Molti, se non tutti, si stupiscono sulla scelta del governo russo di rispondere alle violenze e alle provocazioni ucraine. Tra questi tutti ci sono gli analfabeti, i filo Nato a prescindere, i filo occidentali convinti e poi la destra tutta.
Ed infine i Fiano, Mieli, Segre, Lerner tutta gente che è in malafede a prescindere, perché si esprime pensando agli interessi dello stato razzista ebraico. Anzi le loro reazioni così sgrammaticate dimostrano chiaramente che han capito di aver perso totalmente un loro possibile alleato.
Finora non abbiamo sentito nulla che abbia a che fare con una seria analisi, purtroppo crediamo che nessuno si sia impegnato a riflettere e di seguito pronunciarsi. I commentatori, tutti, troppo impegnati a sostenere i nazisti ucraini e quindi a condannare il popolo russo. Il loro è uno sguardo guidato da USA ed Israele, concordano con le istanze portate avanti dalla reazione europea guidata dalla Ursula Von Der Leyen.
Proviamo a fare una riflessione partendo da due date di cui non si può non tenere conto, per comprendere le scelte ed il ruolo odierno della Russia.
La prima data è quella del 9 novembre del 1989, quando “i berlinesi accorsero armati di piccone per demolire una volta per tutte l'odiato muro, il cui crollo fu universalmente interpretato come un segno del fatto che la divisione in due blocchi dell'Europa stava definitivamente finendo”.
La seconda data è quella in cui “la bandiera rossa con la falce e il martello viene ammainata dal palazzo del Cremlino e il 26 dicembre 1991 l'URSS viene ufficialmente sciolta”.
Due date che non vennero vissute da tutti allo stesso modo: imperialisti e colonialisti festeggiarono e fecero festeggiare le masse ignare di cosa sarebbe stato il futuro.
Qualcuno volle accettare e condividere l’idea che quella sconfitta si rivolgesse solo all’Unione Sovietica, invece assieme all’URSS, venne sconfitta tutta la sinistra in ogni parte del mondo, perché comunque, pur se in maniera critica, quella Storia ci apparteneva. Ed è da qui che occorre partire per provare a comprendere cosa sta diventando la Russia oggi nel mondo, in particolare in Ucraina. Ma nello stesso tempo non possiamo non vedere le relazioni che hanno costruito con Cina, Iran, India, diversi paesi del Sud America o in Africa.
L’URSS è diventata Russia. Un popolo sconfitto, non solo un governo, eppure vi fu sconfitta, non annullamento di un partito e di un popolo. Questo popolo, come dopo la seconda guerra mondiale, che sappiamo con quali sacrifici ed eroismo seppe affrontare e sconfiggere, anche questa volta si rimise al lavoro per ricostruire una economia moderna, al passo coi tempi. Lavorò incessantemente per tutti questi anni, seppe rinnovarsi con tutte le difficoltà e contraddizioni che ognuno può evidenziare senza nemmeno sforzarsi troppo. Ma di certo nessuno seppe capire cosa stesse avvenendo, i “vincitori” non avevano più lenti con cui potessero guardare e comprendere cosa stava succedendo davanti ai loro occhi.
Due cose occorre inoltre precisare.
La prima, come ho accennato, è che l’intero popolo si mobilitò per ricostruire e rinnovare il paese.
La seconda è che i diversi governi seppero accettare i necessari compromessi internazionali, mentre nello stesso tempo negli anni seppero ricostruire strategiche alleanze con diversi paesi importanti che insieme costituiscono abbondantemente oltre la metà della Terra.
Inoltre aggiungiamo che questa ricostruzione che ha portato la Russia ad essere ancora una potenza nel mondo è stata possibile certo dal ruolo avuto sempre da Vladimir Putin, ma sbaglia enormemente chi pensa che sia stata solo opera sua. Questa lettura fa comodo agli imperialisti ed ai sionisti per delegittimare con Putin gli interi governi.
Sbaglia chi pensa che quanto sta avvenendo in Ucraina sia la prima evidenza di quanto ho scritto, nessuno ha saputo leggere, ad esempio nella giusta maniera il ruolo della Russia in Siria che è stata certo piena di evidenti compromessi, ma che ha impedito che quel Paese diventasse come la Libia, o l’Iraq.
Questa riflessione è solo all’inizio e viene proposta perché pensiamo debba continuare collettivamente, avendo una visione diversa ed opposta a quella che ci vuole imporre l’occidente.