Shuhada Street, nella città di Hebron in Cisgiordania, è emblema della realtà di Apartheid che i palestinesi sono costretti a vivere nei 'Territori Occupati'. Ed è solo un esempio del vivere segregati a Hebron, ora divisa nela zona H1 e la zona H2, quest'ultima sotto controllo israeliano. La strada rappresenta un passaggio fondamentale da nord a sud, attraversa i principali mercati, la Città Vecchia, la Tomba dei Patriarchi e i famigerati insediamenti israeliani - l'unico problema è che resta chiusa ai visitatori e ai suoi abitanti palestinesi.
Nel 1994, a seguito della strage compiuta dal colono Baruch Goldstein - nella quale ha ucciso 29 musulmani e ne ha feriti 125 mentre pregavano nella la moschea di Ibrahim (Tomba dei Patriarchi) - lo Stato di Israele di tutta risposta ha limitato il movimento ai palestinesi in questa strada adducendo il pretesto della sicurezza e delle preoccupazioni per i propri coloni israeliani. Goldstein successivamente fu persino onorato con un monumento nella città di Kiryat Arba, vicino alla Città Vecchia di Hebron.
Più tardi, nell'ottobre del 2000, a ridosso della seconda Intifada, ai palestinesi è stato completamente impedito l'accesso alla strada, inclusi vicoli e strade adiacenti. Questo costrinse ben 304 negozi e magazzini a chiudere. Un'indagine di B'Tselem ha rivelato che le attività su Shuhada Street e le strade circostanti erano state in gran parte abbandonate o chiuse per ordine delle 'Forze di Difesa Israeliana'.
Nel 2012 non resta aperto nessun negozio palestinese - i negozi abbandonati sono protetti da saracinesche d'acciaio marchiate con la stella di David. L'effetto devastante sull'economia a causa di questa politica d'apartheid non ha lasciato nessun altra scelta a molti dei palestinesi se non quella di andarsene. Oggi l'accesso, sia pedonale che dei mezzi di trasporto, continua ad essere ostacolato dall' 'IDF' e dalla presenza dei coloni.
Recentemente il governo degli Stati Uniti ha finanziato diversi milioni di dollari per l'avvio dei lavori di ristrutturazione. Ci sono stati aiuti finanziari anche dall'Australia che in quella strada si sono materializzati nel Gutnick Center, per gentile concessione di Joseph Gutnick, ex presidente del Melbourne Football Club nonché imprenditore minerario. Si tratta di un centro per la realizzazione di eventi e commerciale e l'accesso é permesso ai soli cittadini israeliani, una mostruosità che domina sule case dei palestinesi ed è estremamente sorvegliato dai militari israeliani. E' insomma una delle poche attività che non ha problemi a prosperare.
L'intervista che segue è di Socialist Alternative - a parlare della vita e della loro lotta nei territori occupati è Badia Dwaik, vice coordinatore della Youth Against Settlements in Palestina.
Potresti descrivere la situazione degli insediamenti a Hebron?
La situazione è molto difficile a Hebron. I coloni attaccano i cittadini palestinesi e seminano il terrore. L'odore della morte è ovunque. La situazione è diventata ulteriormente difficile e complessa da quando la Golani, una unità dell'esercito israeliano, ha iniziato a lavorare nella zona. Questa unità pratica tortura, violenze e intimidazioni contro le famiglie, soprattutto quelle che vivono nei pressi degli insediamenti e dei posti di blocco che sono disseminati fino al cuore della città. La barriera dell'occupazione (o muro dell'apartheid) rende la vita invivibile. Le autorità israeliane complicano la vita dei palestinesi nel tentativo di indurli a lasciare le loro case e la zona. Questo noi lo chiamiamo trasferimento forzato silenzioso, e questo facilita gli israeliani nell'appropriarsi delle loro case e delle loro vite!
Qual è il significato di Shuhada Street?
Shuhada Street era originariamente considerata una strada principale nella città di Hebron. Collega la parte nord della città alla parte meridionale. Questa strada è sempre stata considerata tale perché attraversa la città vecchia di Hebron, che era caratterizzata dalla vivacità della strada e del commercio. C'era anche una importante stazione degli autobus che collegava la città a Betlemme e Gerusalemme. E importanti arterie stradali utilizzate per raggiungere alcuni quartieri, ma l'esercito le ha bloccate.
Che tipo di cose che fanno i coloni ai palestinesi?
I coloni lanciano pietre contro i palestinesi nelle loro case e quando accade in strada lo fanno persino di fronte alle forze di occupazione. Spruzzano acqua sporca, olio da cucina e seminano odio in ogni dove. Intimidiscono e terrorizzano donne e bambini, accade soprattutto in prossimità degli insediamenti e dei posti di blocco militari.
Qual è il rapporto tra i coloni e l'esercito israeliano?
Tra l'esercito e i coloni c'è un rapporto di collaborazione , perché l'esercito protegge i coloni armati e non fornisce alcuna protezione per i palestinesi isolati. Molti degli attacchi dei coloni sui quartieri palestinesi accadono non lontano dagli occhi dell'esercito, l'esercito protegge i coloni violenti.
