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Israele arresta 27 palestinesi durante la notte di martedì 24 maggio

La scorsa notte l'esercito israeliano ha arrestato palestinesi in massa in tutta la Cisgiordania, anche in zona A

L'esercito israeliano ha invaso la città di Nablus entrando da due lati a nord: attraverso al-Dahiya, dove hanno arrestato i primi due palestinesi, e poi attraverso al-Jabal al-Shamali, dove ne hanno arrestato un terzo. Durante il raid dell’esercito di occupazione israeliano sono state chiuse molte strade di Nablus, soffocando il movimento dei residenti della città. Secondo gli accordi di Oslo, entrambi i quartieri di Nablus sono in zona A, apparentemente sotto il pieno controllo civile e militare dell’Autorità palestinese.

L’occupazione israeliana prosegue ininterrottamente i suoi progetti coloniali in Palestina

Nel nord della Cisgiordania alcuni gruppi di coloni sionisti hanno spianato parte della terre palestinesi demolendo edifici per proseguire la confisca di nuove terre e l’espansione degli insediamenti.

Domenica scorsa alcune ruspe hanno danneggiati e livellato terreni agricoli palestinesi nel villaggio di Jalud, quartiere a nord di Nablus. Queste demolizioni saranno funzionali per espandere l'insediamento Shvut Rachel, creando una nuova strada e fornendo terra per nuove unità abitative illegali.

L’ooccupazione economica israeliana del Golan siriano

Al-Marsad pubblica nuovamente il suo rapporto chiamato “Dagli insediamenti agli scaffali: l'occupazione economica del Golan siriano” in vista degli ultimi tentativi di Israele di creare ‘fatti sul terreno’ sia aumentando la popolazione dei coloni sia proseguendo con l'estrazione delle risorse naturali nel Golan siriano occupato.

Nonostante la comunità internazionale rifiuti la sovranità israeliana sul Golan siriano (vedi le dichiarazioni provenienti da Stati Uniti, Unione europea e Nazioni Unite) le recenti dichiarazioni e le conseguenti azioni intraprese da figure del governo israeliano continuano a creare ‘fatti sul terreno’, col rapido aumento degli insediamenti e della popolazione dei coloni e con l'estrazione delle risorse naturali, per rafforzare il controllo del territorio occupato, pratiche che rappresentano una continuazione delle politiche attuate da Israele subito dopo la guerra arabo-israeliana del 1967.

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Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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