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Appello di Obeidat per un confronto popolare sulla normalizzazione

Il 2 febbraio lo scrittore e analista politico Rasim Obeidat ha parlato agli studenti di Gerusalemme circa la normalizzazione, le strategie e i meccanismi per affrontarla. A questo proposito, ha detto Obeidat, «dall'inizio del conflitto, il popolo palestinese ha dovuto prestare sempre più attenzione a livello popolare e nazionale rispetto ai rischi di normalizzazione e ai tentativi per imporla al nostro popolo, spingendo verso l'accettazione di Israele come un'entità naturalmente e giustamente insediata sulla nostra terra e sulle rovine e le tragedie del nostro popolo».

Egli ha sottolineato che l'etica e i valori popolari arabi hanno giocato un ruolo importante nei confronti di coloro che cercavano di vendere la loro terra all'occupante, e hanno continuato a svolgere un ruolo cruciale nella costruzione della sensibilizzazione pubblica grazie al confronto con le politiche reazionarie che mirano a importare la normalizzazione nella società civile palestinese.

Obeidat ha dichiarato che la "normalizzazione" è nata come un termine e un concetto politici dopo gli accordi di Camp David del 1979, occasione in cui Israele ha insistito sulla creazione di "normali" relazioni economiche, politiche, culturali, commerciali, diplomatiche e di sicurezza con l'Egitto prima della restituzione delle terre arabe occupate, del riconoscimento e dell'attuazione dei diritti del popolo palestinese (compresa l'attuazione delle risoluzioni internazionali).

«Il concetto culturale e politico di "normalizzazione" è il prodotto di una cultura della sconfitta e della resa, istituzionalizzata da Sadat a Camp David», ha detto Obeidat, notando che tale concetto è stato ampliato dalle politiche militari ed economiche della sconfitta, che vedono gli Stati Uniti e Israele come i fattori determinanti di qualsiasi soluzione. Pertanto, tale politica risponde alle condizioni e ai dettami di Israele e degli Stati Uniti sul radicamento o la risoluzione del conflitto arabo-israeliano, due satati che hanno etichettato qualsiasi soluzione diversa dalle loro come "irrealistica, irragionevole ed estremista".

«L'accettazione di questo concetto dal punto di vista politico ha seriamente danneggiato la causa araba e palestinese, e ha tentato di soffocare tutte le altre soluzioni e opzioni volte al recupero della nostra terra e dei nostri diritti, ha detto Obeidat; la normalizzazione guida i negoziati e allo stesso tempo oscura completamente le radici della lotta, nasconde la violenza usata contro il popolo palestinese e la nazione araba dall'occupante per preservare il proprio potere e dimentica la repressione dei nostri diritti fondamentali. La normalizzazione cerca di minare la morale, la legittimità politica e giuridica della nostra lotta per la libertà, fornendo una copertura per l'occupazione e la sua aggressività».

La normalizzazione, ha aggiunto Obeidat, mira fondamentalmente a liberare l'occupazione dall'isolamento regionale e internazionale. Di recente c'è stato un aumento significativo dell'attività di normalizzazione, che è diventata un vero e proprio "tsunami". Lo scrittore ha osservato che la normalizzazione pre-Oslo è differente da quella post-Oslo, in quanto durante quei negoziati l'Autorità Palestinese ha accettato numerose condizioni e accordi che la obbligano ad impegnarsi nell'attualizzazione della normalizzazione a più livelli, in accordo con l'occupazione, sul livello della sicurezza, nonché sui piani politico, culturale, accademico e istituzionale.

L'Autorità è il "bulldozer" della normalizzazione, ha dichiarato Obeidat, ma il pericolo maggiore per la nostra cultura e la consapevolezza dell'occupazione non proviene dalla normalizzazione dell'Autorità, ma dagli sforzi intellettuali, culturali, politici e sportivi che tentano seriamente di spostare la normalizzazione da un programma ufficiale dell'Autorità palestinese ad un livello popolare palestinese. Questo sta accadendo in particolare presso le università e le scuole sotto bandiere malignamente false e ingannevoli che promuovono accordi scientifici, accademici, didattici, sportivi, artistici e di altro tipo, destinati a penetrare il muro della coscienza palestinese, distorcendo la cultura e minando le fondamenta della narrazione palestinese. Obeidat ha condannato le élites, che non rappresentano il popolo palestinese, da dentro o fuori la Palestina, e che cercano di testare le loro idee e concetti contro la realtà palestinese, a prescindere dalla applicabilità o inapplicabilità di tali concetti e visioni, anche quando questi concetti sono incompatibili con i diritti del popolo e della causa nazionale palestinese.

Obeidat ha fatto un appello per discutere della normalizzazione ad un livello popolare per prevenirne l'espansione, sostenedo che «è dovere di ogni comunità nazionalmente orientata e degli attivisti istituzionali impegnarsi in campagne per affrontare la normalizzazione e per sensibilizzare l'opinione pubblica contro questo pericolo». Lo studioso ha invitato i presenti a mobilitarsi con tutte le energie e gli sforzi possibili per smascherare i rapporti finanziari e istituzionali guidati da programmi di normalizzazione. A conclusione della manifestazione, Obeidat ha risposto alle domande degli studenti. Alla conferenza ha partecipato un gran numero di studenti del Parlamento della gioventù di Gerusalemme così come molte comunità e gruppi di studenti, compresi coloro che hanno causato il fallimento di una serie di incontri e conferenze "normalizzate" previste a Gerusalemme.

Fonte: PFLP
Traduzione a cura di PalestinaRossa

 

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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