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Fondo pensione lussemburghese scarica nove aziende israeliane a causa di legami con gli insediamenti

Il fondo pensione statale del Lussemburgo FDC ha escluso nove grandi banche e imprese israeliane, insieme ad una società statunitense, a causa del loro coinvolgimento negli insediamenti israeliani e nelle violazioni dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati.

La mossa segue una azione simile adottata da altri importanti istituti finanziari, tra cui il gigante dei fondi pensione olandese PGGM e il fondo pensione statale della Norvegia. Il FDC è tenuto a rispettare una strategia di investimento socialmente responsabile e ha pubblicato un elenco di 61 aziende che ha escluso perché non rispettano i suoi standard.

Tra queste, tutte e cinque le maggiori banche di Israele - Banca Leumi, Bank Hapoalim, First International Bank di Israel, Israel Discount Bank e Bank Mizrahi Tefahot – a causa di "associazione a sostenere la costruzione di insediamenti illegali nei territori occupati".

9 marche che si possono boicottare per fare in modo che Israele risponda delle violazioni del diritto internazionale

Il movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) ha fatto molto notizia nel 2014. Se la disastrosa performance di Scarlett Johansson con Sodastream non ha catturato la vostra attenzione, forse lo ha fatto il boicottaggio delle università israeliane da parte della American Studies Association, oppure  le sempre più insistenti dichiarazioni di Netanyahu su campagne multimilionarie di pubbliche relazioni, offensive legali e sforzi diplomatici per contrastare la minaccia BDS. Le pagine degli editoriali sono piene di discussioni, John Kerry ha ammonito Israele che potrebbe dover affrontare una campagna di delegittimazione “agli steroidi” e da più parti si sente dire che il boicottaggio di Israele potrebbe essere sul punto di diventare di moda.

Ma questo che significherebbe concretamente per quanto riguarda supermercati e carrelli della spesa? La campagna BDS riguarda tutti I prodotti israeliani: è una tattica ampia che mira a fare pressione su questo stato perché cambi. Ma che presta un’attenzione particolare alle aziende che sono effettivamente coinvolte nelle politiche di occupazione, e che ne traggono considerevoli profitti. Probabilmente queste organizzazioni dovranno presto fare i conti con il boicottaggio, e non sono sempre le aziende che ci si potrebbe aspettare.

Il boicottaggio, un’arma che fa paura a Israele

L’appello di centinaia di accademici americani a rompere le relazioni con le università israeliane e le recenti decisioni di alcune banche europee di interrompere gli investimenti nelle banche israeliane che finanziano le colonie illegali in Cisgiordania, dimostrano che il boicottaggio economico, istituzionale ed accademico di questo Stato dell’apartheid potrebbe essere molto efficace alfine di spingerlo ad accettare di applicare innanzitutto le risoluzioni internazionali.

Le azioni di boicottaggio si stanno moltiplicando, in Europa ed anche negli Stati Uniti, decine di aziende pubbliche e private hanno iniziato ad interrompere i loro legami con le compagnie israeliane, in particolare quelle che sono nelle colonie. L’arma del boicottaggio è pacifica e non violenta, è una partecipazione internazionale all’applicazione del diritto internazionale, il suo obiettivo è fare pressione sul governo israeliano. Gli israeliani devono comprendere che gli alleati di ieri non possono continuare a sostenere la sua politica aggressiva e colonialistica, una politica che impedisce qualsiasi avanzamento dei negoziati di pace israelo-palestinesi.

Wasim Dahmash: alcune osservazioni sul sionismo nella sua pratica

Quando parliamo di sionismo siamo tutti d'accordo almeno su un punto: il movimento che si basa sull’ideologia sionista è l'ul­timo anello del fenomeno coloniale. Il sionismo è la rielabora­zione del più generale pensiero coloniale con elementi di speci­ficità rispetto all'espansionismo delle nazioni europee, di questo costituisce la sintesi finale e per molti aspetti fin dalla sua nasci­ta è legato in modo particolare al colonialismo della fase otto­centesca. Pensiero coloniale e messianismo religioso si amalga­mano nell’ideologia sionista determinando una miscela che se per la Palestina è stata funesta, lo è anche per vasti ambiti spa­ziali e temporali non facilmente delimitabili.

La realizzazione pratica del sionismo, ossia l’occupazione di un territorio, la creazione di uno Stato nazionale su quel territorio, la pulizia et­nica degli abitanti autoctoni, segue esperienze già sperimentate in diverse parti del mondo, nelle Americhe, in Australia o in Su­dafrica. Il sionismo è anche una potenza il cui centro geografi­co, per quanto ristretto, ha interessi e influenze in tutto il mon­do, in quello industrializzato soprattutto, e nell’attualità è da estendere anche al “mondo arabo”, una dicitura con cui indi­chiamo quella vaga entità costituita dai paesi dove la lingua ara­ba è la più diffusa, nella loro complessità.

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