Abbiamo scritto più volte che riguardo la Palestina vige da sempre una narrazione sionista entrata nella testa di ampi gruppi, a volte pure tra quanti dicono di comprendere la necessità di uno stato per i palestinesi (un processo di colonizzazione sionista della palestina). Lo abbiamo denunciato e ribadito più volte.
Recentemente ci è capitato di riprendere in mano alcuni ritagli de Il Manifesto che avevamo tenuto da parte, si tratta di due scritti apparsi nella rubrica “Lettere”, quella del 27 aprile 2019 di Guido Viale dal titolo “La contestazione alla Brigata Ebraica a Milano” e quella del 30 aprile 2019 dove viene pubblicata la lettera di Marco De Luca dal titolo “Abbiamo aiutato la causa palestinese?”.
Prima di entrare nel merito diciamo subito che Il Manifesto ha sempre censurato ogni nostra lettera nella quale spiegavamo per filo e per segno cos’è realmente la Brigata Ebraica, quali sono i motivi per cui noi, “gruppo relativamente sparuto” come “generosamente” ci definisce Guido Viale, ogni 25 aprile scendiamo in piazza per contestare le bandiere sioniste, che troviamo vergognoso possano mostrarsi nel corteo che ricorda la Resistenza italiana.
Il Manifesto censura in pieno accordo con il non rispetto di chi non ha voce, una politica presente dentro le proprie origini, quindi difficile liberarsene. In fondo è pur comprensibile visto che arrivano dal PCI, ed anche se ad un certo punto ne sono stati allontanati intendevano restarci, come scrivono loro stessi nel recente supplemento “Un lavoro Collettivo” del 21 giugno 2019, dove appunto ricordano i 50 anni del giornale.
Parliamo di narrazione sionista quando si affronta qualcosa che si riferisce alla Palestina, all’occupazione israeliana della Palestina. Il “peccato originale” sta nella posizione “due popoli, due stati” che di fatto riconosce l’occupazione e quindi automaticamente accantona la Pulizia Etnica, il genocidio dei palestinesi, il progetto sionista. Questi crimini vengono messi da parte, accettando “il dato di fatto”, il “fatto compiuto”, sempre presente in tutte le azioni sioniste fin dagli anni ‘40.
Cosa scrive Guido Viale nella sua lunga lettera?
Inizia appunto parlando di “gruppo relativamente sparuto che ha contestato la presenza dei rappresentanti della brigata ebraica”.
Qui, dando la notizia, c’è la prima falsificazione, perché noi abbiamo scritto fino alla noia che principalmente contestiamo la presenza delle bandiere dello stato sionista. Infatti qualora questa vergogna non si dovesse presentare anche il “gruppo relativamente sparuto” parteciperebbe in altre forme e contenuti all’interno del corteo.
Riprendiamo uno dei nostri numerosi comunicati: «Le insegne della Brigata ebraica sfilano per la prima volta nel corteo del 25 Aprile 2004. Le motivazioni di questa decisione sono dichiarate ed esplicite. Nel sito degli Amici di Israele si legge che sono costoro a decidere di sfilare sotto le insegne della Brigata ebraica perché “stanchi di partecipare circondati da bandiere palestinesi...e per non farci annoverare tra la massa dei manifestanti antiamericani o antiisraeliani”. La stessa associazione dichiara che la decisione di sfilare con la Brigata ebraica è solo un passaggio di un percorso che deve portare a “lo sdoganamento del sionismo”. Si legge: “Crediamo, infatti, importante spiegare agli italiani che il sionismo è un ideale alto, nobile e giusto”».
È quindi espressamente dichiarato che la sfilata della Brigata ebraica è un’operazione di propaganda del sionismo ed è organizzata dalla associazione “Amici di Israele”. Più chiaro di così...!
Ma è altrettanto chiaro che se sei cresciuto dentro la narrazione sionista è complicato ragionare e comprendere anche qualcosa di semplice, che come diceva Brecht, son quelle cose difficili a farsi.
