Detenzione amministrativa

Hana Shalabi: dopo 43 giorni interrompe sciopero della fame

Dopo 43 giorni di sciopero della fame, la prigioniera politica palestinese Hana Shalabi ha accettato di interrompere lo sciopero della fame: sarà deportata nella Striscia di Gaza per tre anni. Jawad Bulos, l’avvocato della Shalabi, ha confermato che l’accordo è stato raggiunto giovedì.

Bulos ha aggiunto che non è ancora certo quando la donna sarà deportata a Gaza, a causa delle sue gravi condizioni di salute. Parlando con i reporter della CNN, il legale ha detto di sostenere la scelta di Hana di accettare l’accordo con il governo israeliano, ma continua a condannare la politica israeliana di obbligare all’esilio i prigionieri.

La detenzione amministrativa deve fermarsi

L'Associazione Araba per i Diritti Umani (HRA) condanna l'uso della detenzione amministrativa contro i leader politici palestinesi e ricorda che tale politica costituisce una forma aribitraria di detenzione che priva delle più elementari norme di legge e di un giusto processo.

La HRA è particolarmente preoccupata per le condizioni di salute della prigioniera Hana Shalabi che ha iniziato il suo sciopero della fame il 15 febbraio. Ha trascorso 43 giorni senza cibo in segno di protesta contro la sua detenzione amministrativa che può essere rinnovata senza limiti come pure il trattamento disumano e degradante che ha sofferto durante gli interrogatori.

BDS accademico: l’Università di Tel Aviv ha intenzione di fare indagini sulla Solidarietà con Shalabi

L’Università di Tel Aviv esaminerà il caso della docente a contratto Dr.sa Anat Matar per la sua partecipazione a una manifestazione di solidarietà con la detenuta palestinese Hanaa Shalabi che sta facendo lo sciopero della fame.

La Dr.sa Anat Matar che manifesta in solidarietà con
lo sciopero della fame dei palestinesi in detenzione amministrativa
(Foto sul sito Facebook del movimento
Im Tirzu)

La manifestazione, che si è svolta mercoledì 21 marzo nel campus universitario, sollecitava il rilascio di Hanaa Shalabi che è in carcere senza accuse dopo essere stata rilasciata nel mese di ottobre 2011 in quanto parte dello scambio israelo-palestinese di prigionieri.

1967-2012: Storia del movimento dei prigionieri palestinesi

La prigione israeliana non è solo sbarre, umiliazione, materassi a terra, cibo di bassa qualità, isolamento. Può trasformarsi in rinascita, lotta, coscienza. Questo è quello che le decine di migliaia di prigionieri palestinesi hanno saputo costruire nel tempo: fare della prigione una forma di educazione politica. Dall’epoca d’oro negli anni Ottanta fino al declino individualista di oggi.

“Sono tre le fasi che il movimento dei prigionieri ha vissuto dal 1967 ad oggi”, spiega all’Alternative Information Center Khader Abu Kabbara, presidente del Club Ortodosso di Beit Jala ed ex direttore dell’YMCA di Ramallah. Khader, da membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, ha trascorso nove anni in diverse prigioni israeliane, negli anni Ottanta, poi di nuovo nel 1994 e infine all’inizio della Seconda Intifada.

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