embargo - assedio

In partenza le delegazioni della missione "Per non dimenticare il Diritto al ritorno"

L’occupazione ha mille facce, mille sfumature, che si incuneano nella quotidianità della vita rendendola disumana. L’occupazione non è mai un qualcosa di astratto, di indefinito, ma si sostanzia con soprusi e privazioni, con l’obiettivo di spezzare la resistenza e la volontà del popolo che la subisce. Ed è precisamente questo che sta accadendo in Palestina, dove Israele impone a uomini e donne, colpevoli solo di rivendicare la propria dignità, una segregazione razziale intollerabile. E lo fa con la complicità di stati e governi che ora con aiuti diretti e ora con silenzi colpevoli sostengono nei fatti l’Occupazione.

L’Occupazione è quindi negazione della vita: impossibilità di lavorare, curarsi, studiare, avere affetti e l’elenco potrebbe continuare, lunghissimo. L’Occupazione è anche pulizia etnica, volontà deliberata di sradicare un popolo dalla sua terra per renderlo altro, un qualcosa di indefinito, un nulla. Il sionismo questo lo ha messo in pratica da sempre, fin dai quei drammatici giorni dopo la seconda guerra mondiale, quando centinaia di migliaia di palestinesi furono cacciati dalle loro case attraverso il terrore e la devastazione. Da lì inizio la diaspora di questo popolo, campi profughi senza diritti ospitati malvolentieri dagli stati limitrofi, ignorati da un Occidente opulento e egoista, condannati a non poter ritornare nelle loro case da una comunità internazionale sorda, cieca e muta. In poche parole: complice del crimine che si stava perpetuando.

Recensione del libro di Evelyn Hecht-Galinski: "L'undicesimo comandamento: Israele può tutto"

In quest’opera audace, che per me personalmente rappresenta uno dei manifesti fondamentali dell’antisionismo ebraico in Germania, l’autrice, Evelyn Hecht-Galinski, nata nel 1949 a Berlino e figlia del noto esponente dello Zentralrat der Juden Heinz Galinski, con il quale entrò in conflitto per le sue vedute antisioniste e propalestinesi che ovviamente non piacevano ai lobbisti sionisti in Germania. Come tanti ebrei audaci che osano criticare Israele l’autrice viene accusata di essere “un’ebrea che odia se stessa” e poi ovviamente anche di “relativizzare l’olocausto”.

Ma secondo Evelyn Hecht-Galinski, chi riesce a liberarsi dal lavaggio del cervello dei media e dei lobbisti e dalla manipolazione sionista dell’olocausto, è capace di cogliere la fondamentale distinzione tra antisemitismo e antisionismo e capisce anche che quello che hanno subito gli ebrei durante il nazismo non ha nulla a che vedere con gli arabi-palestinesi di oggi, espropriati, incarcerati e senza diritti da decenni.

Anche i Vermi di Rouge a sostegno dei prigionieri palestinesi e delle loro lotte!

Oltre settemila palestinesi oggi sono prigionieri nelle carceri israeliane, diverse centinaia sono minorenni, molte le donne e gli anziani. “Nessuno” si scandalizza. Il numero di arresti nel 2014 è aumentato del 36% rispetto al 2013 e del 43,7% rispetto al 2012.

Sono centinaia i palestinesi in detenzione amministrativa, una legge emanata nel 1945 e che oggi rappresenta una pratica dichiarata comunemente illegale, come molte altre che Israele conduce impunemente senza che nessuno si scandalizzi o se ne indigni protestando. Chiunque venga sottomesso a tale trattamento (1046 palestinesi nel 2014) ed i loro familiari sono costretti a vivere ingiustamente nell'incertezza: non conoscono né il motivo né la durata della pena. Si vedranno quindi privati della libertà per un tempo indeterminato per una scelta autoritaria di Israele celata dal pretesto della sicurezza.

Cittadini israeliani: Non lasciate che Israele utilizzi lo spirito libero del Jazz per mascherare l'Apartheid

Da cittadini israeliani ad artisti che si esibiranno al Red Sea Jazz Festival: Non lasciate che Israele utilizzi lo spirito libero del Jazz per mascherare l'Apartheid e l’occupazione militare!

Cari Enrico Rava; Francesco Diodati; Gabriele Evangelista; Enrico Morello; Clarinet Factory; Dorantes; Renaud Garcia-Fons; Joey Alexander; Rachelle Garniez;

Siamo cittadini di Israele che si oppongono al continuo trasferimento forzoso per mano del nostro governo del popolo palestinese, attraverso politiche di occupazione militare e d’apartheid.[1]

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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