Cari/e compagni/e, cari/e amici/amiche, sono trascorsi anni, anni molto lunghi dietro queste abominevoli mura ed è sempre la stessa emozione e la stessa determinazione che si prova facendo eco alla vostra mobilitazione di solidarietà.
Compagni/e credetemi, sapervi riuniti questa sera a Marsiglia all’iniziativa del “Collettivo Paca” e appreso della partecipazione di tutte queste strutture ed espressioni di lotta, mi rafforza e mi riscalda il cuore, soprattutto mi conforta nella mia convinzione che sempre insieme, nella diversità dell’espressione solidale, si può far progredire la mobilitazione, assumendo sempre più il terreno della lotta anticapitalista e antimperialista.
Come noterete, compagni/e, oggi giorno diviene sempre più evidente che il tempo passato dietro le sbarre non costituisce più il fattore principale o sufficiente per la liberazione di questo o quel rivoluzionario prigioniero... E’ inutile indugiare a lungo sulle diverse arguzie giudiziarie evocate dal procuratore o dalla presidentessa all’ultima udienza della Corte d’appello per giustificare il loro ennesimo rifiuto a fissare la fine della mia incarcerazione. Forse servirà sottolinearlo, la mia situazione è lungi dall’essere un caso a parte isolato o un poco eccezionale. Infatti, risponde assolutamente ai criteri della politica dell’annientamento cui sono sottoposti i rivoluzionari prigionieri protagonisti detenuti, sia qui nei centri del sistema imperialista, che laggiù nelle periferie.
Nel corso di tutti questi anni passati, la mobilitazione degli uni e degli altri compagni e le molteplici iniziative che avete saputo sviluppare hanno contribuito efficacemente a smascherare l’accanimento giudiziario e tutto ciò che somiglia piuttosto a un a vendetta dello Stato.
Compagni/e, occorre inoltre precisare che questo accanimento giudiziario teso a distruggere e cancellare protagonisti rivoluzionari prigionieri non è né fortuito né gratuito, rientra fin dall’inizio e in modo sistematico nella dinamica globale della contro - rivoluzione preventiva... Dalle galere sioniste a quelle del Marocco, dalle celle d’isolamento in Turchia a quelle ancora più cupe in Grecia e altrove in Europa e nel mondo, si con stata sempre la stessa cosa: l’accanimento giudiziario è solo un elemento di un’ampia panoplia messa a disposizione della contro - rivoluzione preventiva.
Certo, questa serie di misure e di leggi non smette di rafforzarsi, compagni/e, in questi tempi di crisi generale che scuote i pilastri del sistema a livello mondiale. Nella loro guerra scatenata contro le masse popolari e i protagonisti rivoluzionari che agiscono contro il sistema dentro i movimenti di lotta in corso, gli apparati repressivi e penitenziari cercano con ogni mezzo di trasformare i rivoluzionari prigionieri da riferimento per la lotta in un esempio utile a terrorizzare i prigionieri recalcitranti che si ribellano. Ecco perché agli apparati occorre assolutamente, in mancanza di potere, spezzarli affinché abiurino e rinneghino le loro convinzioni, seppellirli vivi e così servirsene il più a lungo possibile per influire sul morale di chi lotta.
Detto questo, cari/e compagni/e, cari/e amici/amiche, è sempre a livello delle istanze politiche che si decide il margine e il peso del rituale giudiziario in questo o quel caso. La liberazione di questo o quel prigioniero dipende sempre dalla mobilitazione connessa alla dinamica globale della lotta in corso. Infatti, si libera un rivoluzionario prigioniero solo quando ci si rende conto che la sua incarcerazione comincia a influire molto più pericolosamente di un suo possibile rilascio. Solo in questo caso l’ordine di rilascio non troverà più ostacoli da parte delle istanze politiche interessate.
Perciò, la solidarietà più adeg uata che si può esprimere a un prigioniero politico è quella d’impegnarsi sempre più nell’ambito della lotta contro il sistema di sfruttamento e di potere. Sempre alla luce di questa costatazione vanno giudicate le varie misure e le leggi adottate un po’ dappertutto in questi ultimi tempi contro i prigionieri politici...
Cari/e compagni/e, cari/e amici/amiche, le condizioni detentive nelle carceri sioniste non cessano di peggiorare giorno per giorno e, come saprete, compagni/e, la solidarietà internazionale si rivela un’arma indispensabile per affrontarle... Certamente, le masse popolari palestinesi e le loro avanguardie rivoluzionarie possono sempre contare sulla vostra mobilitazione.
Nei prossimi giorni si commemora la “Giornata della terra” in Palestina e nei campi profughi in Paesi limitrofi. Sicuramente è un’ottima occasione per dire a Netanyahu e soci che il popolo palestinese non è solo. Che mille iniziative solidali fioriscano a favore delle masse popolari in lotta. Che mille iniziative solidali si sviluppino a favore dei rivoluzionari che resistono nelle prigioni sioniste e nelle celle d’isolamento in Marocco, Turchia, Grecia e altrove nel mondo.
Contro l’imperialismo e i suoi cani da guardia sionisti e altri reazionari arabi!
Onore ai martiri e alle masse popolari in lotta!
La solidarietà, tutta la solidarietà alla lotta del popolo palestinese e ai suoi prigionieri che resistono!
Insieme, compagni/e, vinceremo solo insieme!
A voi tutti, compagni/e, i miei saluti più calorosi Comunisti.
Georges Ibrahim Abdallah
21 marzo 2015