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Le famiglie dei prigionieri palestinesi chiedono intervento urgente

Le famiglie dei palestinesi detenuti da Israele hanno fatto appello questa settimana perché si organizzi subito un’azione di sostegno allo sciopero della fame di massa del 13 settembre, mentre individualmente alcuni prigionieri hanno già cominciato a rifiutare il cibo.

Migliaia di prigionieri parteciperanno ad uno sciopero di massa di un giorno domani, 13 settembre, avvio della campagna “Salva lo sciopero” per chiedere ad Israele la completa implementazione dell’accordo che pose fine allo sciopero “Dignità” il 14 maggio 2012.

“L’accordo permetteva a tutti i prigionieri di Gaza di ricevere visite dalle famiglie”, dice Sayeda Saftawi, moglie del detenuto Emad El Deen Saftawi. “Ma dopo quattro mesi, non sono stata ancora in grado di vedere mio marito”.

Israele ha inoltre continuato a detenere prigionieri in isolamento, nonostante avesse accettato di trasferirli insieme al resto della popolazione carceraria, e a rinnovare gli ordini di detenzione amministrativa in violazione dell’accordo del 14 maggio. Due detenuti amministrativi con ordini estesi, Samer Al-Barq e Hassan Safadi, sono oggi giunti rispettivamente al 113esimo e all’83esimo giorno di sciopero della fame.

“Chiediamo sostegno a tutto il mondo perché si attivi per fare pressioni su Israele affinché interrompa le quotidiane violazioni contro i nostri figli, fratelli e mariti. Chiediamo sostegno per ottenere i nostri diritti violati ogni giorno da Israele”, dice Mona Abu Salah, madre di due prigionieri, Fahmi e Salah Abu Salah.

Le famiglie hanno chiesto di manifestare di fronte alle ambasciate israeliane, ai consolati e alle missioni e di fronte alle organizzazioni internazionali, alle società in affari con Israele – come G4S – e in altri luoghi pubblici da domani, 13 settembre, a mercoledì 19.

Il Ministero palestinese per i Detenuti
 

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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