Muro

Scrivi all'Onu: Non premiare Israele per il massacro di Gaza. #DontRewardIsrael

I donatori internazionali si sono impegnati per 5,4 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza dopo l’assalto israeliano durato 50 giorni la scorsa estate che ha ucciso 2.254 palestinesi, tra cui 538 bambini, e ha causato una enorme distruzione.

Recenti studi dimostrano però che almeno il 45% degli aiuti promessi dai donatori internazionali andrà all'economia israeliana. Le aziende israeliane vedono l'assedio israeliano di Gaza come un'opportunità per trarre profitto, sfruttando il mercato prigioniero di Gaza. Le aziende che sono in coda per incassare i profitti attraverso la fornitura di materiali per la ricostruzione di Gaza sono criminali aziendali.

10 anni dalla storica sentenza contro il Muro israeliano, esperti di diritto chiedono al mondo di agire

  • Mentre proseguono le proteste in Palestina, si stanno organizzando eventi in tutto il mondo e anche in Italia, per porre fine all'impunità di Israele;
  • Alle Nazioni Unite, 86 dei massimi esperti legali esigono che l'ONU e gli stati agiscano;
  • Tra le firme, l'Associazione nazionale dei Giuristi Democratici.

Esperti di diritto noti a livello  internazionale e reti di legali di tutti i continenti, tra i quali relatori speciali delle Nazioni Unite, giudici ed ex giudici, noti professori di diritto e associazioni professionali nazionali e continentali, hanno invitato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban-Ki Moon e i leader mondiali ad intraprendere "azioni concrete" contro il muro di Israele nella Cisgiordania occupata.[1]

Israele deve essere ritenuto responsabile per la sua punizione collettiva dei palestinesi

Le organizzazioni palestinesi condannano le operazioni israeliane di punizione collettiva in Cisgiordania e a Gaza. I palestinesi chiedono un embargo militare e il boicottaggio.

Gli attivisti palestinesi del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) sollecitano I governi e la società civile internazionale ad intraprendere azioni per considerare Israele responsabile della sua continua punizione collettiva in Cisgiordania e a Gaza a seguito della sparizione e della morte di tre coloni israeliani. Zaid Shuaibi, portavoce del Comitato Nazionale Palestinese BDS, la coalizione della società civile che guida e sostiene il movimento BDS, ha affermato: “Le attuali azioni israeliane sono finalizzate a terrorizzare i palestinesi e costituiscono una punizione collettiva. La violenza militare, la punizione collettiva e la deliberata presa di mira dei civili sono fattori endemici del decennale sistema di occupazione, colonizzazione ed apartheid israeliano.”

PALESTINA, nessuna Intifada

47 anni fa l’occupazione israeliana di Gaza e Cisgiordania. Ma ora neoliberismo e consumismo favoriscono tra i palestinesi l’individualismo, allentando la lotta per la libertà e l’autodeterminazione. Intervista al sociologo Jamil Hilal

I palestinesi commemorano un nuovo anniversario dell’occupazione militare israeliana. Non è un rituale. I primi di giugno di ogni anno, dal lontano 1967, quando Israele catturò durante la Guerra dei Sei Giorni Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est (oltre al Golan siriano e al Sinai egiziano poi restituito), sono l’occasione per valutazioni e riflessioni. Sui passati 47 anni e soprattutto sul futuro e la possibilità di raggiungere la libertà e la piena autodeterminazione. Tra i temi in discussione, anche tra gli analisti israeliani, c’è il possibile inizio di una terza Intifada palestinese. Ne abbiamo parlato con il sociologo Jamil Hilal, ricercatore universitario, autore di apprezzati testi in arabo e in inglese e collaboratore di pubblicazioni regionali e internazionali.

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Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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