Detenzione amministrativa

La tortura, il dislocamento e la resistenza: la storia di Salameh Kaileh

C'è una piccola torsione nel racconto, però. Il protagonista palestinese di questa storia - intellettuale marxista e dissidente Salameh Kaileh - è stato arrestato, torturato e poi deportato dal regime siriano che da tempo si dipinge come un paladino della causa palestinese e baluardo della resistenza al sionismo e all'imperialismo.

Nelle prime ore del 24 aprile, agenti dei servizi segreti siriani in borghese hanno fatto irruzione in casa di Kaileh Barzeh, in un quartiere a Damasco, e lo hanno arrestato. Il suo legale Anwar Bunni, avvocato dei diritti umani presso il Centro siriano per gli studi legali e di ricerca, ha detto che Kaileh è stato arrestato a casa sua "senza spiegazione" e che la sua cattura è l'ennesimo tentativo di"imbavagliare" la libertà di espressione in Siria.

Il potere del sionismo

Shalit è cittadino onorario di Roma. Ieri, il soldato sionista si è presentato in splendida forma accanto ai genitori e al sindaco della città, commosso per i cinque anni di prigionia subiti da un soldato che, durante un'invasione del suo esercito, è stato catturato da chi tentava di difendere la propria terra.

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Ma se, da questa storia, togliessimo il nome di Shalit e quello di Israele, qualcuno si indignerebbe? Se chiedessimo di provare compassione per un soldato rapito dai partigiani che difendono la propria terra e la propria dignità, qualcuno si mobiliterebbe per la sua libertà? Probabilmente no, e non lo fa neppure la legislazione internazionale, secondo la quale un popolo che vede minacciata la propria terra ha diritto di difenderla.

1948 - 2012 La Nakba, una catastrofe non solo palestinese

L’anniversario della Nakba quest’anno cade mentre nelle carceri israeliane i palestinesi hanno ingaggiato una lotta durissima: la “battaglia delle pance vuote”, lo sciopero della fame in difesa della propria dignità e per il rispetto dei più elementari diritti.

Bilal e Thaer sono al 74° giorno di sciopero della fame, ormai allo stremo. Rifiutano il cibo dei carcerieri per protestare contro la detenzione amministrativa, cioè la detenzione senza contestazione di accuse al detenuto e senza processo. Bilal è stato arrestato il 17 agosto 2012, Thaer il 28 giugno 2010. Nonostante la situazione drammatica, perseverando nell’arbitrio e nell’uso terroristico degli strumenti coercitivi pochi giorni fa la corte militare israeliana ha respinto la richiesta di liberazione. Il regime repressivo israeliano è uno dei mezzi più efferati con cui l’architettura statuale sionista perpetua il suo progetto neocoloniale. Terrorismo nei confronti della popolazione palestinese: non c’è altro termine che possa definire l’uso indiscriminato degli arresti, della carcerazione preventiva , della negazione di assistenza legale per oltre 90 giorni, che lascia i prigionieri alla mercé delle forze di sicurezza.

Accordo sul digiuno. Alla vigilia del "Nakba Day"

Un accordo dell’ultim’ora, tra lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interna di Israele e i rappresentanti dei detenuti palestinesi, mediato dall’Egitto, ha messo fine al più imponente sciopero della fame collettivo nelle carceri israeliane. Un digiuno iniziato poco meno di un mese fa, il 17 aprile, e continuato nel sostanziale silenzio della stampa internazionale, rotto solo da un tam tam crescente sui social network.

Un tam tam che ha cominciato a risuonare con sempre più insistenza, man mano che si avvicinava la data del 15 maggio. Il giorno della Nakba, che ai palestinesi ricorda la cacciata dalle proprie case nel 1948, la fuga, i profughi, la nascita dello Stato di Israele. Una spada di Damocle, che ha accelerato i tempi di un negoziato lontano dai riflettori. La stampa mainstream, come per incanto, si è svegliata stamattina, in Italia, rendendo edotti i suoi lettori di un accordo che ha posto termine a un digiuno collettivo di cui il pubblico non ha saputo niente o quasi, per un mese intero. Ha saputo subito dell’accordo, ma non del motivo che aveva dato il via a un negoziato e, alla fine, a un’intesa. Una meraviglia…

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Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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