OLP

Organizzazione per la Liberazione della Palestina

L’OLP ha deluso i Palestinesi, ricominciamo da zero

Nei mesi scorsi sono state fatte molte ipotesi sul fatto che i principali partiti politici palestinesi (Fatah ed Hamas) possano definitivamente riconciliarsi.

Sebbene i due partiti abbiano negoziato numerosi accordi sin dal 2005 nessuno di questi è mai stato applicato. La loro mancanza di volontà nel voler raggiungere un accordo d’unità nazionale è sintomatico di un fallimento più grande: l’incapacità del movimento nazionale palestinese di raggiungere i propri obiettivi. Mentre quest’anno cascherà il sessantacinquesimo anno dalla Nakba – la pulizia etnica che ha permesso la fondazione di Israele – ed il ventennale degli accordi di Oslo questa persistente discordia mette in luce anche un’altra preoccupazione incalzante: oggi chi rappresenta il popolo palestinese?

Analisi dell'attuale situazione palestinese, proiezioni future e proposte di resistenza

Report dell'incontro con Michele Giorgio a Milano

LA “CRISI” DELLA SOLIDARIETÀ CON LA PALESTINA

Nell'ambito della solidarietà con la Palestina, a livello sia nazionale sia internazionale, ormai da tempo si riscontrano difficoltà nel creare una base condivisa da cui partire e su cui lavorare. Riteniamo che questo fenomeno sia una naturale conseguenza delle plurime visioni che della Palestina hanno gli stessi palestinesi, divergenza ancor più evidente se si guarda ai vertici delle classi dirigenti.

Palestina all'Onu , niente da festeggiare

La lettera: "Un'altra vittoria dell'ideologia sionista. Con un po' di fumo negli occhi, viene presentato come una vittoria, un momento storico. E si festeggia".

Roma, 1 dicembre 2012, Nena News

È incredibile come nessuno si renda conto della trappola mortale in cui ci hanno buttato. Tutti a festeggiare...ma a festeggiare cosa? Il "regalo" che una oligarchia corrotta e priva di legittimità ha voluto fare ad "Israele", tentando di allontanare ulteriormente una lotta basata "su giustizia, liberazione, ritorno" piuttosto che su meri confini e pseudo-sovranità?

Il voto delle Nazioni Unite per riconoscere la Palestina legittima uno status quo razzista.

C’è un’amara ironia nel riconoscimento da parte delle Nazioni Unite, in occasione dell’anniversario del piano di partizione del 1947, di uno Stato palestinese di gran lunga più ridotto.

Il 29 novembre 1947, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite votò la ripartizione della Palestina tra autoctoni palestinesi e coloni ebrei nella stragrande maggioranza di origine europea. Il Piano di Partizione concesse ai coloni (un terzo della popolazione), il 57% del territorio e accordò agli abitanti nativi (due-terzi della popolazione) il 43%. Il 30 novembre i coloni intrapresero la conquista militare della Palestina, espellendo centinaia di migliaia di palestinesi. Il 14 maggio 1948 dichiararono la costituzione del loro stato. Dei 37 ebrei firmatari della “Dichiarazione della Fondazione dello Stato di Israele”, solo uno era nato in Palestina, il marocchino Behor Chetrit. I palestinesi ricusarono il Piano in quanto li aveva espropriati delle loro terre. Per porre fine all’espulsione intervennero gli eserciti arabi, ma non riuscirono a impedire che centinaia di migliaia di palestinesi fossero scacciati. I coloni conquistarono il territorio assegnato loro dal Piano di Partizione e più della metà di quello che era stato attribuito ai palestinesi.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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