Campi profughi palestinesi

I prigionieri del FPLP commemorano il 49° anniversario del Fronte rinominando il nome delle organizzazioni dei prigionieri con il nome dei villaggi palestinesi

I prigionieri del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina hanno annunciato che in occasione del 49esimo anniversario della fondazione del Fronte cambieranno la denominazione delle proprie organizzazioni nelle prigioni con i nomi delle città e dei villaggi palestinesi occupati nel 1948.

I prigionieri hanno precisato che la loro scelta nasce dall’esigenza di sottolineare l'importanza fondamentale del diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi e di affermare la memoria e la difesa dell'identità e della cultura palestinese e araba contro tutti i tentativi di sradicare e dislocare il popolo palestinese.

Allo stesso tempo i prigionieri fanno notare che questa misura è un'azione in sostegno al popolo palestinese nella Palestina occupata del ‘48, che continuano ad affrontare il progetto sionista resistendo e a confrontandosi contro l'occupazione, aderendo alla loro terra e identità nazionale. Rappresenta inoltre anche un gesto simbolico per sottolineare che tutta la Palestina è nel cuore di tutti i palestinesi, soprattutto in un momento in cui i palestinesi nei campi profughi in Libano e in Siria si trovano ad affrontare problematiche legate ai servizi ridotti, ai tentativi di liquidare la loro presenza e di negare il ruolo dei campi come simbolo del diritto al ritorno.

Il padre di un martire del Fronte Popolare: “Siamo una cosa sola, in tutto il mondo”

Raggiungiamo l'abitazione che fu di Muataz dopo aver superato il filo spinato che circonda una pista d'atterraggio per elicotteri della polizia palestinese. Dalla stradina sterrata che divide le “case” (se così si possono chiamare) del campo profughi, nella maggior parte incomplete e ancora in costruzione, sempre costruite in modo precario e completamente in cemento, scendiamo verso quella della sua famiglia.

Questo campo, Deisha, è tutto pieno di manifesti, scritte e foto di martiri del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, l'organizzazione comunista che dagli anni Sessanta è protagonista, con alterne vicende e successi, della resistenza palestinese all'occupazione israeliana e alla presenza sionista.

Universo di rabbia: i campi profughi di Betlemme

Ahmed guida la sua auto verso la periferia. Quando gli chiediamo se era in città durante l’invasione israeliana del 2002, quando infuriava la Seconda Intifadah (e anche la Chiesa della natività fu cinta d’assedio a Betlemme, scatenando persino le proteste del Papa), prorompe in un’esclamazione: “Mi fai ricordare delle cose che neanche ti immagini”.

Una notte, lui e un’altra dozzina di militanti ricercati da Israele si trovavano in una palazzina abbandonata, proprio a lato della strada che stiamo attraversando; videro nel cielo un aereo da guerra F-16 che si dirigeva verso di loro, e pensarono di essere spacciati. “Nel giro di mezzo secondo, nessuno si trovava più nell’edificio. Chi è saltato giù dalle scale, chi dalle finestre…”. Poi sentirono l’esplosione, ma l’obiettivo era un altro: l’aereo israeliano aveva colpito la stazione di polizia palestinese che si trovava lì a fianco.

Conversazioni a Betlemme: sinistra palestinese e nuovo conflitto

Di fronte alla Chiesa della Natività una comitiva di cristiani intona canti religiosi accompagnati da una chitarra, e le loro note sono coperte, in parte, dall’invito alla preghiera del muezzin della moschea oltre la piazza. È venerdì e sono le 12.00 – ora musulmana della preghiera. Incamminandosi nelle viuzze che salgono per la città vecchia, ragazzi propongono sete e kefiah in vendita, di tutte le qualità: palestinesi, siriane, giordane.

Un anziano signore ci mette in guardia: se proseguirete in direzione del Muro, rischierete di respirare i lacrimogeni. Tutti i venerdì gruppi di giovani lanciano pietre contro la barriera divisoria e le torrette dei soldati, nel punto dove finisce Betlemme e inizia Gerusalemme est, dove la Palestina e la sua popolazione sono divise tra l’autorità formale dell’Anp e quella contestata di Israele.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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