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Renzi nella Palestina occupata: il PD sostiene l'apartheid

Febbraio 2010. Quando Berlusconi si recò in Israele disse di non aver visto il criminale muro perché intento a scrivere sul taccuino, affermando penosamente di non aver visto il muro di cemento armato costruito dalle forze armate israeliane intorno alle città palestinesi. «Mi spiace deluderla, ma non me ne sono accorto stavo rimettendo a posto le mie idee, prendendo appunti sulle cose che avrei dovuto dire al presidente incontrandolo».

Luglio 2015. Il segretario del PD non si è posto nemmeno il problema di trovare una scusa per dire di non essersi accorto del muro, ha affermato con forza che la sua priorità è la sicurezza di Israele, che le sue radici sono nella Palestina occupata, violentata, martoriata, imprigionata: «Israele è il paese delle nostre radici, delle radici di tutto il mondo e anche il paese del nostro futuro».

Ha poi affermato che boicottare lo stato criminale sionista significa boicottare se stessi, anche se nel caso della campagna “cartellino rosso per Israele” è stato così, nel completo silenzio dei cosiddetti sostenitori della Palestina. Mai genuflessione verso lo stato dell'Apartheid fu più miserevole e servile. Ma tant'è.

Noi di Palestina Rossa sottolineiamo da tempo come il Partito Democratico sia il centro dell'alleanza e del supporto ad Israele. Lo abbiamo denunciato da sempre fin dall'inizio della campagna “No Expo - ­ No Israele”. Lo abbiamo fatto con la campagna “No alle bandiere di Israele nei cortei del 25 Aprile”, ed è una delle parole d'ordine del corteo indetto dal Fronte Palestina per il 19 settembre 2015 a Milano. Da sempre denunciamo come, in particolare con l'arrivo di Renzi, il PD sia diventato braccio armato di Israele. I “piddini” si sono trasformati in squadristi per "proteggere" i sionisti il 25 Aprile. I massimi dirigenti attorno a Renzi sono filo sionisti, uno per tutti il responsabile economico, che arriva dalle fila della McKinsey, una società “americana” di consulenza aziendale che ha progettato la chiusura delle maggiori aziende italiane.

Durante la conferenza stampa con Abu Mazen il presidente palestinese ha denunciato la colonizzazione, ma ha anche sottolineato la volontà di non opporsi a tale condizione: «la continua costruzione di colonie da parte di Israele fa perdere speranza al popolo palestinese che attende la sua patria da circa 70 anni», ha detto, aggiungendo subito dopo «ma le nostre mani sono tese per la pace verso i nostri vicini israeliani sulla base delle risoluzioni internazionali». Appunto.

Renzi è rimasto impassibile. Poi, come se comunque Abu Mazen non avesse mai aperto bocca, ha esortato il leader palestinese a «lottare contro il terrorismo», promettendo l’assistenza dell’Italia all’economia e allo sviluppo dei territori palestinesi. Pane rancido, non libertà, quello che gli prospettano l’Italia e la comunità internazionale che invece sostiene Israele finanziandola, armandola, giustificandola.

In Palestina c’è una divisione voluta da USA ed Israele e che la dirigenza palestinese continua a mantenere, facendo così il loro gioco ai danni del popolo che pure in condizioni difficili resiste da oltre 70 anni. La solidarietà verso la Palestina dovrebbe avere più sensibilità e coraggio nel sostenere l’unica opportunità di liberazione, ovvero sostenere la resistenza ed in particolare quante e quanti non si sono fatti trascinare nella divisione. Inoltre dovrebbe avere più sensibilità e coraggio nel sostenere le prigioniere ed i prigionieri palestinesi. Ma tant’è!

Invitiamo al corteo indetto dal Fronte Palestina per il 19 settembre 2015 a Milano con partenza alle ore 15.00 dalla Stazione Centrale (Piazzale Duca D’Aosta), per continuare a denunciare chi collabora con l'Occupazione e la colonizzazione della Palestina tentando di piegare la Resistenza.

Collettivo PalestinaRossa

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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