urgente: rifiutiamo il discorso di Abbas e presentiamo le nostre richieste!

I sottoscritti, le istituzioni, le associazioni e le forze arabe e palestinesi in patria e della diaspora rifiutiamo quanto affermato nel discorso del presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, pronunciato durante l’incontro con le fazioni arabe, nella città occupata di Ramallah, il 3 settembre 2020. Con questa pubblica dichiarazione vogliamo esprimere la nostra posizione dinnanzi all’opinione pubblica palestinese e con l'augurio che il maggior numero di istituzioni, centri e associazioni arabe e palestinesi vi aderiscano.

Le ragioni del rifiuto del suddetto discorso sono le seguenti:

Il chiaro progetto reazionario americano-sionista ha richiesto un’eccezionale reazione palestinese che avrebbe riunito tutte le masse del popolo palestinese della diaspora, dell’esilio e della Palestina occupata. Tuttavia, quanto affermato nel discorso del Presidente dell'Autorità Palestinese non è altro che una sterile ripetizione di precedenti posizioni che non soddisfano le aspirazioni e gli obiettivi minimi del nostro popolo, né rispondono alla missione di disposizione della casa nazionale palestinese, né ad altre esigenze nazionali, politiche e organizzative che non sono soggette a procrastinazione e rinvio; prime fra queste: le elezioni di un nuovo Consiglio Nazionale Palestinese.  

Questo in un momento in cui, invece di questo sterile annuncio, alcuni si aspettavano l’annuncio a favore dell’annullamento dei nefasti e disastrosi accordi di Oslo e il ritiro del riconoscimento ufficiale palestinese dell'entità sionista!

Alcuni si aspettavano persino che colui che ha personalmente progettato e firmato l'accordo "Dichiarazione di principi Oslo" nella della Casa Bianca il 13 settembre 1993, si scusasse con il popolo palestinese e la nazione araba per questo infausto accordo e si assumesse le responsabilità politiche e storiche per il fallimento dei negoziati e per la dissipazione dei risultati ottenuti dal nostro popolo nel lungo vagabondare che dura da più di un quarto di secolo.

Questo approccio palestinese ufficiale alla corruzione che dilaga in tutte le nostre istituzioni nazionali, insiste ancora una volta nel portare avanti il progetto di resa con cui rinuncia al 78% della terra storica della Palestina e continua il suo attaccamento alle illusioni dei negoziati e alla cosiddetta "iniziativa araba", portando avanti la politica di "coordinamento della sicurezza", e avendo come obiettivo la repressione della resistenza, citando la lo spauracchio del "caos di sicurezza" in Cisgiordania.

Inoltre, questo approccio continua a sfuggire, evadere ed eludere tutti gli obblighi nazionali (come la ricostituzione dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, l'elezione di un nuovo Consiglio Nazionale e l'arresto/la fine del coordinamento della sicurezza), utilizzando una terminologia altisonante, che rende questi diritti ostaggio delle decisioni di un gruppo che domina l'attuale organizzazione, che non rappresenta un consenso nazionale e popolare e non ha portato a una libera espressione di volontà popolare.

Di conseguenza, il popolo palestinese in lotta, sostenuto dalle forze patriottiche, non può avanzare verso una solida unità nazionale che resisterà alle grandi sfide storiche, se non "ribaltando le carte in tavola" e bloccando la strada alla cospirazione sionista-americana, o adottando posizioni radicali che si confrontano con la posizione araba reazionaria. Bisogna stabilire una nuova fase di lotta - a parole e con i fatti - contro le politiche di Trump, Netanyahu e Bin Salman e l'asse di addestramento militare americano nella regione.

