Palestina

Le organizzazioni Badil e Zochrot esaminano gli aspetti pratici del ritorno dei rifugiati post-Apartheid

Dal primo al dieci febbraio 2012, il Badil e lo Zochrot hanno svolto una visita di studio intensivo a Cape Town, Sud Africa. La visita è stata effettuata nell'ambito di un più ampio progetto congiunto volto ad esaminare gli aspetti pratici della realizzazione del diritto al ritorno dei rifugiati e degli sfollati palestinesi. Il programma a Cape Town è iniziato con un incontro tenuto dall'arcivescovo Desmond Tutu nella Cattedrale di Città del Capo in cui questi ha condiviso i suoi pensieri sul sionismo e sul razzismo partendo dalla situazione di post-apartheid del Sud Africa. La visita si è conclusa con un workshop di due giorni in cui i partecipanti hanno sviluppato le proprie idee sul ritorno dei profughi palestinesi.

PALESTINA: AMORE AL TEMPO DELL’OCCUPAZIONE

Non e' stato certo un San Valentino felice quello vissuto dalle tante coppie palestinesi separate dalle misure israeliane. E sul sito "Love under Apartheid" raccontano il loro amore vissuto solo attraverso il telefono e skype.

Gerusalemme, 15 febbraio 2012

Per San Valentino Maher e Randa avrebbero voluto festeggiare assieme il loro amore sbocciato qualche mese fa. Divorziati entrambi, lui taxista 52enne di Gerusalemme, lei insegnante 48enne di Gaza, dopo anni trascorsi a tirare su figli ora grandi, si sono conosciuti per caso ed innamorati subito. Dopo qualche settimana si sono sposati, poi Randa è dovuta rientrare nella Striscia. Da allora non si sono più incontrati. Per loro due la festa degli innamorati è stata solo una lunga telefonata. «Le autorità israeliane non mi permettono di andare a Gaza e l’esercito nega a mia moglie il permesso di entrare a Gerusalemme», spiega Maher. I due avevano avuto modo di conoscersi durante un periodo di cure mediche trascorso da Randa a Gerusalemme. «Mia moglie – aggiunge Maher – doveva tornare qui per un secondo ciclo di cure e per sistemare i documenti. Invece all’improvviso i militari israeliani hanno cambiato idea e Randa è bloccata a Gaza». Lui non si perde d’animo e dice che proveranno a rivedersi in Egitto. Ma vivere insieme forse sarà impossibile.

SAIA risponde all'appello del PACBI

L'unione degli studenti dell'Università degli Studi di Regina (Canada) si unisce al movimento globale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni!

L'associazione degli studenti contro l'apartheid israeliana dell'Università Regina (SAIA) è lieta di annunciare che è stata approvata una mozione presso l'Università per sostenere l'appello palestinese per il boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni (BDS) come mezzo di pressione su Israele affinché rispetti le norme internazionali e i diritti umani. Questa risoluzione è un enorme passo avanti verso la totale cessione delle collaborazioni tra la University of Regina e le aziende complici delle violazioni dei diritti umani attualmente in corso in Palestina.

Il SAIA, l'Unione degli Studenti dell'Università di Regina (Ursu) e altri membri della comunità si sono già attivati per iniziare a indagare sul portafoglio delle aziende connesse all'Università che supportano o traggono profitto da crimini di guerra israeliani, così come hanno lanciato collettivamente una campagna di educazione nel campus in merito alla questione.

Pchr: "Vite sotto occupazione e salute mentale"

Pchr. Tra le crisi umanitarie che la popolazione della Striscia di Gaza affronta, c’è n’è una meno nota e di cui meno si parla, ed è la salute mentale.

Il blocco di Gaza imposto da Israele nel 2006 e l’offensiva israeliana del 2008-2009, hanno prodotto, per 1,7milioni di civili, una realtà di isolamento e un contesto di violenza. Questa miscela ha alimentato tra i residenti di Gaza un senso di vulnerabilità, disperazione, prigionìa e perdita di controllo.

Come prevedibile, gli effetti sulla salute mentale sono peggiorati drammaticamente negli ultimi anni. Nel 2010, Médecins Sans Frontières (MsF) dichiarava che oltre la metà dei bambini sotto i 12 anni a Gaza necessitava di interventi per la salute mentale, e che un terzo di questi casi era grave.

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Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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