Razzismo

I palestinesi affermano il diritto al ritorno durante l' "Independence Day" israeliano

Nel villaggio di Abu Snan durante la Marcia annuale del diritto al Ritorno, il 26 aprile, i palestinesi ricordano i nomi dei villaggi distrutti durante la Nakba del 1948.

Migliaia di cittadini palestinesi di Israele si sono radunati la scorsa settimana, il 26 aprile, nella Galilea occidentale per la Marcia annuale del Ritorno.

In concomitanza con l'annuale celebrazione dell’ "Independence Day" israeliano, i partecipanti hanno marciato verso le terre di diversi villaggi distrutti durante la Nakba - la catastrofe 1947-1948 durante la quale le milizie sioniste hanno espulso circa 750.000 palestinesi da quello che da allora è diventato Israele. Centinaia di villaggi palestinesi furono fatti saltare e demoliti con la dinamite.

La violenza strutturale dell’IDF: la politica del pestaggio

La sola eccessiva stupidità di cui il vice comandante di brigata, colonnello Shalom Eisner, può essere accusato è di aver colpito un giovane biondino di fronte alla telecamera. Altri comandanti e i loro subordinati impareranno la lezione. Cercheranno ogni telecamera sovversiva prima di fare quello che non è un fatto eccezionale nel Selvaggio Oriente.

Picchieranno palestinesi, soprattutto, così come attivisti anti-occupazione, con i calci del fucili, con gli stivali o semplicemente con i pugni. I soldati che picchiano i palestinesi generalmente non vengono filmati e i pochi report che esistono sono facilmente respinti come bugie o propaganda, dimenticati immediatamente o direttamente non letti.

Criticare Israele non è antisemitismo

Gunter Grass critica la politica dello Stato di Israele. Opinioni opinabili ma legittime, come altre. Sulle quali, ora, non entro nel merito. Ma leggo sui giornali: “Per l’ex presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Amos Luzzato, si è trattato di un vero e proprio proclama antiebraico”. Per il delegato dell’ambasciata israeliana a Berlino, Emmanuel Nahshon, quelle di Grass sono accuse che ricordano l’antisemitismo vecchio stampo”. Io non ho letto nulla di simile nella poesia di Gunter Grass.

Ma non c’è nessun politico italiano che abbia l’elementare coraggio di dire che criticare la politica di uno Stato non significa criticarne l’etnia o la religione o il colore della pelle dei suoi abitanti? Sarebbe come dire che attuare il sacrosanto diritto di criticare il nazismo, realizzato dallo Stato germanico negli anni Trenta, ma accettato dalla stragrande maggioranza della sua popolazione (“I volenterosi carnefici di Hitler”), significhi essere razzisti antitedeschi. Ed è pur vero che ancora oggi, fra le vecchie generazioni, gridare “arrivano i tedeschi!” fa venire la pelle d’oca. Tu dagli torto!

La detenzione dei cittadini africani è l'ennesimo passo verso la classificazione di Israele come etnocrazia

Israele si sta muovendo verso la criminalizzazione dei richiedenti asilo

Levinsky Park si trova a due passi dalla stazione centrale degli autobus di Tel Aviv, nel quartiere della città più conosciuto per la sua altissima percentuale di migranti. Per anni Levinsky Park è stato rifugio dei richiedenti asilo senza tetto. In un giorno ci si possono trovare anche 250 persone secondo Nick Schlagman, program managerper l'African Refugee Development Center.

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