Il sionismo poggia, essenzialmente, su tre fattori: (1) il legame delle elite dominanti ebraiche con alcune fazioni particolarmente forti del capitalismo transazionale; (2) l’influenza politica della lobby ebraica. E’ risaputo che qualsiasi politico che negli Usa volesse fare carriera deve legarsi a questa lobby. La lobby, inoltre, come ha spiegato Manuel Freytas (consiglio a tutto la lettura del saggio Il potere occulto: dove nasce l’impunità di Israele, testo facilmente reperibile), controlla anche gran parte dei mezzi di comunicazione negli Usa come in Francia (su questo punto rimando alla lettura di Roger Garaudy); (3) l’immensa macchina burocratico repressiva e militare di Israele.
Tutto questo, oggi, fa di Israele il capo di ponte del terrorismo imperialistico mondiale. Lo Stato terroristico di Israele usa, principalmente, due protesi ideologiche: (1) la religione giudaica (la ‘religione reale’ di quello che viene definito ‘popolo ebraico’); (2) la religione dell’olocausto (il culto immaginario che fa da alibi ai sionisti per i loro crimini compiuti contro il popolo palestinese). Molti sprovveduti riconducono il sionismo, solo ed esclusivamente, a questioni religiose; nulla di più falso. Per contestare questa tesi è opportuna una citazione tratta dallo studio di un grande marxista ebreo, combattente antifascista morto in un lager nazista, Abram Leon: ‘Il sionismo non ha mai posto seriamente i seguenti quesiti (il ritorno nella loro antica patria): perché durante questi duemila anni, gli Ebrei non hanno mai realmente tentato di tornare nel loro paese? Perché è stato necessario aspettare fino alla fine del XIX secolo perché Herzl riuscisse a convincerli di questa necessità? Perché i predecessori di Herzl, come il famoso Sabbatai Zevi, furono trattati da falsi messia? Perché i seguaci di Sabbatai Zevi furono perseguitati fieramente dal giudaismo ortodosso?’ (Abram Leon, Il marxismo e la questione ebraica, Ed. La giovane talpa).
Mi scuso il frequente ricorso a citazioni ma, per analizzare con metodo scientifico l’imperialismo israeliano ed avere chiara la sua pericolosità, è importante fare ricorso a delle conoscenze storiche acquisite.
La studiosa Myriam Abraham, in un articolo molto documentato, ha chiarito che l’accordo fra l’hitlerismo ed il sionismo riguardava ‘Soltanto gli Ebrei provvisti di un "Certificato Capitalista" emesso dalle autorità britanniche e che provava che essi possedevano l'equivalente di 5.000 $ erano autorizzati a emigrare in Palestina. Oltre al fatto di colonizzare la Palestina, quest'Accordo di Trasferimento ha permesso ad alcuni Ebrei definiti "emigranti potenziali" di proteggere i loro beni in questi conti bancari speciali ai quali essi non avevano accesso che acquistando e vendendo dei prodotti tedeschi. Questi conti "di emigranti attivi e potenziali" rappresentavano milioni di Reichsmark sia per i Nazisti sia per i Sionisti’.
Che cosa c’entra la religione in tutto ciò? Ben poco. Abbiamo, in realtà, un accordo fra due forze imperialistiche e terroristiche (i nazisti ed i sionisti) per la colonizzazione di un certo territorio.
Potevano emigrare gli ebrei muniti di un Certificato Capitalista – dice il vile Accordo – che avrebbero RUBATO ad i palestinesi le loro terre. Un chiaro progetto di espansione neocoloniale.
Un altro mito duro a morire è quello dell’antifascismo sionista (da non confondere con l’antifascismo ebraico che ci fu e fu eroico). Molto brevemente faccio cadere anche questo tabù.
Perché nessuno ricorda che terroristi sionisti come Jabotinski, Sharon e Begin furono ammiratori di Hitler e Mussolini? L’attentato all’Hotel King David, guidato nel 1946 dal terrorista Begin (riconosciuto da tutte le autorità britanniche come tale), provocò la morte di diciassette ebrei, eppure Begin divenne capo di Stato in Israele. Non fu questa una strage antisemita (dato che morirono degli ebrei) portata a termine dai sionisti? Di certo l’ideologia ufficiale ha grossi problemi a rispondere a questa domanda.
Israele dice di difendere gli ebrei nel mondo (di certo non in patria date, anche, le criminali politiche neoliberiste interne) quando in realtà si è alleata con regimi filo-nazisti ed anti-semiti.
