Antinazismo

Checkpoint Guastalla: qualche considerazione

I fatti sono noti: il 21 ottobre 2015 la comunità ebraica ha organizzato una manifestazione di solidarietà con la “popolazione israeliana sotto attacco”. Testualmente su “Mosaico”, sito della comunità, si parla di “ondata di odio antiebraico in Medio Oriente”; si va oltre: i confini sono estesi a tutto il M.O. e l’odio non è “antisraeliano” ma “antiebraico”. La questione viene posta subito in termini religiosi/etnici e non politici.

La comunità, che pretende di parlare a nome di tutti gli ebrei, fa il suo lavoro di sostegno al sionismo ed intona la litania del vittimismo. Del resto la situazione si presta. Gli ebrei rivendicano l’esclusiva sulla figura della vittima, almeno quando si parla di genocidio. Non a caso si vuole introdurre il reato di negazionismo. Un rabbino, in questi giorni, pur proponendo di affiancare anche l’eccidio degli armeni nel testo di legge, ha però ribadito l’unicità della Shoà: come se, proprio per le condizioni estreme che lo consentono, non avesse ogni genocidio la sua unicità. Ma gli ebrei sono vittime sempre e “di più”. Anche quando sono aggressori. In fin dei conti basta operare una cesura nella filiera causa/effetto. I palestinesi uccisi o feriti sono molto di più delle vittime israeliane ma poco importa. Come poco importa il motivo reale delle aggressioni da parte dei palestinesi. Il motivo può e deve essere uno solo: l’odio antiebraico, l’antisemitismo.

Alcune riflessioni sul 70° anniversario della Liberazione dal nazifascismo

UN 25 APRILE DI LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO E DAL SIONISMO!

La cooperazione internazionale e la pace richiedono il compimento della liberazione nazionale e indipendenza, l'eliminazione del colonialismo e neocolonialismo, occupazione straniera, sionismo, apartheid e discriminazione razziale in tutte le sue forme, allo stesso modo del riconoscimento della dignità delle persone e i loro diritti all'autodeterminazione”. Così il 10 novembre del 1975, con la risoluzione 3379, anche l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite stabilì che il sionismo è una forma di razzismo, equiparabile al nazifascismo.

SULLA BANDIERA DELLA BRIGATA EBRAICA NEL CORTEO DEL 25 APRILE E SULLE BANDIERE PALESTINESI

Finalmente quest’anno la questione è emersa con tutte le sue contraddizioni; sinora si era stancamente trascinata tra sterili polemiche a ridosso della scadenza. Le mie lettere all’avv. Maris quale presidente dell’ANED sono rimaste sempre senza risposta così come la mia lettera dello scorso anno al sindaco Pisapia. Avvantaggiato dalla comune professione e dalla reciproca conoscenza, nelle lettere affrontavo la questione in modo assolutamente sereno, forte delle mie ragioni. Ciononostante nessuna risposta. L’assenza di argomenti da contrapporre appariva palese.

Andiamo per ordine. Iniziamo col distinguere gli ebrei italiani che hanno partecipato alla guerra di liberazione nelle diverse formazioni partigiane sotto il Comitato di liberazione nazionale dagli ebrei arruolati nella brigata facente parte della 8° Armata britannica. Costoro provenivano tutti dalla Palestina mandataria britannica.

Per un 1° maggio anticapitalista – lotta di classe!

Questo appello nasce da un confronto interno al movimento di lotta politico-sindacale dei lavoratori delle cooperative, delegati e iscritti al S.I. Cobas e delle strutture politiche territoriali che l’hanno sostenuto, con il proposito di estendere il ragionamento, anche oltre il settore della logistica, ai numerosi altri fronti presenti e attivi a livello nazionale sul terreno del conflitto capitale/lavoro e a chiunque si voglia schierare su un piano concreto di lotta da un punto di vista anticapitalista.

Un appello con il quale vogliamo lanciare una proposta politica che si misuri necessariamente sul terreno concreto del conflitto, che sappia prescindere e superare le logiche tutte occasionali e di inseguimento una tantum dell'agenda dettata dal nemico di classe riducendo la pratica del conflitto alla sterile dicotomia dell'“evento” e di organizzazione di un correlato “contro-evento”.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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