Cosa fa la vostra organizzazione?
La nostra organizzazione ha molte opinioni diverse nel determinare il proprio approccio, ma siamo tutti uniti nel desiderio di porre fine all'occupazione israeliana in Palestina. Stiamo lavorando per accrescere una maggiore consapevolezza in Palestina circa la resistenza non-violenta. Speriamo di costruire una comunità che lavori in maniera non violenta per ottenere la libertà e i diritti per i palestinesi e rendere la nostra società più pacifica. Assistiamo anche gli agricoltori per la semina e la raccolta nelle terre che sono chiuse a causa degli insediamenti, lavorando in rete con attivisti internazionali e israeliani, e collegandoci con le diverse organizzazioni che lavorano per i diritti umani. Stiamo organizzando manifestazioni contro l'occupazione israeliana. Siamo l'unico gruppo palestinese che ha introdotto la giornata mondiale per Shuhada Street. Abbiamo partecipato all'azione del bus dei Freedom Riders a Gerusalemme. Stiamo lavorando con altre organizzazioni per le campagne BDS.
Qual è la tua storia personale e il coinvolgimento nella politica?
Ho 39 anni e lavoro come vice coordinatore di Youth Against Settlements in Palestina. Ho una laurea in Servizio Sociale alla Open University di Al-Quds. Sono profondamente convinto dei principi della non-violenza. Ho lavorato con l'International Solidarity Movement, e il Christian Peacemaker Team, sono stato uno dei contatti principali a Hebron del programma di accompagnamento ecumenico in Palestina e Israele dal 2007. Sono stato coinvolto in numerose iniziative per promuovere il dialogo e la comprensione tra palestinesi e israeliani (Hand by Hand, Psychoactive, Mutual Acknowledgement Workshops).
Sono stato anche in contatto con organizzazioni di attivisti israeliani. Sono socio fondatore di Youth Against Settlements che coinvolge i giovani palestinesi nella resistenza non-violenta contro gli insediamenti, che sono il principale problema dell'occupazione. Mentre la non-violenza in precedenza era più una caratteristica degli internazionali, Youth Against Settlements è riuscita a coinvolgere i palestinesi nella resistenza non-violenta, compresi i membri dei principali partiti. Uno dei progetti in corso è la registrazione delle denunce da parte delle famiglie che sono state molestate o attaccate dai coloni o dall'esercito. Si registra il reclamo e si invia al responsabile delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi Occupati.
Dai 19 anni ho trascorso tre anni in carcere. In questa occasione, in particolare per gli interrogatori, il mio punto di vista sugli israeliani è senz'altro peggiorato. Tuttavia, il tempo in carcere fu anche un periodo di studio e di lettura di molte cose diverse. Dopo il mio rilascio dalla prigione, ho cominciato a pensare in modo diverso riguardo il vero mio nemico e del mio popolo. Ho sentito parlare di israeliani che lottano contro l'occupazione. Questo mi ha incoraggiato a provare a connettermi con ebrei che hanno dimostrato solidarietà con la nostra situazione. Sono giunto a credere che se vogliamo ottenere i nostri diritti come palestinesi, dobbiamo farlo con la resistenza non violenta.
La 'primavera araba' ha avuto qualche impatto sul movimento palestinese di Hebron?
Prima della primavera araba abbiamo avuto la famosa Intifada. Non stiamo semplicemente guardando alle rivoluzioni arabe, stiamo praticamente lavorando sulla strategia che l'Intifada ebbe durante la resistenza popolare contro l'occupazione, allo stesso modo ma seguendo una via non-violenta. Dobbiamo ricordare che i palestinesi iniziarono il più lungo sciopero nella storia recente, lo sciopero fu di 6 mesi durante il 1936, contro il mandato britannico.
Qual è il tuo messaggio agli attivisti australiani in solidarietà con la Palestina?
Siamo tutti esseri umani e la nostra resistenza è la resistenza contro l'ingiustizia nel mondo. Libertà, dignità e libertà di movimento sono esigenze comuni per qualsiasi essere umano. Confido nel fatto che sarete al fianco dei diritti umani fondamentali e al fianco delle persone che soffrono a causa dell'occupazione. Siamo alla ricerca di pace e giustizia vere per tutte le generazioni. Per concludere, sto chiedendo il vostro sostegno e aiuto al nostro movimento non-violento contro il sistema di apartheid e discriminazione!
Grazie per il sostegno alla nostra resistenza.
Students for Palestine hanno indetto una protesta a Melbourne in solidarietà con la manifestazione a Hebron per aprire Shuhada Street e terminare l'espansione degli insediamenti israeliani: Sabato 25 febbraio, alle 03:00 alla North Australian Diamonds, Livello 8, 580 St Kilda Road.
Stiamo protestando qui per contestare il legame tra Joseph Gutnick, membro del consiglio della North Australian Diamonds, con gli insediamenti di Hebron.
Fonte: Socialist Alternative
Traduzione a cura di Rough Moleskin