Intervista a Walid Daqqa, prigioniero politico palestinese da 34 anni nelle carceri israeliane: “Gli accordi di Oslo hanno diviso i palestinesi, il nostro popolo processerà questo gruppo dirigente. Nelle prigioni israeliane stiamo subendo l’integralismo religioso ebraico la cui influenza è crescente tra i funzionari israeliani”.
Dopo tre decenni e quattro anni di prigione, come ricordi il giorno del tuo arresto?
La memoria è selettiva e l’oblio è una grazia. Per mantenere il proprio equilibrio, quando non sei capace di dimenticare occorre una seconda linea di difesa, si ricorre alla memoria selettiva. L’arresto è uno shock per la mente e per il corpo, è il momento in cui passi dalla libertà del corpo ad una vita dove il tuo corpo è controllato, incatenato, sequestrato e preso a calci dal tuo carceriere. In quel momento la mia mente, e forse la mia anima, stava guardando da fuori questo corpo catturato come se fosse il corpo di un’altra persona, o forse la mia mente si era rassegnata con fredda razionalità mentale a non sentirsi più responsabile di quel corpo disteso incatenato a bordo della jeep. Qualunque sforzo mentale, infatti, non avrebbe potuto evitare il dolore che i carcerieri avrebbero recato a quel corpo.