Il marxista argentino Nestor Kohan ci ricorda che "La colaboración del estado de Israel —venta de armas, votos de la dictadura a favor de Israel en Naciones Unidas, etc.— con la dictadura militar, genocida y antisemita del general Videla no fue una excepción. Lo mismo hizo con otros regímenes fascistas o de extrema derecha como los de Augusto Pinochet (que usaba el uniforme nazi) en Chile, Anastasio Somoza en Nicaragua o el régimen neonazi del apartheid en Sudáfrica. Todos estrechos aliados, como Israel, de la cabeza madre de la serpiente extremista, el estado norteamericano: USA. ¿Una casualidad?".
Che cosa c’entra con l’antifascismo l’appoggio a Somoza, Pinochet, Uribe ed i narcotrafficanti latino-americani? E’ vero quello che dice Kohan: tutti gli alleati fascisti dell’entità sionista sono fantocci del serpente statunitense.
Dei 30.000 desaparecidos argentini circa 2.000 erano ebrei ma Israele, a quanto pare, usa in modo molto selettivo l’accusa di antisemitismo. Nessun governante sionista ha definito Videla antisemita, anzi hanno sempre rivendicato i legami (principalmente dettati dalla Fondazione Rockefeller che patrocinava la giunta militare argentina) con il regime militare argentino.
Israele nasce con il contributo degli ebrei filo-fascisti che fecero perseguitare gli ebrei assimilazionisti vicini al movimento operaio. Le ragioni di tale odio sono politiche e sociali dato che il sionismo rappresenta gli interessi della borghesia ebraica.
In Spagna gli ebrei antifascisti combatterono coraggiosamente nelle Brigare Abram Lincoln, distinguendosi per coraggio e spirito di lotta, mentre i sionisti appoggiarono economicamente e politicamente Franco, un generale antisemita prima fantoccio di Hitler e poi collaborazionista con l’imperialismo americano.
Israele dice di difendere la cultura ebraica eppure lo jiddish non viene parlato al suo interno. Usa il giudaismo come protesi ideologica ma, gran parte degli israeliani, sono atei o comunque non praticanti. La verità, invece, è che l’entità sionista ha trovato la collaborazione di gruppi di rabbini perversi che hanno revisionato la religione ebraica, facendo una balorda commistione fra giudaismo e calvinismo, rendendola aderente alle necessità espansionistiche della macchina da guerra israeliana.
Lo Stato ebraico è, al pari della Rhodesia e della Germania nazista, uno Stato etnico. In Israele non esiste una sinistra, i laburisti (o quelli che si dicono tali), hanno le mani sporche del sangue dell’eroico popolo palestinese. Detto questo i rabbini revisionisti hanno appoggiato, dalla metà degli anni ’70, l’ascesa di quei partiti di destra, il Likud, che Hannah Arendt aveva indicato come gli eredi dell’hitlerismo.
Ma esiste davvero un legame fra l’antisemitismo ed Israele?
In Europa giornalisti ignoranti dimenticano che anche gli arabi sono semiti. La coerenza dovrebbe spingerci a ritenere il comportamento dell’entità sionista, quindi, di contro, antisemita.
Israele è un regime illiberale: (1) ha silenziato Ilan Pappe il quale ha documentato la pulizia etnica della Palestina; (2) ha diffamato storici come Shlomo Sand il quale ha rivelato come gli ebrei di Israele non siano semiti ma kazari. Vengono dalla, così detta, tredicesima tribù; (3) ha emanato una legge, a metà degli anni ’80, in cui mette al bando tutti i partiti che contestano il carattere etnico (quindi razzista) dello Stato ebraico.
Smascherare i miti della politica israeliana, oggi, è necessario per capire chi davvero sono i nemici del diritto di autodecisione dei popoli, in Palestina ed in tutto il mondo. Il sionismo è un problema che ci riguarda e va combattuto con la stessa forza, con cui, anni fa si sconfisse in nazismo. Negare questo significa essere complici di miserabili assassini!
Stefano Zecchinelli
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dal Blog Osservatorio Anticapilasta
Il sionismo ideologia dell’imperialismo del XXI secolo
1. L’imperialismo israeliano presenta con i fascismi alcune importanti analogie ma anche fondamentali differenze, differenze che, come vedremo, vanno ad aggravare la posizione di Israele e non a renderla più presentabile agli occhi dei democratici.
