L'entità sionista continua a rivelarci il suo vero volto confessionale, segregazionista e colonialista sancito ulteriormente nella sua “Legge fondativa dello Stato”. Proprio nell’80° anniversario delle leggi razziali fasciste in Italia, Israele ha varato le proprie leggi razziali, legalizzando il suo essere l’unico stato stato di Apartheid nel mondo su base etnico- religiosa, senza incontrare contestazioni in una comunità internazionale basata sulla forza repressiva delle classi dominanti, dove la classe forte “mangia” letteralmente quelle deboli.
Solo i rivoluzionari come il compagno Raja Eghbarieh, dirigente e leader palestinese nella Palestina Occupata del 1948, osano opporsi pagando con l'arresto per la sua coerenza e lealtà. Non è la prima volta, lo sappiamo, ma sembra che tutto questo accanimento sia il più pericoloso, è l'ultimo tentativo di piegare la resistenza del compagno per spianare la strada ai piani di liquidazione della lotta e resistenza palestinesi nella Palestina del ‘48.
Arrestando il compagno Raja il boia sionista ha pensato di creare il vuoto, ripetendo ciò che fa l'ANP di Abu Mazen in Cisgiordana, dove, dietro al cosiddetto “coordinamento sulla sicurezza”, collabora con il nemico sionista ed emette ordini per arrestare i membri della Resistenza per consegnarli nelle mani dei colonialisti, dimostrando ancora una volta la sua connivenza con il regime di Occupazione. Un tradimento che, avviato nel 2002 con l’arresto di Amhad Sa’adat, Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e poi successivamente consegnato all’Occupante, continua senza soluzione di continuità ai giorni nostri, nonostante la colonizzazione sia più opprimente che mai.
Un dispositivo repressivo-securitario, che non si limita alla sola Palestina, ma si riverbera in quell'Europa che si dipinge come “patria dei diritti umani”, dove militanti rivoluzionari come il compagno libanese Georges Ibrahim Abdallah, combattente contro l'invasione sionista nel sud del Libano a cavallo tra gli anni settanta e ottanta e membro del FPLP, da trent'anni “marcisce” nelle carceri francesi, di fatto come ostaggio politico, nonostante abbia scontato in carcere più del doppio degli anni che gli consentirebbero, secondo la legge francese, di essere rilasciato.
Un clima di coercizione sionistizzato, che sta alla base del Giro d’Italia 2018 svenduto ai sionisti per ripulire l’immagine macchiata di sangue del brand israel, con le centinaia di morti e migliaia di feriti provocati dai plotoni d’esecuzione sotto la recinzione del lager Gaza, che neanche l’infamia dello spostamento dell’ambasciata USA a Gerusalemme è riuscita a smacchiare.
Una condotta che fa il paio con l’intento intimidatorio di uno Stato straniero (Israele) contro gli stessi militanti antisionisti, che ha ritenuto “appropriato” andare di notte ad affiggere la propria bandiera nazionale sul cancello e ad imbrattare i dintorni di uno dei centri di riunione del Fronte Palestina di Roma. Con lo stesso atteggiamento colonialista e occupante attuato da decenni in Palestina e che ha trovato nello Stato italiano e le sue forze di polizia, il braccio repressivo pronto a procedere alle cariche e agli arresti dei militanti antisionisti e dei solidali filopalestinesi che hanno avuto il coraggio di opporsi in piazza ad una tale grottesca pantomima filosionista.
Storicamente i/le martiri ed i/le prigionieri/e rappresentano il seme di ogni rivoluzione, di ogni lotta di liberazione dall’oppressione e dallo sfruttamento; la loro libertà rappresenta uno dei punti cardine su cui le forze rivoluzionarie si uniscono.
Nonostante le condizioni di prigionia e il livello repressivo negli anni molti prigionieri hanno saputo trasformare le galere in un altro fronte unitario di lotta, sebbene appartenenti a diverse organizzazioni politiche. Il tentativo dei carcerieri è quello da un lato di attaccare le conquiste acquisite dai prigionieri attraverso la lotta e dall'altro di dividerli differenziandone il trattamento. Inoltre i prigionieri subiscono cicliche retate nelle loro celle con violenze fisiche e danneggiamento dei loro averi, in particolare di genere alimentare, costringendo i loro familiari ad ulteriori spese.
Il dovere di tutte e tutti deve essere quindi quello di sostenerli senza esitazioni, per questo il Fronte Palestina esorta ogni persona, ogni realtà collettiva o organizzazione politica a contribuire alla Campagna in solidarietà ai prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri sioniste e ai colpiti dalla repressione imperialista, rilanciando momenti di controinformazione, dibattito e appoggio politico.