Palestina

ACCORDO CON FATAH, HAMAS SI SPACCA

Esplodono le divisioni interne al partito dopo l’accordo di Doha: il politburo schierato contro il leader Meshal e la riconciliazione con Abbas. Il premier Haniyah vola a Teheran per rinsaldare i rapporti con l’Iran, messi in crisi dall’avvicinamento di Meshal a Qatar e Turchia.

Beit Sahour (Cisgiordania), 13 febbraio 2012

(nella foto, Abbas e Meshal al momento della firma dell’accordo in Qatar)

I “ribelli” di Hamas non ci stanno: la rottura interna al partito islamista contro l’accordo di riconciliazione con Fatah firmato da Khaled Meshal in Qatar si fa sempre più concreta. I leader di Hamas nella Striscia di Gaza si schierano compatti contro il capo del partito, mentre il premier Ismail Haniyah vola a Teheran per rinsaldare le relazioni con l’Iran.

L’accordo di Doha della scorsa settimana tra Meshal e il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas si è concluso con la decisione di investire Abu Mazen del ruolo di primo ministro ad interim del governo di unità nazionale, con il compito di guidare i Territori alle elezioni presidenziali e legislative del prossimo maggio. Una scelta dettata dal timore che un esecutivo con Hamas preponderante potesse spaventare i poteri occidentali e i loro aiuti finanziari da centinaia di milioni di dollari l’anno.

JOE SACCO: “PALESTINA.UNA NAZIONE OCCUPATA”, “GAZA 1956.NOTE AI MARGINI DELLA STORIA”

“I vecchi moriranno e i giovani dimenticheranno.” Certamente quei vecchi sono morti, da parecchio ormai, ma i giovani non hanno dimenticato.

Roma, 12 febbraio 2012

(immagine dal sito www.bbc.co.uk)

“I vecchi moriranno e i giovani dimenticheranno.” Pronunciata in un tempo che forse per alcuni è solo un passato lontano, questa frase è la risposta ad una domanda: quale sarebbe stato il destino dei palestinesi che avevano perso la loro terra? Una risposta venne e fu: “I vecchi moriranno e i giovani dimenticheranno.” Certamente quei vecchi sono morti, da parecchio ormai, ma i giovani non hanno dimenticato. Perché le radici, le origini, il senso di identità e di appartenenza ad un popolo, difficilmente si dimenticano. Che i giovani, i vecchi e persino i bambini non abbiano dimenticato lo racconta in un modo originale ma efficace come non mai il fumettista maltese Joe Sacco. Due sono i libri dedicati da Joe Sacco alla Palestina. Scritti nell’arco di qualche anno di distanza. Acquistando i due tomi sulla Palestina, rispettivamente “Palestina. Una nazione occupata” e “Gaza 1956.

Mettere sotto i riflettori i collegamenti della London University con la macchina da guerra Israeliana

Gli studenti della London School of Economics (LSE) hanno criticato la partecipazione della loro università ad un progetto finanziato dall'Unione europea di ricerca comune che coinvolge una università israeliana che ha sviluppato bulldozer telecomandati utilizzati per distruggere illegalmente le case dei palestinesi.

Soprannominato PICK-ME ("incentivi per la creazione di conoscenza: metodi e prove"), il progetto ha un budget di 2,4 milioni di euro e durerà dal 2011 al 2014. Si collega a università e istituti di ricerca provenienti da Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi e Polonia con l'Istituto Israeliano di Tecnologia di Haifa, noto come il Technion. Più di due terzi del finanziamento del progetto derivano direttamente dal programma pluriennale di ricerca scientifica dell'Unione Europea.

Analisi: trarre profitto dalla normalizzazione

Il dibattito sulla normalizzazione e sui modi con cui essa mina la lotta contro l'occupazione  avvieni essenzialmente in luoghi come riunioni, conferenze, campi giovanili per israeliani e palestinesi e in altre attività dette di "coesistenza".

Ma molto poco è stato detto e scritto sull'aspetto economico o sui guadagni derivanti dalla normalizzazione. Da quando sono iniziati i negoziati di Oslo, è emerso un nuovo settore economico in Israele - un gruppo di persone che fa soldi dai progetti di normalizzazione, finanziati dai donatori in Europa e negli Stati Uniti. Questi israeliani, ed un numero più piccolo di palestinesi, ripetono il solito rituale di organizzare attività congiunte per israeliani e palestinesi, creando l'illusione che tali eventi contribuiscano a calmare il conflitto, e trascurando le reali cause del conflitto. Molti donatori sono felici di contribuire a questi progetti, perché possono vantarsi di aver appoggiato il "processo di pace". Le persone che organizzano questi progetti hanno fatto carriera grazie a questi progetti e continuano a farlo ancora oggi, molto tempo dopo il fallimento del vero e proprio "processo di pace".

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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