L’entità sionista al pari della Germania nazista è uno Stato etnico fondato, prevalentemente, su una violentissima politica militarista; in Israele non c’è una Costituzione democratica (i sionisti si vantano di ciò !)e qualsiasi partito che neghi il carattere ebraico dello Stato, per legge, non può partecipare alle elezioni. Le stesse elezioni sono una farsa: laburisti e conservatori vengono soprannominati le colombe ed i falchi e differiscono soltanto per i differenti progetti di espansione neocoloniale. E’ un fatto, e questo dobbiamo ribadirlo, che dalla metà degli anni ’70 i rabbini revisionisti appoggiano i conservatori, i fascisti del Likud, neoliberisti in politica economica ed alleati delle dittature militari filo-statunitensi (si veda l’amicizia fra Begin e Pinochet). Questo ha trasformato Israele in un regime dittatoriale molto simile alla Germania degli anni ’30, se non peggio. E’ una sacrosanta verità e va detta senza paura ! La matrice ideologica del fascismo segue lo stesso percorso del sionismo e, dopo una attenta disamina, dobbiamo considerare entrambe queste correnti politiche (oltretutto entrambe ultra-capitalistiche), sciovinistiche e nazionalistiche acritiche, figlie del colonialismo (da un lato) e della decomposizione capitalistica della prima metà del novecento (dall’altra parte). Roger Garaudy nel suo lavoro su I miti fondatori della politica israeliana ha smentito il ‘mito dell’antifascismo sionista’ ripercorrendo, passo dopo passo, la collaborazione della borghesia sionista con i nazisti. La Federazione sionistica il 21 giugno del 1933 disse che (sottolineatura mia) ‘Nella formazione di un nuovo Stato, che ha proclamato il principio della razza, noi desideriamo adattare la nostra comunità a queste nuove strutture [...] il nostro riconoscimento della nazionalità ebraica ci permette di stabilire relazioni chiare e sincere con il popolo tedesco e le sue realtà nazionali e razziali. Proprio perché non vogliamo sottovalutare questi principi fondamentali, perché anche noi siamo contro i matrimoni misti e per la conservazione della purezza del gruppo ebraico’. Parole eloquenti che nascondono, dietro questa esaltazione dell’eugenetica razzista, un comune progetto di aggressione imperialistica contro i popoli arabi. Ancora meno noto è il fatto che questa esaltazione del sionismo razzista venne fatta per la prima volta da Winston Churchill con il poco conosciuto articolo Sionismo contro Bolscevismo. Una battaglia per l’animo ebraico. Da questo punto di vista, di certo, l’imperialismo israeliano attinge dal fascismo: due imperialismi fortemente militaristici contro i paesi confinanti che puntano, in gran parte, sulla immensa macchina burocratico repressiva di cui dispongono. Israele è un imperialismo atipico: un piccolo paese privo di risorse naturali che per sopravvive come Super-potenza deve fare continue guerre d’aggressione che gli consentano di conquistare – o meglio rubare – territori altrui (si vedano gli altopiani del Golan o il controllo di Suez e del Sinai). Questo lo rende particolarmente aggressivo e pericoloso: l’entità sionista ha dalla sua un servizio segreto come il Mossad, il quale, l’ Fbi, al suo tempo, lo schedò come meno affidabile dei servizi segreti della Libia di Gheddafi (paese nemico degli Usa). L’entità sionista dispone di un numero indefinito dalle 200 alle 400 bombe atomiche. Di eserciti di mercenari, narcotrafficanti e gruppi neonazisti operativi in tutto il mondo. In questo è un vero baluardo del colonialismo occidentale di derivazione fascista (con l’aggravante che ha armi che all’epoca non esistevano ed un po’ di mercenari e sicari in più). Il progetto della borghesia ebraica che opera in quel territorio è quello di (sottolineature mie):
"In quanto struttura centralizzata l'Egitto è già un cadavere, soprattutto se si tiene conto dello scontro sempre più duro tra musulmani e cristiani. La sua divisione in diverse province geografiche deve essere il nostro obiettivo politico per gli anni Ottanta sul fronte occidentale.
"Una volta che l'Egitto sia così dislocato e privato di potere centrale, paesi come la Libia, il Sudan e altri più lontani subiranno lo stesso smembramento. La formazione di uno Stato copto nell'alto Egitto e quella di piccole entità regionali di scarso peso è la chiave di uno sviluppo storico che ora è ritardato dall'accordo di pace, ma che è ineluttabile a lunga scadenza.
