Territori occupati

Analisi: politica e umanitarismo in Israele-Palestina

GERUSALEMME (IRIN) – "Diamo aiuto, non facciamo politica", è stato il mantra tradizionale della comunità umanitaria tradizionale. Ma questa divisione non è sempre facile da mantenere, specialmente per coloro che lavorano nei Territori Occupati Palestinesi, cosa che è stata messa in forte rilievo dai recenti sette giorni di bombardamenti sulla Striscia di Gaza.

ONG come Oxfam hanno rapidamente condannato l'escalation, dicendo che "la vera sicurezza per le persone a Gaza e nel sud di Israele arriva quando tutte le parti in conflitto metteranno le persone davanti della politica." Ma se la politica è riconosciuta come il problema, è possibile per gli umanitari ignorarla nella loro ricerca di soluzioni? Per alcuni, la linea di demarcazione tra gli aiuti umanitari e il sostegno politico è sempre più confusa.

La mappa efficace

La cartina che spiega l'evoluzione della situazione palestinese è ancora presa di mira per dissolverne il significato e ribadire la propaganda israeliana. In realtà, dimostra le ragioni di un popolo che si batte ancora per il proprio destino.

Qualche giorno fa il sito “Il Post” pubblicava un articolo di Giovanni Fontana (“La mappa bugiarda su Israele e Palestina”) che contestava la correttezza politica e storica della famosa mappa della perdita di terra palestinese dal 1946 ad oggi. L’analisi di Fontana è insidiosa perché fa finta di schierarsi con la “verità” e quindi dalla parte delle ragioni dei palestinesi per poi mettere nero su bianco una serie di affermazioni prese pari pari dall’ideologia sionista e contribuire così alla disinformazione e alla confusione riguardo il “conflitto israelo-palestinese”.

Operazione "PILLAR OF DEFENCE" - Comunicati del Forum Palestina

La "comunità ebraica" dà una mano a Monti e Alemanno

In occasione della imponente manifestazione degli studenti contro i diktat della troika e i tagli alla scuola pubblica, il portavoce della minoranza della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ne ha approfittato per un vero e proprio endorsement a sostegno del sindaco Alemanno e del governo Monti.

A proposito di soluzioni politico-istituzionali del conflitto in Palestina

Il presente articolo è costituito da materiali già pubblicati dall’autore nel bollettino dell’Associazione di solidarietà internazionale “Rete Radiè Resch” nel dicembre 2009 e su altri periodici

Per affrontare la questione del tipo di assetto politico-istituzionale da dare al territorio palestinese è necessario fare alcune premesse:

  1. Nel territorio della Palestina mandataria esiste oggi uno Stato unico, lo Stato d’Israele, basato su una dottrina di esclusione/inclusione, la dottrina sionista, sulla quale si è creato un sistema di apartheid che condiziona ogni aspetto della vita quotidiana sia degli esclusi, i palestinesi, sia degli inclusi, gli israeliani, e di cui il muro di separazione è solo la manifestazione più apparente;

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Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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