Shalit è cittadino onorario di Roma. Ieri, il soldato sionista si è presentato in splendida forma accanto ai genitori e al sindaco della città, commosso per i cinque anni di prigionia subiti da un soldato che, durante un'invasione del suo esercito, è stato catturato da chi tentava di difendere la propria terra.
Ma se, da questa storia, togliessimo il nome di Shalit e quello di Israele, qualcuno si indignerebbe? Se chiedessimo di provare compassione per un soldato rapito dai partigiani che difendono la propria terra e la propria dignità, qualcuno si mobiliterebbe per la sua libertà? Probabilmente no, e non lo fa neppure la legislazione internazionale, secondo la quale un popolo che vede minacciata la propria terra ha diritto di difenderla.