La sola eccessiva stupidità di cui il vice comandante di brigata, colonnello Shalom Eisner, può essere accusato è di aver colpito un giovane biondino di fronte alla telecamera. Altri comandanti e i loro subordinati impareranno la lezione. Cercheranno ogni telecamera sovversiva prima di fare quello che non è un fatto eccezionale nel Selvaggio Oriente.
Picchieranno palestinesi, soprattutto, così come attivisti anti-occupazione, con i calci del fucili, con gli stivali o semplicemente con i pugni. I soldati che picchiano i palestinesi generalmente non vengono filmati e i pochi report che esistono sono facilmente respinti come bugie o propaganda, dimenticati immediatamente o direttamente non letti.
Come è ben oliato il meccanismo di negazione, con cui si nasconde la violenza israeliana. Il pestaggio era ed è parte integrante della nostra ostile dominazione dei palestinesi. Vero, non tutti i soldati sono soliti picchiare, ma quelli che non pestano raramente intervengono quando i loro commilitoni lo fanno, e rimangono in silenzio. Nell’epoca della separazione, ora che ci sono meno frizioni che in passato tra i soldati israeliani e i palestinesi e che anche i checkpoint e i blocchi interni vengono gestiti con il telecomando, le opportunità di lanciare schiaffi di qua e prendere a calci di là stanno declinando. I manifestanti disarmati sono ad alto rischio, in questi giorni, di rimanere feriti o anche uccisi da un candelotto di gas lacrimogeno o da un proiettile di gomma, piuttosto che dal calcio di fucile diretto in faccia.
Ma è sufficiente ascoltare bambini e adolescenti palestinesi descrivere i loro arresti nel buio della notte per comprendere la misura in cui i soldati aggiungono il loro personale tocco ad un mestiere violento per definizione. Continuano ad utilizzare le manette e a bendare i ragazzini, li gettano con violenza dentro le jeep e li picchiano durante tutto il tragitto. E non abbiamo menzionato le testimonianze dei residenti di Hebron o gli abusi psicologici commessi da ingegneri, ufficiali del governo e soldati, come quando proibiscono ai palestinesi di allacciarsi ai tubi dell’acqua della compagnia israeliana Mekorot che passano per le loro terre, danneggiando le sorgenti naturali usate dai loro genitori. In effetti non c’è un momento del nostro regime militare che non sia violento, non c’è un angolo piccolissimo di questa terra che non sia colpito dalla violenza. Tutto è stato, è e continuerà ad essere documentato e la maggioranza degli israeliani insisterà nel non voler sapere.
La destra ha ragione. Eisner è diventato il capro espiatorio, il solito soldato di basso rango che viene sempre accusato – ma, questa volta, si tratta di uno con due foglie di quercia sulla spallina. Forse la sua compagnia professionale si è affrettata a condannarlo nel tentativo di mantenere la propria rispettabile e imparziale immagine, per il bene della sua carriera economica e politica. Dall’altra parte, spesso accade che avere un atto di violenza nel proprio curriculum di soldato non è un impedimento alla promozione. Allora, perché tutto questo trambusto? La risposta è semplice. Parte del ruolo dell’esercito è quello di occultare la violenza di base, pianificata, integrale, che è parte del suo lavoro nei Territori Occupati. Tale occultamento rende la violenza una norma da non mettere in discussione.
L’esercito ha ragione. Gli attivisti stranieri hanno provocato i militari. A differenza degli israeliani, che vivono ad anni luce dalla Valle del Giordano, gli stranieri sanno che questa enorme porzione della Cisgiordania (il 28% del suo territorio) è inaccessibile a molti palestinesi – risultato delle politiche israeliane violente e non impulsive. Gran parte della Valle non è disponibile per i palestinesi, né per l’agricoltura e il pascolo né per fini residenziali o industriali. Immaginate cosa accadrebbe se dei palestinesi insistessero per entrare nell’area anche solo per camminare o fare un picnic. A causa della chiusura de facto, diventerebbe subito un focolaio di protesta (in altre parole, una provocazione e un rischio per i nostri innocenti soldati), come Bil’in, Kafr Qaddum e Nabi Saleh.
Ma non preoccupatevi. L’esercito saprà sbarazzarsi di Eisner e continuare a portare avanti la sua missione – svuotare la Valle del Giordano dai palestinesi.
Questo articolo di Amira Hass è apparso sul quotidiano Ha’aretz: http://www.haaretz.com/opinion/idf-will-go-on-keeping-the-jordan-valley-palestinian-free-1.424966
Amira Hass
Fonte: Alternative Information Center
Tradotto in italiano da Emma Mancini (Alternative Information Center)