"Nonostante le apparenze, il fronte occidentale presenta meno problemi di quello orientale. La divisione del Libano in cinque province [...] prefigura quanto accadrà nell'insieme del mondo arabo. La scomposizione della Siria e dell'Iraq in regioni organizzate sulla base dei criteri etnici o religiosi dovrà essere a lungo termine lo scopo prioritario per Israele, la prima tappa verso la distruzione del potere militare di questi Stati.
"Le strutture etniche della Siria la espongono a uno smantellamento che potrà portare alla creazione di uno Stato sciita lungo la costa, di uno Stato sunnita nella regione di Aleppo, di un altro a Damasco e di una entità drusa, che potrà aspirare alla costituzione di un proprio Stato forse sul nostro Golan , in tutti i casi con l'Hauran e il nord della Giordania [...]. Un simile Stato sarebbe, a lungo andare, una garanzia di pace e di sicurezza per la regione. È un obiettivo che è già alla nostra portata.
"Ricco di petrolio e in preda a lotte intestine, l'Iraq si trova sulla linea di tiro israeliana. Il suo smembramento sarà per noi più importante di quello della Siria, perché è l'Iraq che rappresenta, a breve scadenza, la minaccia più seria per Israele".
Fonte: "Kivunim", Gerusalemme, n. 14, febbraio 1982, pp. 49-59
(Il testo integrale è riprodotto nel mio libro Palestine, terre des messages divins, Parigi, Albatros, 1986, in ebraico alle pp. 377-387 e in traduzione francese a partire da p. 315).
La borghesia imperialistica israeliana mira a distruggere gli Stati arabi indipendenti (così come hanno fatto con Irak e Libia e cercano di fare ora con la Siria), dando, poi, manforte alla sua burocrazia militare intenta a realizzare la Grande Israele. Questo vile motivo sta portando Israele a proteggere i mercenari islamisti che stanno insanguinando, con la complicità degli Usa, la Siria baathista, cuore della nazione araba. Il progetto israeliano, gli analisti più preparati, lo compresero già dal lontano 1956, data in cui ci fu l’aggressione all’Egitto di Nasser, unico paese in grado di realizzare in quel momento l’unità araba, per il controllo del Canale di Suez.
Lo Stato di Israele quindi : (1) riflette gli interessi di quelle fazioni della borghesia ebraica che mirano al controllo completo del Medio Oriente. Vecchi progetti colonialistici ebraico sionisti si spingerebbero addirittura fino all’Africa, giusto per sottolineare quando sia violenta questa borghesia militare. (2) l’Occidente lo considera un laboratorio in cui sperimentare soluzione estreme in termini di pulizia etnica e l’utilizzo di armi di distruzione di massa. (3) l’entità sionista è un rifugio sicuro per mafiosi e bancarottieri di origine ebraica come è appurato da numerosi scandali giudiziari.
Questo è tutto (come se non bastasse !)? Purtroppo no. Vediamo cos’altro dobbiamo sapere.
2. In questa seconda parte del mio articolo voglio dire qualcosa, facendo opportuni riferimenti, sulla criminale lobby sionista – dico senza problemi che chi nega questa realtà lavora per Israele, magari in modo indiretto, ma porta acqua a quel mulino come disse a suo tempo il compianto Mauro Manno – e sulla penetrazione dei capitali ebraici in occidente.
La mia analisi manterrà un approccio metodico assolutamente marxista quindi cercherò di impostare scientificamente la questione senza cadere nella trappola del ‘complotto’, che, per cultura politica, di certo non appartiene a me.
Roger Garaudy spiegò che ‘Per la realizzazione di questo vasto programma i dirigenti israeliani disponevano dell'aiuto senza limiti degli Stati Uniti. Sui 507 aerei di cui disponevano alla vigilia dell'invasione del Libano, 457 provenivano dagli Stati Uniti grazie alle donazioni e ai prestiti di Washington. La lobby americana si incaricò di ottenere i mezzi necessari, foss'anche andando contro gli interessi nazionali’.
Praticamente gli Usa si sono messi al servizio delle politiche di guerre israeliane. La domanda da porci è questa : come Israele poteva realizzare tutto questo senza un forte gruppo di pressione? Fonti statunitensi (su cui hanno lavorato studiosi del calibro di James Petras, ex consulente del governo Allende) ci dicono che ‘È difficile sopravvalutare l'influenza politica dell'American Israeli Public Affairs Committee (AIPAC) che dispone di un budget quadruplicato tra il 1982 e il 1988 (1.600.000 dollari nel 1982, 6.900.000 dollari nel 1988)’ (Fonte: "Wall Street Journal", 24 giugno 1987)
I sionisti continuano ad accusare, con la vigliaccheria che gli è solita, di antisemitismo chiunque sollevi questo problema ma Garaudy ha potuto anche citare le pesanti affermazioni di Ben Gurion che affermò ‘Quando un ebreo, in America o in Africa del Sud, parla ai suoi compagni ebrei del "nostro" governo, intende il governo d'Israele’.