Il popolo palestinese, nonostante tutte le principali difficoltà storiche e le sfide che ha dovuto affrontare, è stato in grado in passato, e continuerà a essere in grado nel presente e nel futuro, di riprendere il proprio progetto di liberazione e ritorno, reclamare la propria terra e proprietà ed esercitare il proprio diritto naturale all'autodeterminazione sul suolo nazionale palestinese: istituendo lo stato della Palestina su tutto questo suolo, liberando e unificando la sua eterna capitale, Gerusalemme. Questo è il progetto di liberazione nazionale su cui il nostro popolo è unito, ed è il progetto rivoluzionario e umanitario sotto la cui bandiera e per la sua realizzazione sono morti centinaia di migliaia di martiri, specialmente quelli che hanno combattuto negli ultimi decenni e hanno affrontato il progetto dell’occupazione coloniale con armi, pietre, discorsi e tutte le forme di resistenza e altri strumenti.

Noi, istituzioni, associazioni e forze arabe e palestinesi in patria e della diaspora, affermiamo in risposta a questo incontro che la vera svolta nazionale per l'attuale crisi palestinese e lo stato di disintegrazione/rottura e divisione può avvenire nei seguenti modi:

Primo: la dichiarazione immediata e chiara del fallimento del percorso di Oslo, il ritiro del riconoscimento ufficiale dell’occupazione, la cessazione del "coordinamento della sicurezza" con il nemico e il riconoscimento/l’approvazione esplicito della necessità di aprire un nuovo corso di lotta, la cui base è: adesione ai principi nazionali con approccio alla resistenza e alla liberazione, oltre alla ricostituzione delle istituzioni nazionali che rendono il nostro popolo unito.

Secondo: formulare una strategia nazionale unificata come alternativa agli accordi di Oslo e ai suoi programmi, e la cosiddetta "soluzione dei due stati". Il suo obiettivo è attivare tutte le forme di resistenza, prima fra tutte il rafforzamento delle capacità della resistenza armata nella Cisgiordania occupata e del movimento di boicottaggio popolare e internazionale di fronte alle misure di occupazione, alle folle dei suoi colonialisti e ai piani di liquidazione, saccheggio e annessione.

Terzo: lo scioglimento del "Comitato per la comunicazione con la società israeliana", affiliato all'attuale OLP, come preludio per affrontare la normalizzazione e le cospirazioni reazionarie arabe. Non è accettabile per noi affrontare la normalizzazione mentre il rapporto "organizzato" con l'entità sionista continua, e non possiamo opporci alla normalizzazione araba ufficiale con questa entità se non siamo in grado di presentare un modello palestinese ideale e giusto.

Quarto: annullare tutte le misure ingiuste che hanno esacerbato/accentuato la miseria del nostro valoroso popolo nella Striscia di Gaza, che è sotto assedio e continue aggressioni, fermare le politiche di noncuranza e negligenza contro il nostro popolo nella diaspora, specialmente in tutti i campi profughi e contro i rifugiati.

Quinto: affermare il Diritto al Ritorno, i diritti dei rifugiati, i diritti dei detenuti e il raggiungimento della loro liberazione, che rappresentano una priorità nazionale che non può più essere rimandata.

Con questa dichiarazione ci rivolgiamo a tutte le forze di resistenza palestinesi e alle nostre istituzioni, e tramite loro ai sostenitori della resistenza e liberazione in ogni luogo, per il bene dell'unità, e per lavorare per l'elezione di un nuovo Consiglio Nazionale Palestinese. Un consiglio che ripristini il rispetto della Carta Nazionale Palestinese, consolidi l'unità del nostro popolo, rafforzi le sue istituzioni nazionali in patria e nella diaspora e le liberi dall'influenza del movimento di Oslo e dal deformato progetto di autonomia amministrativa.

La responsabilità è storica e il tempo è pieno di tormenti e sangue. La vittoria è alleata del popolo palestinese in lotta, sia sul lungo sia sul breve periodo!

Per firmare la dichiarazione: shatatstatement@gmail.com

Le forze, istituzioni e associazioni palestinesi e arabe nella patria e nella diaspora
 


Fonte: Al-Adab
Traduzione a cura di Flaviana De Gennaro per PalestinaRossa
 

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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