Il 16 marzo del 2003 Rachel Corrie muore a Rafah, schiacciata da un bulldozer israeliano, mentre tenta di impedire la demolizione di un’abitazione palestinese. Le sue lettere, indirizzate alla famiglia e pubblicate dopo la morte, raccontano una Gaza che non è diversa da quella odierna, in cui l’assedio israeliano continua e i raid si ripetono ciclicamente senza che le vittime facciano notizia.
“Sono in Palestina da due settimane e un giorno, e ho ancora poche parole per descrivere ciò che vedo (…). Io non so se molti dei bambini qui abbiano mai vissuto senza i buchi di carri armati alle pareti, senza le torri di un esercito di occupazione che li sorveglia costantemente da un orizzonte vicino.
Io penso, sebbene non sia del tutto sicura, che anche il più piccolo di questi bambini capisce che la vita non è così ovunque”.
Rachel Corrie ha appena 23 anni quando la sua vita viene schiacciata da un bulldozer Caterpillar D9R dell’Esercito israeliano a Rafah, Striscia di Gaza, il 16 marzo del 2003.
Sulla collina di detriti che le ruspe hanno formato nei terreni che circondano l’abitazione del medico Samir Masri, Rachel sta dritta in piedi con un megafono, e indossa un giubbino arancione ben noto alle forze di occupazione israeliana.
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