Ogni mattina a Jenin…
Non parliamo dello splendido romanzo storico di Susan Abulhawa che porta – non a caso – questo titolo. Parliamo dell’ennesima strage israeliana nel campo profughi di Jenin. Il luogo che 21 anni fa, nel 2002, patì l’operazione criminale israeliana denominata “scudo difensivo” iniziata con l’assedio, il taglio di elettricità, acqua e cibo e quindi l’invasione con oltre 150 tanks via terra, più elicotteri e F-16 per via aerea, su un campo profughi di meno di un chilometro quadrato, chiudendo ogni accesso alla Croce Rossa, alla Mezzaluna Rossa, ai giornalisti e a chiunque potesse testimoniare il massacro che “l’esercito più morale del mondo” stava commettendo nel campo in cui erano presenti membri della resistenza contro l’occupazione. Occupazione illegale, tanto per precisare.