Occupazione israeliana

Appello di Obeidat per un confronto popolare sulla normalizzazione

Il 2 febbraio lo scrittore e analista politico Rasim Obeidat ha parlato agli studenti di Gerusalemme circa la normalizzazione, le strategie e i meccanismi per affrontarla. A questo proposito, ha detto Obeidat, «dall'inizio del conflitto, il popolo palestinese ha dovuto prestare sempre più attenzione a livello popolare e nazionale rispetto ai rischi di normalizzazione e ai tentativi per imporla al nostro popolo, spingendo verso l'accettazione di Israele come un'entità naturalmente e giustamente insediata sulla nostra terra e sulle rovine e le tragedie del nostro popolo».

Egli ha sottolineato che l'etica e i valori popolari arabi hanno giocato un ruolo importante nei confronti di coloro che cercavano di vendere la loro terra all'occupante, e hanno continuato a svolgere un ruolo cruciale nella costruzione della sensibilizzazione pubblica grazie al confronto con le politiche reazionarie che mirano a importare la normalizzazione nella società civile palestinese.

Chi ha detto che la resistenza palestinese è morta?

Per decenni, la Palestina è stata al centro di quasi tutte le proteste del mondo arabo. E' stato uno strumento per le masse, frustrate dai propri regimi, che ha permesso di protestare senza subire repressione dai propri governi e al tempo stesso si è trattato dell'attrazione che i regimi concedevano alle loro masse frustrate. Ma la causa palestinese è stata anche il veicolo per la mobilitazione e un campo di addestramento per l'organizzazione politica, in seguito diventata utile per tutti gli attivisti.

Per essere chiari, nulla di ciò serve a dire che il coinvolgimento e la solidarietà non fossero autentici; il più delle volte lo erano davvero. Tuttavia, le proteste per la Palestina o contro Israele sono state anche strumenti per le popolazioni dei paesi arabi che in questo modo potevano manifestare la propria insoddisfazione in un modo politicamente "sicuro", dato il carattere repressivo dei regimi in cui vivevano.

Recentemente, un'amica siriana con cui discutevo circa le ultime proteste mi ha ricordato che la sua prima manifestazione da bambina era stata per la Palestina - in realtà la maggior parte delle proteste a cui aveva partecipato o assistito crescendo da araba occidentale erano a favore della Palestina. Io ho annuito e sorriso, per nulla sorpresa. La realtà è che la Palestina, nel bene o nel male, era la questione per la quale gli arabi - sia residenti nei paesi arabi, sia in diaspora - hanno organizzato la maggior parte delle proteste.

 

Benvenuti a Bi’lin, Benvenuti in Palestina

Questa mattina, come organizzatori della prossima missione Benvenuti in Palestina 2012, attivisti che partiranno il 15 aprile alla vota di Tel Aviv per rivendicare la libertà di movimento da/per la Palestina, abbiamo ricevuto un messaggio di incoraggiamento da Basil Mansour, del comitato di resistenza di Bi’lin, uno dei villaggi palestinesi in Cisgiordania, che resiste da anni all’occupazione israeliana. Lo condividiamo con tutti voi, che da anni lottate per la libertà, la giustizia e la pace in Palestina.

“Cari amici che preparano l’iniziativa Benvenuti in Palestina 2012
Abbiamo l’onore di invitarvi a farci visita in Palestina , e di ringraziarvi per la solidarietà con la nostra battaglia umanitaria contro l’ingiustizia dell’occupazione Israeliana di un popolo senza difesa contro il furto della sua terra, delle sue risorse idriche, la colonizzazione dilagante e illegale, la costruzione del muro dell’apartheid. Siamo tutti esseri umani e quindi dobbiamo essere uniti : Musulmani, Cristiani, Ebrei, bianchi e neri, Arabi e Internazionali,  contro i nemici della pace, dell’amore, della vita, dell’umanità per porre fine a questa occupazione aberrante.
Noi crediamo nella libertà e in una pace giusta, e siamo convinti che insieme possiamo porre fine a questa sofferenza. Abbiamo fiducia in tutti i nostri amici nel mondo, vi ringraziamo tutti e inviamo a voi il nostro affetto.
Siete già stati al nostro fianco, ma l’occupazione israeliana vi impedisce di tornare, ma non scoraggiatevi, tornate. Vi invitiamo a tornare a farci visita, Bi’lin vi invita.
Benvenuti a Bi’lin, Benvenuti in Palestina
Basel Mansour\ Bi’lin”

Fonte: Freedom Flotilla Italia

Perché la BBC ha tanta paura della parola "Palestina"?

2 febbraio 2012

Questa settimana, la BBC ha pubblicato la sua decisione definitiva su di una controversia che ha imperversato per quasi un anno dopo che le parole "Free Palestine" erano state censurate da un rap freestyle mandato in onda su Radio 1Xtra.

Durante la sua partecipazione al popolare Charlie Sloth Hip Hop M1X lo scorso febbraio, l'artista Mic Righteous ha eseguito un rap che includeva le parole: "Posso urlare PALESTINA LIBERA per il mio orgoglio, continuiamo a pregare per la pace."

I produttori della BBC hanno sostituito la parola 'Palestina' con il suono di vetri infranti e questa è la versione che è stata trasmessa e che può essere vista su un video sul sito web della BBC (la censura avviene al minuto 2:59).

La performance "modificata" è stata ripetuta nel mese di aprile durante lo stesso show.

 

BBC sostiene la decisione di censurare

La Campagna di Solidarietà con la Palestina (PSC) ha impiegato gli ultimi otto mesi per cercare di scoprire perché sia stata presa la decisione di censurare un artista che sollevava la questione della Palestina.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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