I media di tutto il mondo, hanno recentemente osannato un nuovo progetto, sostenuto dalla Banca mondiale che, presumibilmente, "salverebbe" il Mar morto e dimostrerebbe così che la pace è possibile attraverso la cooperazione per la gestione delle risorse naturali. Ma questo progetto rischia solo di peggiorare una situazione già disastrosa, oltre a derubare i palestinesi del loro diritto all'acqua.
Il Mar Morto, il leggendario lago salato delimitato dalla Giordania, dall’odierno Israele e dalla Cisgiordania occupata, si sta restringendo in maniera allarmante di circa 1,5 metri all'anno. Di conseguenza, alberghi che pochi anni fa erano stati costruiti proprio sul litorale distano ormai dozzine di metri dal bordo dell'acqua. Studi di valutazione ambientale mostrano che alcuni dei danni prodotti — ad esempio al bacino acquifero orientale — sono ormai irreversibili. Per rallentare ed invertire questa catastrofe, Israele e Giordania proposero nel 2002 di costruire un canale lungi 180 chilometri per ricostituire il Mar morto con l'acqua del Mar Rosso. Essi sostenevano — falsamente — che il progetto avrebbe impedito la distruzione del Mar morto, ma il piano non ha mai affrontato la causa più ovvia e diretta: la diversione, soprattutto da parte di Israele, delle acque della parte settentrionale del fiume Giordano, che poi va ad alimentare il lago salato.