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Azione contro i servizi forniti dalla G4S alle carceri israeliane

In occasione della Giornata dei Prigionieri Palestinesi, la società civile palestinese
e le organizzazioni dei Diritti Umani lanciano l'appello per un’azione
contro i servizi forniti dalla
G4S alle carceri israeliane

17 APRILE 2012

Dichiarazione congiunta

Oggi, giornata dei prigionieri palestinesi, noi, sottoscritti, appartenenti alla società civile palestinese e alle organizzazioni dei diritti umani, salutiamo tutti i prigionieri politici palestinesi, in particolare quelli impegnati nella coraggiosa disobbedienza civile attraverso scioperi della fame in corso, in segno di protesta per le continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale. Sottolineando il carcere come una componente essenziale del sistema di occupazione israeliano, colonialista e di apartheid praticato contro il popolo palestinese, chiediamo di intensificare la campagna globale per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS)  per colpire le aziende che traggono profitto direttamente dal sistema carcerario israeliano. In particolare, chiediamo di intraprendere azioni rivolte alla G4S, la più grande società internazionale di sicurezza del mondo, che aiuta a mantenere e trarre profitto dal sistema carcerario israeliano [1], per la sua complicità con le violazioni israeliane del diritto internazionale.

La detenzione dei palestinesi è una forma di violenza israeliana istituzionalizzata e comprende tutte le fasi del processo di carcerazione. I prigionieri politici palestinesi affrontano torture sistematiche e maltrattamenti da parte dei soldati israeliani. Sono spesso e ingiustificatamente negate le visite dei familiari e dell'avvocato. Nel tentativo di reprimere qualsiasi forma di disobbedienza civile all'interno delle carceri, vengono utilizzate contro i prigionieri palestinesi punizioni collettive, periodi prolungati di isolamento, assalti ai prigionieri da parte di forze speciali militari e divieto d’accesso all'istruzione. Da aprile 2012, si sono contati 4.610 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri di Israele, tra cui 203 bambini, 6 prigioniere di sesso femminile e 27 membri del Consiglio legislativo palestinese. 322 palestinesi sono attualmente trattenuti in detenzione amministrativa senza accusa, né processo. [2]

La gravità dell’ingiustizia e degli abusi subiti da prigionieri politici palestinesi hanno spinto molti prigionieri ad iniziare uno sciopero della fame a diversi intervalli in segno di protesta contro le dure condizioni del carcere, torture e maltrattamenti e uso arbitrario di Israele della detenzione amministrativa. Mentre i recenti scioperi della fame di Khader Adnan, conclusosi dopo 66 giorni, e di Hana Shalabi, durato 43 giorni, si sono risolti con accordi individuali, le politiche del Servizio carcerario israeliano rimangono invariate e sono ormai dirette a contenere gli scioperi della fame attraverso misure punitive, come il divieto delle visite con gli avvocati e le famiglie. Oggi, oltre 1.000 prigionieri politici palestinesi si sono uniti ad almeno altri 8 a uno sciopero della fame pubblico, tra cui Bilal Diab e Thaer Halahleh, in sciopero dal 29 febbraio 2012.

Alla luce di questa crescente campagna di disobbedienza civile dall'interno delle carceri, chiediamo la responsabilità di tutte le aziende che consentono e direttamente traggono profitto dalle continue e impunite violazioni da parte di Israele dei diritti dei detenuti palestinesi. In particolare, chiediamo un’azione contro la società di sicurezza anglo-danese G4S, che ha firmato un contratto nel 2007 con l'Autorità carceraria israeliana per fornire sistemi di sicurezza alle principali prigioni israeliane. [3] La G4S fornisce sistemi di sicurezza nelle prigioni di  Ketziot e Megiddo, che detengono i prigionieri politici palestinesi dal territorio occupato palestinese all'interno di Israele in violazione del diritto internazionale. [4] La società ha inoltre fornito attrezzature al carcere di Ofer, situato nella Cisgiordania occupata, e ai centri di detenzione Kishon e Moskobiyyeh, dove le organizzazioni per i diritti umani hanno documentato la tortura e il maltrattamento dei prigionieri palestinesi, tra cui detenuti bambini. [5] La G4S continua a fornire attrezzature alle carceri israeliane. [6]

Inoltre, la G4S è coinvolta in altri aspetti dell’apartheid e del regime di occupazione israeliano: essa ha fornito attrezzature e servizi per i posti di blocco lungo il muro illegale di Israele in Cisgiordania  e ai check points che isolano il territorio occupato di Gaza. La G4S ha anche firmato contratti per attrezzature e servizi alla Polizia israeliana in Cisgiordania e alle imprese private negli insediamenti illegali. [7] Un gruppo di esperti legali ha concluso che la G4S potrebbe essere perseguita penalmente per le sue attività a sostegno del muro illegale di Israele e altre violazioni del diritto internazionale. [8]

