In una riedizione suprematista-hollywoodiana della propria storia di conquista coloniale della prateria nordamericana, l’establishment USA sta riproponendo il suo “Far West 2.0” negli altopiani e nella steppa siriana. Ad un anno dal riconoscimento imperialista di Gerusalemme come “capitale dello Stato d’israele” e ad un anno esatto dall’avvio della Grande Marcia del Ritorno palestinese, duramente repressa dai sionisti, gli evangelici-sionisti dell’Amministrazione Trump, in occasione dell’annuale convention della lobby israelo-statunitense AIPAC , hanno pensato di “regalare” altra terra araba ai loro protetti coloniali.

Un altro “regalo” taroccato, però, in quanto (anche questo) non nella loro disponibilità politica, legale e diplomatica, ma comunque dalla forte carica simbolica. Una ulteriore “spinta” verso la guerra di conquista, che soggiace alla strategia del “Progetto per la Vittoria di Israele” e che pressapoco recita: “L'Israel Victory Project, chiede una sconfitta palestinese al posto di ciò che (il Forum) considera una diplomazia fallita,” con “l'assunto che regna da 30 anni secondo cui il conflitto israelo-palestinese può essere risolto attraverso negoziati, mediazione diplomatica, compromesso e concessioni dolorose. Piuttosto”, viene suggerito "un approccio completamente diverso, che osserva il racconto storico e osserva che i conflitti generalmente finiscono quando una parte si arrende. Una perdita sul campo di battaglia,” dicono infatti i sionisti, “non significa necessariamente sconfitta . La guerra dei Sei Giorni del 1967 fu forse la più grande vittoria militare nella storia documentata, ma non portò a un senso di sconfitta. L'unico modo per risolvere il conflitto è lasciare che una parte si arrenda ". Per questo sconcertante pensiero politico, quindi "se i palestinesi si arrenderanno, guadagnerebbero ancor più degli israeliani perché gli israeliani vivono in un paese funzionante avanzato, democratico e rispettoso della legge; i palestinesi vivono in qualcosa di molto peggio. Solo quando i palestinesi abbandoneranno la loro rivendicazione irredentista su Israele potranno fare progressi e costruire la loro politeità, economia, società e cultura ". "Devono mostrare un ripudio del loro tradizionale rifiuto ed accettazione di Israele, degli ebrei e del Sionismo...”.