Resistenza popolare

Benvenuti a Bi’lin, Benvenuti in Palestina

Questa mattina, come organizzatori della prossima missione Benvenuti in Palestina 2012, attivisti che partiranno il 15 aprile alla vota di Tel Aviv per rivendicare la libertà di movimento da/per la Palestina, abbiamo ricevuto un messaggio di incoraggiamento da Basil Mansour, del comitato di resistenza di Bi’lin, uno dei villaggi palestinesi in Cisgiordania, che resiste da anni all’occupazione israeliana. Lo condividiamo con tutti voi, che da anni lottate per la libertà, la giustizia e la pace in Palestina.

“Cari amici che preparano l’iniziativa Benvenuti in Palestina 2012
Abbiamo l’onore di invitarvi a farci visita in Palestina , e di ringraziarvi per la solidarietà con la nostra battaglia umanitaria contro l’ingiustizia dell’occupazione Israeliana di un popolo senza difesa contro il furto della sua terra, delle sue risorse idriche, la colonizzazione dilagante e illegale, la costruzione del muro dell’apartheid. Siamo tutti esseri umani e quindi dobbiamo essere uniti : Musulmani, Cristiani, Ebrei, bianchi e neri, Arabi e Internazionali,  contro i nemici della pace, dell’amore, della vita, dell’umanità per porre fine a questa occupazione aberrante.
Noi crediamo nella libertà e in una pace giusta, e siamo convinti che insieme possiamo porre fine a questa sofferenza. Abbiamo fiducia in tutti i nostri amici nel mondo, vi ringraziamo tutti e inviamo a voi il nostro affetto.
Siete già stati al nostro fianco, ma l’occupazione israeliana vi impedisce di tornare, ma non scoraggiatevi, tornate. Vi invitiamo a tornare a farci visita, Bi’lin vi invita.
Benvenuti a Bi’lin, Benvenuti in Palestina
Basel Mansour\ Bi’lin”

Fonte: Freedom Flotilla Italia

Ricorso della professoressa Terri Ginsberg alla Corte Suprema del North Carolina

Dopo aver criticato il trattamento israeliano nei confronti dei palestinesi e le politiche degli Stati Uniti verso Israele-Palestina, la Dottoressa Terri Ginsberg ha perso la sua cattedra presso la North Carolina State University. La seguente lettera aperta verrà inviata assieme alle firme alla Corte Suprema del North Carolina e al Rettore della North Carolina State University (NCSU) Randy Woodson.

La libertà accademica nelle università americane è sotto attacco?

(Foto illustrativa di una lezione universitaria: flickr/Institute of Development Studies del Sussex)

Alla North Carolina State University, subito dopo che la dottoressa Terri Ginsberg ha espresso commenti politici solidali alla proiezione di un film palestinese nel 2007, è passata dall'essere la candidata favorita per una cattedra ad una posizione nella quale le viene perfino negata un colloquio. I suoi sforzi per rimediare sono stati sommariamente respinti dalla NCSU e dalle due corti.

Ad una giuria dovrebbe essere consentito di decidere se la vera ragione della NCSU per licenziare la dottoressa Ginsberg sia stata l'ostilità verso le sue opinioni politiche, ma questo diritto legale le è stato negato. Noi sollecitiamo la Corte Suprema del North Carolina a rivedere il caso della dottoressa Ginsberg e a ribaltare le decisioni dei tribunali inferiori tese a respingerlo.

Su queste basi, la Corte contribuirebbe a porre un precedente col quale i docenti alla NCSU e altrove possano esercitare il loro diritto alla libertà di espressione accademica sul tema Palestina/Israele.

Strumenti di apartheid

...con approvazione ecclesiastica

1 febbraio 2012

Roma, 27 gennaio 2012. Un'altra, pesantissima, irresponsabile e deprecabile firma di sostegno diretto all'apartheid più lungo della storia, è stata apposta, e produrrà nei prossimi anni danni incalcolabili.

Dietro le firme tra Unitalsi, El Al e Keren Kayameth El-Israel  vi è un accordo apparentemente solo economico-turistico; ma la potenza occupante che da decenni distrugge nell'impunità il popolo palestinese, è riuscita a comprare l'appoggio incondizionato della più grande organizzazione cattolica di pellegrinaggi alle sue politiche di oppressione.

Paradossalmente, proprio mentre dalla Chiesa di Terra santa mai come in questi ultimi anni si è alzata forte e chiara la condanna della colonizzazione israeliana, l'accordo prevede che circa 40.000 (quarantamila) malati e anziani delle nostre parrocchie diventino inconsapevolmente sostenitori di “quell'occupazione di Israele nei Territori palestinesi che priva i cristiani della loro dignità e libertà e attende dai cristiani del mondo una più decisa condanna”. (Kairos Palestina, un momento di verità, ed.Terrasanta)

IN PIAZZA TAHRIR CONTRO VIOLENZA PIANIFICATA

EGITTO. Strage di Port Said: in migliaia oggi si riuniranno in Piazza Tahrir contro gli strateghi della tensione che vogliono tenere i militari al potere. La scorsa notte due morti a Suez e scontri al Cairo

Il Cairo, 03 febbraio 2012

Gas lacrimogeni, idranti, pallottole di gomma. Nell’anniversario della «battaglia dei cammelli», in cui gli sgherri del regime di Mubarak a dorso di asini e cammelli cercarono inutilmente di scacciare i manifestanti da Tahrir, ieri il centro del Cairo è stato di nuovo un campo di battaglia. Ambulanze e moto facevano la spola tra la zona degli scontri e gli ospedali trasportano centinaia di feriti. «Dobbiamo vendicare I nostri compagni», gridavano gruppi gli ultras cercando di farsi strada verso il ministero dell’interno con lanci di pietre e bombe molotov. «Morte a Tantawi, morte alla giunta militare».

Dopo il massacro di mercoledì sera, con 77 tifosi dell’Al-Ahly, una delle squadre della capitale, rimasti uccisi e 1000 feriti dopo una partita contro al-Masry, la squadra della città di Port Said, all’imbocco mediterraneo del canale di Suez, è arrivato il giorno della vendetta contro il regime considerato complice nelle violenze. Gruppi di ultras si sono riuniti già nel primo pomeriggio di ieri di fronte alla sede dell’al-Ahly e si sono poi diretti verso piazza Tahrir. A loro si sono uniti i supporters della squadra arci-rivale dello Zamalek, che durante la rivoluzione e nei mesi successivi sono spesso scesi in piazza con gli ultras dell’al-Ahly, per fronteggiare il comune nemico: le forze di sicurezza.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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