Affido a poche righe il mio contributo a questo importante e significativo convegno, il secondo di un percorso che spero porti alla creazione di un coordinamento nazionale e che dia voce al Popolo Palestinese.
Incontro che arriva in un momento storico particolare:ancora una volta l'area medio orientale diventa il centro della scenario bellico mondiale dove il progetto di costruire, depredando i popoli delle proprie ricchezze, un medio oriente funzionale all'imperialismo sionista/occidentale è sempre attuale.
Situazione questa che rende ancora più difficile la situazione in Palestina e in particolare nella martoriata striscia di Gaza, con la chiusura del valico di Rafah e il divieto di pesca nelle acque tra Gaza e l'Egitto.
Uno scenario che va ad aggiungersi alle già esistenti problematiche:la continua espansione delle colonie, il muro, i raid, i bombardamenti, l’assedio, le demolizioni, gli arresti e non per ultimo la situazione politica interna e il fondamentalismo religioso di Hamas che ostacola la resistenza palestinese del FPLP.
Occuparsi di Palestina e di Palestinesi è sempre difficile, in un momento in cui gli organi di informazione tradizionali deliberatamente ignorano o rimuovono le complesse realtà politiche e sociologiche.
I soliti mass media abilmente impediscono confronti e valutazioni razionali con i sempre presenti riferimenti emotivi al tema dell'antisemitismo e dell'Olocausto, senza contare la latente ostilità da parte di molti europei nei confronti del mondo islamico.
Per questo bisogna parlare di Palestina e di popolo Palestinese in modo razionale valutando i fattori coinvolti: gli Stati Uniti, Israele, i paesi arabi, le organizzazioni palestinesi, sostenere il popolo Palestinese è e deve essere un nostro dovere politico e morale.
Bisogna dire che più di 200 mila coloni risiedono nei territori occupati, in residenze militarmente blindate, collegate fra loro e con il territorio dello stato israeliano attraverso una rete di strade (le famigerate by-pass routs) interdette ai palestinesi e che frammentano e lacerano ulteriormente ciò che rimane della loro patria.
Bisogna far conoscere le verità storiche che abilmente vengono nascoste nelle redazioni dei giornali bisogna dire che fin dalle origini lo Stato di Israele non solo ha rifiutato di convivere pacificamente con il popolo palestinese ma ha scelto di gestire la propria egemonia in modi repressivi, coloniali e sostanzialmente razzisti.
Il nostro lavoro deve essere quello di portare fuori dal muro il grido di dolore e di resistenza del popolo Palestinese, portare nei nostri quartieri, nei nostri circoli, nelle nostre case, la voce della resistenza palestinese, le grida dei torturati, i pianti dei bambini arrestati e violentati nelle carceri sioniste.
Bisogna dire che un popolo palestinese esisteva in Palestina prima del progetto sionista, continua ad esistere nonostante lo Stato di Israele ed è fermamente intenzionato a sopravvivere allo stato di Israele, le sconfitte, le umiliazioni, la sanguinosa distruzione dei suoi beni e dei suoi valori non fermano la determinazione di questo popolo.
Ai palestinesi, nonostante le numerose trasformazioni nella visione e nelle strategie politiche non resta che lottare per opporsi alla loro cancellazione storica, per affermare la loro esistenza e il loro diritto al ritorno nelle loro terre.
A noi il dovere ed il compito di sostenerli. Fino alla vittoria.
Bonvicino Gianpiero PRC VALLE BREMBANA (BG)