Insomma, Israele è uno Stato abusivo ma la sua impunità da cosa deriva? Possiamo rispondere in modo semplicistico (1) dalla forza dell’AIPAC (lobby ebraica di chiaro orientamento fascista) e (2) dalla penetrazione dei capitali ebraici, quindi dalla forza dei capitalisti israeliani. Certamente è così ma è bene argomentare ancora meglio.
Il grande Salvador Allende (guarda caso rovesciato da un colpo di Stato militare appoggiato dai sionisti), nel 1972, all’ONU, denunciò ‘la struttura politica del mondo sta per essere sconvolta da grandi corporazioni internazionali che agiscono per i loro esclusivi interessi, calpestando gli interessi legittimi della società’.
L’analisi di Allende è di grande attualità dato che le lobby ebraiche sono gruppi di pressione interni a questa nuova classe capitalistica transazionale. All’interno di questo conflitto ogni fazione borghese (sia quella statunitense che quella israeliana) gioca la sua partita in modo autonomo. Che dire? Vincono le fazioni più forti e l’AIPAC si sta aggiudicando questo scontro con un punteggio tennistico.
La mia tesi personale è questa: mentre Israele è una macchina da guerra che riflette gli interessi particolari di quella borghesia ebraica ampiamente radicata nel territorio Medio Orientale, quindi, una borghesia di provenienza prevalentemente militare (i capi del governo israeliano vengono quasi tutti dall’esercito e Israele stessa è legata alle multinazionali delle armi. Ritenerla, prima di tutto, una borghesia militare credo sia pertinente.), la lobby rappresenta, salendo di molti gradini, interessi borghesi con finalità ben più elevati. La penetrazione di capitali israeliani, del resto, ho l’idea che sia favorita e spinta avanti dai lascia passare della lobby. Spieghiamo meglio.
Durante la guerra fredda gli Usa hanno guidato una coalizione pan-imperialistica contro le democrazie popolari. Oggi il sionismo transazionale, intendendo con questa definizione i dominanti ebraici interni alla nuova classe capitalistica occidentale, mira a costituire una alleanza pan-imperialistica (1) contro il blocco capitalistico emergente (Russia, Cina ed Iran), (2) per realizzare il progetto neocons, progetto folle, della guerra permanente.
Tutto ciò lascia ad intendere che il sionismo può sopravvivere ad Israele e diventa ideologia di Stato nei paesi interni al blocco NATO.
Molti adesso considereranno questa tesi azzardata eppure Petras ritiene che ‘l’SPS ha svolto un ruolo fondamentale nello scatenamento delle principali guerre dei nostri giorni, conflagrazioni che possono provocare nuovi conflitti armati, allora vuol dire che è ormai indispensabile indebolire la capacità della lobby sionista/ebraica nel promuovere ulteriori guerre’. (James Petras, Perché è così importante condannare Israele e la lobby sionista, TLAXCALA) E ancora : ‘Nessun altro gruppo politico organizzato o società di pubbliche relazioni che agisca negli interessi degli esiliati cubani o venezuelani, di uno Stato arabo o africano, dello Stato Cinese o di uno degli Stati dell’Unione Europea si avvicina minimamente all’influenza con cui la lobby sionista riesce a plasmare la politica statunitense per servire gli interessi di Israele’. Israele è uno Stato imperialistico e post-fascista che coinvolge gli Usa nelle sue politiche barbare e genocide. La distruzione di Israele è una prerogativa per raggiungere la pace nel mondo arabo. Detto questo la lobby ha un progetto ben più ampio: guidare una nuova coalizione imperialistica occidentale. Un progetto che ora prende chiaramente forma ed è facilmente identificabile. Sulla base di ciò credo che, da sinistra, sia necessario lavorare per la costituzione di un Fronte ampio antisionista; un nuovo Fronte popolare che combatta il sionismo fratello gemello del fascismo, in nome del sacrosanto diritto di autodeterminazione dei popoli. In questa prospettiva tutti gli antimperialisti sono chiamati a dare il loro contributo; se ieri la parola d’ordine era ‘il fascismo non passerà’, ora dovrà essere il sionismo, in tutte le sue forme, a vedersi rompere le gambe.
Stefano Zecchinelli