Conoscendo l’autore non ci è permesso parlare di ingenuità, quindi diciamo che la malafede contenuta nella lettera non si ferma qui, anzi.
La propaganda dei media contro gli attivisti pro Palestina non è dovuta al loro preciso ruolo al servizio dei sionisti, figuriamoci, infatti prosegue: “offrendo a stampa e media l'ennesima occasione di nascondere dietro a uno scoop vecchio come Matusalemme la realtà e le ragioni di una mobilitazione larghissima, con moltissimi giovani, venuti per celebrare la vittoria della resistenza antifascista di 74 anni fa”. Insomma la colpa è nostra se i media sono servi.
Ma Guido Viale non si ferma a voler ridicolizzare il nostro impegno e la nostra “non troppo sparuta mobilitazione”, troppo forte è il voler ribadire “quello che è stato è stato, scurdammoci o passato”, e scrive: “È probabile che la partecipazione al corteo con le bandiere della brigata ebraica metta in conto la sua contestazione con l'obiettivo di conquistare la scena a Israele e alla sua politica. Se così non fosse potremmo forse vedere in mezzo a quello spezzone qualche cartello o striscione di solidarietà con le vittime della repressione dei palestinesi. Ma dubito che la comunità ebraica lo permetterebbe. Come sarebbe bello vedere nell'altro spezzone filo-palestinese, quello che marciava separatamente dai contestatori, al posto delle invettive contro Israele - che proprio perché invettive si prestano a venir presentate come manifestazioni di antisemitismo - qualche cartello di solidarietà con le vittime degli attentati contro la popolazione ebraica (so bene che i morti israeliani sono cento volte meno di quelli palestinesi; ma i morti non si contano, ciascuno posa da solo per mille) o, per lo meno, di solidarietà con i (pochi) cittadini israeliani che si battono peri diritti dei palestinesi”.
Ci sembra tutto molto chiaro, qualche problema possono averlo solo coloro che, come i due autori delle lettere, hanno la testa ed il cuore impregnati della narrazione sionista.
Per andare a concludere riportiamo quanto abbiamo scritto, nero su bianco, in un nostro comunicato del 2016: «la nostra contestazione non è inerente alla presenza della Brigata ebraica in sé, ma alla presenza delle bandiere israeliane (che sono altra cosa) e contro coloro che si fanno promotori della loro presenza in corteo». A tal proposito ricordiamo le parole del presidente dell’associazione Amici Di Israele Eyal Mizrahi: «Cari Amici Di Israele e simpatizzanti, anche quest’anno l’associazione Amici Di Israele sfilerà al corteo del 25 Aprile a Milano sotto lo striscione della Brigata Ebraica. Il punto di raccolta sarà in Corso Venezia angolo Via Boschetto alle ore 14.00. La partenza del corteo avverrà alle ore 14.30 ma ci riuniremo un po’ prima per poterci organizzare meglio. Vi invitiamo a portare le bandiere israeliane che avete [...]».
Sulla seconda lettera, quella del 30 aprile firmata da Marco De Luca c’è poco da aggiungere a quanto finora scritto.
De Luca approva quanto firmato da Viale volendo però ribadire il nostro ruolo nefasto, a suo dire, e giustifica pienamente la viltà delle parole espresse dal palco, che accettando integralmente le falsità sioniste e ci accusano per il “grave episodio di antisemitismo”.
Questi signori sempre silenti davanti ai crimini sionisti in Palestina e fuori gracchiano a comando per servire al meglio chi commette i crimini contro i palestinesi.
Il “nostro” conclude maliziosamente: “abbiamo aiutato la causa palestinese?"
Noi crediamo che la causa palestinese si aiuti raccontando la verità, non ripetendo come pappagalli quanto esce dall’asbara sionista, quindi alla domanda di Marco De Luca rispondiamo serenamente che noi certamente pensiamo di aver aiutato la causa palestinese.
Lui di certo no.
Collettivo PalestinaRossa