Campi profughi palestinesi

Giornata Mondiale dell’Acqua: Israele sotto accusa

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, organizzazioni locali e internazionali hanno rilasciato analisi e organizzato dimostrazioni per attirare l’attenzione globale sullo sfruttamento e demolizione delle risorse acquifere da parte dei coloni israeliani ai danni dei palestinesi residenti nei Territori Occupati Palestinesi (TOP).

Il 22 marzo si è celebrato il giorno dedicato a mobilitare l’opinione pubblica mondiale di fronte “all’importante questione dell’acqua fresca” e “alla gestione delle risorse acquifere naturali”. Come la relazione pubblicata da Emergenza Acqua, Sanità e Igiene (EWASH) relativa ai Territori Occupati Palestinesi enfatizza, deve essere chiaro a tutti che i palestinesi nei TOP  hanno accesso a solo il 10% dell’acqua disponibile, mentre il potere israeliano occupante controlla il rimanente 90%.

CISGIORDANIA, VIDEO: FASAYIL, LA STORIA DI YASIN

La dura vita delle comunità beduine della Valle del Giordano raccontata da un pastore del villaggio di Fasyil al-Wasta. Una lotta quotidiana contro le politiche israeliane di confisca delle risorse idriche e di demolizione delle abitazioni palestinesi
 

Al-Jiftlik (Valle del Giordano),
2 febbraio 2012

(nella foto, famiglia beduina a Fasayil al-Wasta) – La terra è arida e deserta nel villaggio di Fasayil. Siamo a meno di venti chilometri a nord di Gerico, nella Valle del Giordano. Il 96% di quest’area è sotto il totale controllo israeliano e la popolazione lotta per la sopravvivenza. Il villaggio è diviso in Fasayil at-Tahta (bassa), Wasta (di mezzo) e Fawqa (alta), in tutto vivono 1100 persone, secondo quanto dichiarato dal Consiglio del villaggio.  La maggior parte degli abitanti è costituita da popolazioni beduine che si sono stanziate in quest’area alla ricerca di acqua e terre per far pascolare le greggi. Tuttavia le politiche israeliane di confisca dei terreni e delle risorse idriche hanno tolto la linfa vitale a questi piccoli villaggi dimenticati della Valle del Giordano e li hanno trasformati in un deserto secco ed arido. A poche centinaia di metri, vicino alla bypass road 90 che collega Gerusalemme a Tiberiade, spiccano le verdi coltivazioni delle colonie israeliane. Un’agricoltura intensiva che sfrutta e sottrae ai palestinesi le risorse idriche dell’area per produrre ortaggi e frutta che poi vengono esportati in Europa. L’unica fonte di sostentamento di questa comunità beduine è la pastorizia e la produzione di formaggio.

Finalmente piove, ma in tante case palestinesi manca l'acqua

Nei Territori occupati l’acqua è sotto pieno controllo israeliano e i palestinesi, a differenza dei coloni, ne hanno limitato accesso. L'esperienza di Betlemme.

Beit Sahour (Cisgiordania), 02 febbraio 2012, Nena News – La scarsa disponibilità d’acqua è un problema comune a tutte le comunità palestinesi in Cisgiordania ma alcune realtà sono più colpite di altre. Il distretto di Betlemme – che comprende al suo interno i centri di Betlemme, Beit Sahour, Beit Jala, Ad Doha e Al Khader e i campi di rifugiati di Aida, Dheisheh e Al Azza – è in cima a questa ben poco onorevole lista.

“La stagione estiva è un vero e proprio disastro per noi”, afferma il Direttore Generale del Distretto dell’Acqua di Betlemme, Dottor Simon Lagare. “Quest’ufficio è letteralmente inondato di gente che si lamenta per la totale mancanza d’acqua in casa ed è frustrante per noi dover ammettere che non si può far niente per aiutarli. Balbettiamo scuse dopo scuse ma la realtà è che non possiamo dare loro ciò che vogliono – l’acqua, per l’appunto”.

Quando il nemico si perde di vista...

Durante tutto il pomeriggio e la serata di ieri ci sono stati dei violenti scontri tra i giovani palestinesi e la polizia dell'ANP dopo che i primi si sono riversati nelle strade per denunciare la corruzione dell'Autorità Nazionale che, ormai palesemente, è sempre più intenta a firmare accordi con lo stato sionista, piegandosi senza dignità al suo volere e, cosa ancora più grave, ignorando completamente la volontà popolare.

In questo modo l'indegno governo palestinese rappresenta un'altra faccia del sionismo: c'è l'occupante, c'è un popolo che vive un assedio e c'è un potere che ha come unico scopo quello di fare accordi con il nemico. Il risultato non può che essere una rivolta popolare di chi non ci sta a perdere i propri diritti per mano di sionisti e di palestinesi loro complici.

Anche le forze dell'ordine dell'Autorità ormai non sono altro che un altro braccio armato dell'occupazione, e sempre più le si vede al posto dell'esercito sionista a bloccare le manifestazioni (la scorsa estate erano intervenute violentemente durante una dimostrazione organizzata dalla società civile perché nelle case mancava l'acqua da circa 40 giorni). Nell'ultimo mese la polizia dell'ANP è stata impegnata nel tentativo di sgomberare una famiglia dal campo profughi di Deisha colpevole, secondo chissà quale legge, di aver sconfinato nel lembo di terra di un privato. Per più di una settimana gli abitanti del campo hanno impedito alla polizia di eseguire lo sfratto. Poi qualche giorno fa le squadre della polizia sono entrate in forze per eseguire il mandato e questo ha provocato uno scontro armato conclusosi con l'arresto di alcuni ragazzi e il sequestro di un soldato. Dopo un po' la situazione si è ristabilita (i ragazzini sono stati rilasciati, così come il poliziotto, e lo sgombero non è avvenuto) ma la tensione al campo è rimasta alta.

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