Razzismo

Dalla parte dei diritti umani... e della verità

A giugno 2011 si svolgeva la kermesse "Unexpected Israel": in Piazza Duomo, pieno centro di Milano, per una settimana la propaganda sionista ha mostrato con immagini e suoni i traguardi raggiunti in diversi campi tecnologici, scientifici e culturali.

Parallelamente un insieme di persone si organizzava per denunciare l’abisso che si frappone tra la realtà di un paese criminale e razzista e ciò che l’installazione multimediale “l’Israele che non ti aspetti” propagandava: un paese tecnologicamente avanzato, culturalmente ricchissimo, sicuramente democratico.

In quei giorni Roberto Jarach, il presidente della Comunità Ebraica milanese, affermava: "è triste e incredibile che durante una manifestazione improntata sulla riconoscenza reciproca e sugli sviluppi economici e scientifici ci sia questo tipo di boicottaggio violento e questa virulenza contro tutto ciò che rappresenta Israele".

Dal 16 al 19 febbraio, alla fiera di Rho si è tenuta la Borsa Internazionale del Turismo. L’impianto dello stand non era troppo dissimile all’installazione dell’estate passata: immagini affascinanti di paesaggi e persone, musica, filmati proiettati su enormi schermi. Il tentativo di porsi come paese pienamente europeo in questa fiera si è concretizzato nella scelta logistica di porsi in mezzo agli stati europei, lontano dalla zona in cui c'erano gli stand di quel pezzo di Asia che Israele occupa.

Università di Parigi nega conferenza sull' "Aparthaid israeliana"

Firma ed Invia una lettera di protesta!

In seguito alle pressioni ricevute il Rettore  dell' Università Paris 8 ha deciso di ritirare l'autorizzazione alla  conferenza  "Israele, uno stato di Apartheid?" Riceviamo questo appello dal Coordinatore del BDS Movement e lo rilanciamo chiedendo alle associazioni, ai collettivi ed ai singoli di sottoscrivere l'appello e di inviarlo a zarrassi@gmail.com entro le ore 14 di domani poichè la lettera sarà consegnata alle ore 16 al rettore.

La campagna BDS è una campagna internazionale un motivo in più per dare solidarietà ai compagni francesi. Di seguito al testo in inglese da sottoscrivere e da inviare trovate  una traduzione fatta da Stephanie di BDS Italia:

ISRAELE: I RIFUGIATI AFRICANI RIFIUTANO ESPULSIONE

Chi sono i profughi eritrei e sudanesi che verranno colpiti dalla Legge di Prevenzione di Infiltrazione di Israele, passata lo scorso mese? Cosa hanno affrontato nei loro Paesi di origine e che cosa combattono adesso?

Tel Aviv, 11 febbraio 2012

Quando appoggio il mio registratore digitale sul tavolo, Kidane Isaac, un profugo eritreo, lo osserva e si sposta sulla sedia. Piega verso il basso il suo cappello di paglia rotto, capovolgendo il bordo inferiore, come per coprirsi il volto.

Il cappello, che ha una fascia nera e un buco sulla parte superiore — pezzi di paglia sfatta, attaccata qua e là — non si abbina alla giacca a vento rossa, bianca e blu che Isaac indossa. È una povera scelta visto il clima. È una giornata invernale in Israele e il cappello di stile estivo è inefficace contro il freddo.

ATTACCO A SCUOLA ARABO-EBRAICA CHE SPIEGA NAKBA

All'istituto Hand in Hand di Gerusalemme studiano insieme centinaia di ragazzi palestinesi ed ebrei. Estremisti israeliani hanno lasciato all'interno della scuola la scritta "Morte agli arabi". La radio dei coloni "scandalizzata" perche' vi si insegna la "catastrofe" palestinese
 

Gerusalemme, 10 febbraio 2012

(nella foto le scritte lasciate dagli estremisti israeliani)

A giugno «Hand in Hand» ospitò, sotto i riflettori delle televisioni di mezzo mondo, una stella della musica mondiale del calibro di Shakira. Tre giorni fa la scuola arabo-ebraica di Gerusalemme, ha ricevuto una «visita» molto meno prestigiosa e sicuramente meno gradita. Attivisti dell’estrema destra israeliana sono entrati nel campo sportivo dell’istituto scolastico e hanno lasciato sui muri una scritta fin troppo eloquente: «Morte agli arabi».

Un’azione compiuta dallo stesso gruppo, legato al movimento dei coloni israeliani, che da mesi marchia luoghi sacri islamici e cristiani in Cisgiordania, Gerusalemme e Galilea, ed edifici pubblici, non solo palestinesi, con slogan razzisti. E’ il «price tag», il prezzo che i palestinesi e i loro amici, devono pagare per il solo fatto di reclamare i loro diritti o quando un avamposto colonico in Cisgiordania viene evacuato (molto di rado) dall’esercito.

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