Accogliamo con favore le due seguenti notizie: l'Unione europea ha annunciato di non aver rinnovato il suo contratto per i servizi di sicurezza con la G4S [9], a seguito delle pressioni da parte di gruppi per i diritti dei palestinesi; e la precedente decisione dell'Associazione Studenti dell’Università di Edimburgo di bloccare il contratto con la G4S. [10] Ci appelliamo anche agli altri enti pubblici, privati e istituzioni della società civile a seguirne l'esempio e  terminare i loro rapporti con questa azienda che agisce al servizio dell’apartheid israeliano e altre violazioni del diritto internazionale. Chiediamo che la dirigenza palestinese vieti alla G4S di partecipare alle gare d'appalto pubbliche e private, e chiediamo al mondo arabo la rigorosa applicazione della normativa del boicottaggio, contro le aziende che hanno collaborato con il sistema carcerario israeliano.

Notiamo anche che la G4S è stata attivamente contestata da altri gruppi della società civile in altre parti del mondo per il suo ruolo nella controversa deportazione e regimi di detenzione, l'abuso dei diritti dei lavoratori, le violazioni dei diritti umani universali e il suo coinvolgimento nella privatizzazione dei servizi pubblici. Cerchiamo di lavorare insieme per denunciare non solo la G4S, ma anche i ruoli di società di reclusione e sicurezza private, quali strumenti politici per mettere a tacere e intimidire le comunità in tutto il mondo.

Tra gli scioperi della fame e il pubblicizzato accordo per lo scambio di prigionieri nel mese di ottobre, le questioni dei prigionieri palestinesi hanno guadagnato recente attenzione in ambito internazionale. Tuttavia, nonostante questa maggiore attenzione e le critiche da parte di organismi delle Nazioni Unite, non ci sono stati cambiamenti istituzionali compiuti da Israele in merito alle violazioni dei diritti umani commesse contro i prigionieri politici palestinesi. [11] Nel tentativo di contrastare la mancanza di volontà di Israele di cambiare le sue politiche e la mancanza di responsabilità per le sue innumerevoli violazioni dei diritti umani, misure alternative, come quella di evitare la partecipazione di aziende come le G4S, dimostrano di essere uno dei pochi passaggi successivi verso efficaci pressione su Israele a rispettare il diritto internazionale.

E’ ora di rompere questa catena di complicità internazionale!

Fonte: ADDAMEER
Traduzione a cura di PalestinaRossa


[1] http://www.whoprofits.org/articlefiles/WhoProfits-PrivateSecurity-G4S.pdf
[2] 
http://www.addameer.org/files/Brochures/addameer-palestinian-political-prisoners-brochure-2010.pdf
[3] 
http://www.whoprofits.org/articlefiles/WhoProfits-PrivateSecurity-G4S.pdf, p.7
[4] Article 77 of the Fourth Geneva Convention prohibits the transfer of prisoners from occupied territory to the occupying country.
[5] 
http://www.whoprofits.org/articlefiles/WhoProfits-PrivateSecurity-G4S.pdf, p14-15
[6] 
http://corporateoccupation.files.wordpress.com/2012/01/targeting-israeli-apartheid-jan-2012.pdf, p.135
[7] Ibid.
[8] 
http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/wp-content/uploads/2011/01/RTOP-London-Session-Findings.pdf, p.18
[9] 
http://ted.europa.eu/udl?uri=TED:NOTICE:118611-2012:TEXT:EN:HTML&tabId=1 (registration required)
[10] 
http://www.bdsmovement.net/2011/edinburgh-university-students-vote-to-ban-g4s-8279

Addameer Prisoners’ Support and Human Rights Association
Sahar Francis
Direttore Generale

Aldameer Association for Human Rights
Khalil Abu Shammala
Direttore Generale
The Palestinian Boycott, Divestment and Sanctions National Committee (BNC)
Ismat Quzma
Coordinatore

Al Mezan Center for Human Rights
Issam Younis
Direttore Generale

Badil Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights
Najwa Darwish
Direttore Generale

Defence for Children International
Sezione Palestina
Rifat Kassis
Direttore Generale

Ensan Center for Human Rights and Democracy
Shawqi Issa
Direttore Generale

Hurryyat - Centre for Defense of Liberties and Civil Rights
Helmi Al-Araj
Direttore Generale

Jerusalem Center for Legal Aid and Human Rights
Issam Aruri
Direttore Generale

Ramallah Center for Human Rights Studies
Iyad Barghouti
Direttore Generale

The Palestinian Non-Governmental Organizations Network
Allam Jarrar
Membro del Comitato Direttivo

Women’s Centre for Legal Aid and Counselling
Maha Abu Dayyeh
Direttore Generale

The Grassroots Palestinian Anti-Apartheid Wall Campaign
Jamal Jum'a
Coordinatore

 

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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