La Procura della Repubblica di Milano, intrufola i suoi “uomini” dentro il corteo del 25 aprile 2018 con telecamera, mischiati e confusi tra bandiere sioniste dello stato di Israele, si soffermano in particolare in San Babila dove centinaia di uomini, donne e bambini son lì a manifestare solidarietà verso la Resistenza palestinese, a condannare i crimini dello stato ebraico, come amano definirsi i sionisti.
Raccolgono elementi per avviare un procedimento giudiziario contro chi esprime posizioni antisioniste e in seguito a ciò ora in cinque siamo rinviati a giudizio per manifestazione non autorizzata e incitamento all’odio razziale. Questo è il contributo che la Procura vuole dare alla campagna sionista internazionale tesa ad equiparare l’antisionismo all’antisemitismo. L’udienza preliminare è già stata fissata il 10/3/2020.
Molti di noi partecipano ai cortei del 25 aprile da anni immemori, partecipiamo perché comunisti, antirazzisti antifascisti, naturalmente e di conseguenza anche antisionisti.
Perché da un certo punto in poi abbiamo scelto di partecipare al presidio in piazza San Babila e non accodarci al corteo? Per spiegarlo dobbiamo prendere in prestito le parole dell’Associazione “Amici di Israele”, che nel 2004 scrisse in un suo comunicato: Le insegne della Brigata ebraica sfilano per la prima volta nel corteo del 25 Aprile 2004. Le motivazioni di questa decisione sono dichiarate ed esplicite: “stanchi di partecipare circondati da bandiere palestinesi [...] e per non farci annoverare tra la massa dei manifestanti anti-americani o anti-israeliani”.
La stessa associazione dichiara che la decisione di sfilare con la Brigata ebraica è solo un passaggio di un percorso che deve portare a “lo sdoganamento del sionismo” (testuale). Si legge: “Crediamo, infatti, importante spiegare agli italiani che il sionismo è un ideale alto, nobile e giusto”.
È quindi espressamente dichiarato che la sfilata della Brigata ebraica è un’operazione di propaganda del sionismo ed è organizzata dall’associazione “Amici di Israele”.
A questo punto per noi è impossibile far finta di nulla, costringerci a sfilare dietro le bandiere dello stato sionista e razzista non è nemmeno da prendere in considerazione per chi è schierato con il popolo palestinese, con la sua resistenza alla decennale occupazione, contro la Pulizia Etnica effettuata dalle milizie para fasciste dell’Haganà ed altre organizzazioni terroriste sioniste.
Sono tanti e tanti i massacri compiuti dall’esercito sionista, tanti ed impossibili da riportare esaustivamente qui sopra. Vogliamo solo ricordare il commento di Benny Gantz, un ex generale sionista, considerato uno di “sinistra”: “Parti di Gaza sono state restituite all’età della pietra … 6.231 bersagli distrutti … 1.364 terroristi uccisi … 3.5 anni di quiete … Una schiacciante vittoria”. Il commento che ci viene spontaneo è: Se questo è un uomo!
Per chiudere: Israele è sempre presente. Può essere assente dai discorsi, può sembrare invisibile. Nel mondo ci sono tante marionette che servono Israele direttamente o tramite gli americani. In Sud America come nel caso recente del golpe in Bolivia, in Africa e in Medio Oriente, Israele in realtà è il partner principale in quello che sta succedendo, provoca e trae vantaggio dalle guerre imperialiste e dal colonialismo in corso.
È chiaro che l’attacco contro di noi è un attacco contro tutto il movimento di solidarietà alla resistenza del popolo palestinese e contro chiunque esprima posizioni critiche alle politiche razziste del sionismo. Per questo pensiamo che questa nostra condizione di antisionisti sottoposti a processo, per incitamento all’odio razziale, debba essere colta come occasione per mettere sotto processo il sionismo e rilanciare la solidarietà verso il popolo palestinese.
Per non dimenticare le ferite imposte al popolo palestinese: un uomo tiene la mano di Maria al-Gazali, una bambina palestinese di 14 mesi, mentre il suo corpo giace su una barella in un ospedale di Beit Lahia, nel nord di Gaza il 5 maggio 2019. È morta durante un attacco aereo israeliano.
No al sionismo – Palestina libera
Compagni indagati per il 25 Aprile 2018
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