Sessant’anni di Nabka hanno significato l’estirpamento della maggioranza del nostro popolo dalla sua terra nativa e la fondazione dell’entità usurpatrice sionista attraverso la forza, il terrore, i massacri e la falsificazione della storia, la fabbricazione di miti nazionalisti e religiosi, in modo da assicurare i traguardi e gli obbiettivi dell’entità sionista fascista, coloniale e occupante della terra di Palestina.
Sessantasei anni sono passati e si è visto solo l’intensificarsi del conflitto tra l’entità sionista, che lavora costantemente per replicare e perpetrare i risultati della Nakba, e il nostro popolo, che resiste e rinnova il ricordo ogni anno, rifiutando di accettare i risultati di questa “catastrofe” pretendendo invece i propri diritti storici e riaffermando la propria unità. Conserviamo e rinnoviamo i nostri ricordi – il profumo appartenente a ogni villaggio e città dai quali la nostra gente è stata espulsa; resta ancora oggi la fragranza dai frutteti e dei frutti, l’onore dei martiri, le ferite di chi lotta per la libertà, le sofferenze dei prigionieri e dei detenuti. La memoria popolare contiene le immagini della nostra coscienza collettiva nazionale: ricordi di deportazione, alienazione e sofferenza hanno mantenuto la nostra causa viva e rafforzato lo spirito della resistenza, l’attaccamento ai nostri diritti e ai traguardi nazionali.
Nonostante tutti i sacrifici compiuti dal nostro popolo durante i 60 anni di Nakba e nonostante che la coraggiosa resistenza non abbia mai smesso di affrontare il progetto sionista, la causa nazionale è esposta a un rischio reale. Il nemico accelera l’intensificarsi dell’occupazione e l’incorporamento di nuova terra, approfittando della debolezza e della divisione nella situazione palestinese e la preoccupazione verso gli sviluppi interni nel mondo arabo in alcuni paesi centrali e il coinvolgimento della comunità internazionale in questi paesi della regione.
Nel frattempo il nemico accelera l’espansione delle colonie in Cisgiordania, spinge per completare la costruzione del muro di Apartheid e la giudaizzazione di Gerusalemme, intensifica l’abuso sistematico della moschea di Al Aqsa - nel tentativo di dimostrare che fu costruita sulle rovine del loro tempio. Il nemico inoltre sta accelerando le procedure per la creazione del cosiddetto “Stato ebraico”, per revocare il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi rendendo permanente lo spostamento del nostro popolo dalla nostra patria, la Palestina storica.
Il progetto sionista è chiaramente in completa contraddizione con il nostro progetto nazionale, un fatto apertamente dichiarato senza equivoci dal nemico, senza alcun riguardo per il diritto internazionale, le risoluzioni di legittimità internazionale o le istituzioni internazionali. Invece è dedicato a garantire il riconoscimento delle loro richieste come condizione per il proseguimento dei negoziati, i cui "risultati" vengono stabiliti con il progetto sionista come unico riferimento. Di conseguenza il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina richiama a combattere contro questo progetto attraverso:
- il rinnovamento del nostro attaccamento ai diritti storici e gli obiettivi nazionali del nostro popolo, e il rifiuto di tutti i progetti politici dediti ad eliminare questo percorso;-riformulare una strategia nazionale palestinese tenendo a mente come punto di partenza la contraddizione primaria del progetto sionista.
- Porre fine ai negoziati in maniera totalitaria, dato che hanno dimostrato solo le loro conseguenze disastrose e sono quindi in realtà una vera e propria minaccia per la causa nazionale, minacciano le lotte per volgere la Nakba in corso al suo termine. In questo contesto il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina chiede una revisione immediata della decisione del Consiglio Centrale nella sua ultima sessione in riferimento ai negoziati, permettendo il ritorno a questi in caso vengano esaudite le condizioni e le richieste, quando tutti sono a conoscenza che questa è una farsa e che l'interruzione dei negoziati è l' unica opzione.
- Lavorare rapidamente per porre fine alla divisione, occuparsi responsabilmente e seriamente dei meccanismi che sono stati concordati, invece di gestire la divisione, e sviluppare accordi per raggiungere ad un’unità nazionale basata su un programma politico incentrato sui diritti dei palestinesi e sulle costanti nazionali, mantenendo aperte tutte le opzioni di resistenza all'occupazione. Questo significa unità nel vero senso della parola e che l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e le sue istituzioni e tutti i componenti del sistema politico devono organizzare elezioni democratiche con una rappresentazione proporzionale integrale.
- Resistere ai tentativi da parte del nemico sionista di forzare un "riconoscimento" dell’ebraicità dello Stato e restare saldamente attaccati al diritto dei rifugiati di tornare alle loro case, che venne stipulato nella risoluzione 194 delle Nazioni Unite . Porre fine a qualsiasi suggerimento o iniziativa che possa distogliere da questo diritto.
- Chiedere alle Nazioni Unite di eseguire le proprie mansioni, per porre fine all'occupazione israeliana e attuare le pertinenti risoluzioni riguardanti i diritti del popolo palestinese: il ritorno, la propria autodeterminazione e uno Stato indipendente con piena sovranità sulla terra di Palestina e con Gerusalemme come capitale. Inoltre richiedere alle Nazioni Unite di aderire alle proprie responsabilità verso i rifugiati palestinesi e in particolare di risolvere la loro situazione nei campi in Libano e in Siria, la cui sofferenza e lo spostamento sono stati rinnovati ancora una volta, e porre fine alla politica di riduzione dei servizi dell'UNRWA verso i rifugiati. Le Nazioni Unite devono rispettare le proprie responsabilità verso i rifugiati, compresa la loro dimensione politica e tutto ciò che comporta.
- Lavorare per costruire un movimento di solidarietà internazionale e di sostegno al popolo palestinese e dei loro diritti internazionali, compresa l'accettazione della Palestina come stato osservatore alle Nazioni Unite, il che significa unirsi ai trattati convenzionali e alle organizzazioni internazionali, nonché a sostenere il movimento internazionale di boicottaggio di “Israele”, il" BDS ", che ha un ruolo chiave nell’isolare le colonie e lo stato di occupazione raggiungendo traguardi importanti.
In occasione dell'anniversario della Nakba, salutiamo la nostra gente che si mantiene risoluta, ovunque nel mondo essa sia, nel rivendicare i propri diritti storici. Noi salutiamo il nostro popolo nelle zone del ‘48 che ha mantenuto la propria identità nazionale, che resiste e ancora lotta contro i piani di deportazione dalla propria terra e dalle proprie città. Noi salutiamo il nostro popolo in esilio, nei campi profughi, che ha sofferto il flagello della Nakba e la sua crudeltà nel dislocamento e nella sofferenza. Salutiamo i prigionieri per la libertà che difendono i diritti e la dignità del nostro popolo e che sono impegnati in uno sciopero della fame a tempo indeterminato che merita il nostro massimo sostegno. Salutiamo e ci impegniamo a restare fedeli ai nostri martiri che sono caduti in marcia, fino a quando raggiungeremo i nostri obiettivi di ritorno alla nostra patria, la libertà e l'autodeterminazione per il nostro popolo.
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina
Fonte: PFLP
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