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La detenzione dei cittadini africani è l'ennesimo passo verso la classificazione di Israele come etnocrazia

Israele si sta muovendo verso la criminalizzazione dei richiedenti asilo

Levinsky Park si trova a due passi dalla stazione centrale degli autobus di Tel Aviv, nel quartiere della città più conosciuto per la sua altissima percentuale di migranti. Per anni Levinsky Park è stato rifugio dei richiedenti asilo senza tetto. In un giorno ci si possono trovare anche 250 persone secondo Nick Schlagman, program managerper l'African Refugee Development Center.

I richiedenti asilo africani, nella speranza di trovare un una soluzione alla loro condizione di incertezza, hanno lasciato le loro case, principalmente in Eritrea e Sudan. Il loro benvenuto in Israele si è esplicato in un clima di ostilità e ila negazione di protezione e supporto per i bisogni primari.

Il clima è sempre più ostile. I soldati alla frontiera con l'Egitto cercano di bloccare ogni nuovo arrivo, e detengono i richiedenti asilo in centri dove vengono registrati, detenuti per settimane e poi abbandonati a se stessi. Alcune volte ricevono un visto di un mese, che dovrebbe essere rinnovato periodicamente ma che e' molto difficile da rinnovare, spiega Schlagman.

Questo trend è peggiorato nel mese di gennaio, dopo l'approvazione della Legge per la Prevenzione delle Infiltrazioni Straniere, che permette di detenere i rifugiati fino a 3 anni, specialmente se provenienti da Paesi nemici quali il Sudan.
Questo mette Israele al primo posto tra i Paesi occidentali per tempo di detenzione legalmente consentito, secondo i dati di Amnesty International (“Israel: new detention law violates rights of asylum seekers,” 10 Gennaio 2012). Recentemente è stato realizzato un centro di detenzione che può ospitare fino a 10 mila persone. Chi invece offre ospitalità ai rifugiati, può essere imprigionato secondo la legge per 15 anni.

La legge era stata promulgata tempo fa per evitare infiltrazioni di palestinesi durante la Nakba, la pulizia etnica avviata da Israele nel 1948., per impedire che i palestinesi tornassero a casa loro. Permetteva altresì di imprigionare gli ''infiltrati'', cioè tutti i palestinesi sprovvisti di un permesso ufficiale.

La legge era ovviamente parte del progetto sionista di giudaizzare il Paese, escludendo i palestinesi. Oggi, la legge ha lo stesso intento, cioè quello di preservare Israele quale stato esclusivamente ebraico, colpendo questa volta persone che arrivano da Paesi con pesanti dittature e vaste violazioni dei diritti umani, quali appunto Eritrea e Sudan. Il Governo israeliano descrive queste politiche quali deterrenti per prevenire l'infiltrazione dei 50 mila rifugiati e famiglie.

Israele è impossibilitato dalla Convenzione sui Rifugiati del 1951a deportare queste persone. Per aggirare questa norma, classifica quindi i rifugiati non come tali, ma come ''lavoratori migranti''. Il visto per rifugiati però non consente il lavoro. “Abbiamo adito la corte suprema per combattere questo” ha spiegato Yohanes Bayu, direttore dell'ARDC, “che ha stabilito che lo stato non può sanzionare lavori che impieghino rifugiati”
 

Diritto al lavoro negato

In realtà, per i rifugiati è estremamente difficile trovare lavoro. Mentre il governo non può incidere su quanto deciso dalla corte, il Primo Ministro Netanyahu e il Minitsro degli Interni Eli Yishai dichiarano alla stampa che chi fornisce lavoro ai richiedenti asilo e' passibile di sanzioni.

A gennaio a Tel Aviv sono stati licenziati 880 richiedenti asilo che lavoravano come addetti alle pulizie per una ditta della città. I(“Tel Aviv orders subcontractors to stop employing asylum seekers,” Haaretz, 23 Gennaio 2012).
 

Coperte confiscate

Le condizioni nel Levinsky Park sono state particolarmente dure quest'anno, per via del freddo. Un uomo che dormiva lì ci ha raccontato che le autorità municipali hanno loro confiscato le coperte che gli erano state donate dai cittadini in segno di solidarietà.

Un eritreo di 40 anni, Yohanes Barko, non è sopravvissuto. Barkoviveva in una tenda durante il periodo delle proteste la scorsa estate, ma ha perso anche il suo secondo tetto dopo la confisca delle tende da parte del comune lo scorso ottobre. A metà gennaio è stato trovato nel parco senza vita, morto per assideramento. (“Tel Aviv refugee froze to death. ‘Go back to Africa, it’s warmer,’” +972 Magazine, 22 gennaio 2012).

“Questa morte ha spinto la gente a reagire,” ha detto Schlagman. Gli abitanti di Tel Aviv, scioccati, hanno iniziato a portare beni di prima necessità per aiutare i rifugiati. Alcuni hanno iniziato a portare ogni sera al parco dei pasti caldi.
A gennaio, Sons of Darfur, un gruppo di rifugiati darfuriani, ha organizzato un piccolo riparo per i rifugiati all'interno di un vecchio bar, fuori dal parco. Lo spazio può ospitare 150 persone circa. Lo spazio però è molto costoso e c'è stato timore di una improvvisa chiusura.

Il gruppo, insieme all'organizzazione israeliana Magen David Adom, ha predisposto recentemente accoglienza per tutti gli abitanti del parco. È la prima volta che il parco è vuoto, dal 2006, ha raccontato Schlagman.
 

Mantenimento dell'apartheid

Naturalmente, il nodo principale è: se Israele offrirà asilo a molti rifugiati, la maggioranza ebraica non ci sarà più. Questo ha giustificato leggi profondamente razziste, eguali a quelle recenti che impediscono ai coniugi palestinesi di cittadini arabo-israeliani di ottenere la cittadinanza israeliana...

Mentre la linea di sicurezza è spesso impiegato per sostenere le politiche denunciate come razziste e discriminatorie, i leader israeliani non stanno cercando di mascherare la modifica della legge sull'infiltrazione con qualcos'altro se non un mezzo per garantire omogeneità etnica - o, in altre parole, la supremazia ebraica.

A dicembre, Netanyahu aveva fatto un viaggio in Africa, con l'intento di discutere con i leader africani come frenare l'onda di rifugiati verso Israele. “È molto importante fronteggiare la questione, per assicurare ad Israele un futuro di Stato ebraico e democratico” aveva detto . “Se non fermiamo questi flussi, saremo inondati (“Netanyahu to go to Africa to return infiltrators,”Israel National News, 11 Decembre 2011).

La normativa in materia di rifugiati è l'ennesima conferma che il sistema legislativo di Israele sia basato sul razzismo e l'apartheid.

Sophie Crowe
Traduzione a cura di PalestinaRossa

Fonte: Electronic Intifada
 

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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