Durante una maestosa intervista rilasciata alla stampa israeliana alla vigilia della “Giornata dell’Indipendenza” Shimon Peres, l’attuale presidente israeliano, ha detto che: «Ricordo come è iniziato il tutto. L’intero stato di Israele è un millimetro dell’intero Medio Oriente. Un errore statistico, una terra arida e deludente, paludi a nord, il deserto a sud, due laghi, di cui uno morto, ed un fiume sopravvalutato. Nessuna risorsa naturale ad eccezione della malaria. Quì non c’era niente. Ed ora abbiamo la migliore agricoltura del mondo? Questo è un miracolo: una terra costruita dal popolo» (Maariv, 14 Aprile 2013).
Questo racconto inventato espresso dal cittadino numero uno e portavoce di Israele evidenzia quanto la narrazione storica sia parte della realtà attuale. Questa impunità presidenziale riassume la realtà alla vigilia della 65° commemorazione della Nakba, la pulizia etnica della Palestina storica. 65 anni dopo il fatto inquietante non è che il capo del cosiddetto stato ebraico, ed anche la quasi totale maggioranza del neoeletto governo e del parlamento, sostenga questo punto di vista. Il fatto preoccupante e provocatorio è l’immunità globale accordata a questa impunità.