Palestina

"IL PROCESSO DI PACE? ISRAELE GIOCA CON LE PAROLE MA NON FA PASSI AVANTI"

Da "L' UNITA'" di sabato 28 gennaio 2012

Intervista a Saeb Erekat "Il processo di pace? Israele gioca con le parole ma non fa passi avanti"

Il capo negoziatore Anp: «A territori ceduti ne devono corrispondere altri che entrano a far parte dello Stato di Palestina. Altrimenti la trattativa è una farsa»

Si è seduto e alzato più volte dai tanti "tavoli della pace" che hanno contrassegnato la crisi infinita israelo-pales tinese.

È stato così anche nei giorni scorsi ad Amman, nel round negoziale fortemente voluto da re Abdallah II di Giordania. «La nostra volontà di negoziare non è mai venuta meno, ma non possiamo accettare che ogni volta Israele si fermi all`enunciazione di principi senza mai fare un passo avanti nel merito dei tanti contenziosi aperti, a cominciare dai confini». A parlare è Saeb Erekat, capo negoziatore dell`Autorità nazionale palestinese (Anp).

La comunità internazionale ha letto il suo alzarsi dal tavolo negoziale di Amman come il fallimento delle trattative israelo-palestinesi.

«Se fossimo stati animati da una volontà di rottura non avremmo accettato di tornare al tavolo del negoziato. In discussione non è la volontà palestinese di ricercare il dialogo, il problema è un altro...».

Marcia Globale verso Gerusalemme: 30 marzo 2012

Marcia Globale verso Gerusalemme: 30 marzo 2012

Il 30 marzo 2012, provenendo da tutti i continenti, convergeremo e ci raduneremo lungo i confini palestinesi con l'Egitto, Giordania, Siria e Libano, con la partecipazione di delegazioni provenienti da ogni paese del mondo, in una marcia pacifica verso la Palestina.

Dall'occupazione sionista del 78% della Palestina nel 1948, e dalla successiva occupazione di Gerusalemme e del resto della Palestina nel 1967, siamo stati testimoni degli sforzi crescenti per giudaizzare Gerusalemme e per colonizzare la Palestina. Questi crimini contro l'umanità sono compiuti sotto la protezione politica e il pieno sostegno delle diverse amministrazioni USA e  coperti grazie al loro potere di veto alle Nazioni Unite.

L'obiettivo dei sionisti è quello di spingere i residenti palestinesi fuori da Gerusalemme e dal resto della Palestina, attraverso atti di terrorismo di Stato, pressioni economiche, restrizioni legali, fino all'espulsione completa.

Internazionalizzare la questione dei prigionieri palestinesi

Ameer Makhoul, prigioniero politico palestinese detenuto in un carcere israeliano dall’aprile 2010, spiega perché la questione dei prigionieri palestinesi deve essere affrontata dalla comunità internazionale.

Il successo dell’internazionalizzazione può essere misurato da quanto un argomento o un problema diventa una questione globale. Significa creare una situazione sul terreno che renda impossibile per la comunità internazionale continuare ad eludere la propria responsabilità o a essere complice di un potere dominante nell’usurpazione dei diritti della vittima. I meccanismi internazionali possono allora essere condotti sul tavolo al fine di sostenere i diritti della vittima e di far rispettare la legge al trasgressore.

In tali casi, la giustizia è l’arma più potente in mano alla vittima per controbilanciare il potere e la forza repressiva della fazione dominante – in questo caso, il regime razzista coloniale di Israele.

Ma c’è una regola base provata e riaffermata da ogni rivoluzione popolare e movimento di liberazione: non è sufficiente per un gruppo o un popolo vittima di ingiustizia guadagnarsi la solidarietà del mondo. Perché il mondo li sostenga, le vittime non devono soltanto essere consapevoli e abnegati ai propri diritti ma, più importante, devono resistere all’oppressione e all’oppressore. La resistenza delle vittime, la sfida e la lotta sono la chiave della trasformazione della simpatia internazionale in solidarietà, nel senso di effettiva azione politica con un orizzonte strategico.

Il PFLP denuncia le politiche economiche dell’Autorità Nazionale Palestinese, fa appello alla protezione e allo sviluppo della popolazione

Il Fronte Popolare di liberazione nazionale della Palestina ha rilasciato un comunicato stampa il 19 gennaio 2012 denunciando le politiche economiche dell’autorità nazionale palestinese che stanno aiutando a scatenare l’inflazione e a far salire alle stelle il prezzo del cibo, dell’acqua e dell’elettricità con la conseguenza di un rapido deterioramento delle condizioni economiche della vasta maggioranza del popolo palestinese nella West Bank.

Il PFLP ha affermato che le politiche del governo di Fayyad, giunte su richieste e consultazioni dei donatori internazionali e degli istituti monetari, sono responsabili insieme all’occupazione sionista dello spreco di soldi pubblici, dell'aumento della disoccupazione e della crescente estrema povertà. Ha inoltre notato che i costi della sanità e di altri servizi necessari stanno subendo un incremento intollerabile.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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