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Lettera di Ahmad Sa'adat dal carcere: 48° anniversario del PFLP

La seguente dichiarazione del prigioniero Ahmad Sa’adat, Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, è stata rilasciata in occasione del 48° Anniversario della fondazione del FPLP, l’11 dicembre del 1967, ed è stata scritta dalla sua cella nella prigione di Ramon dove si trova incarcerato dall’occupazione sionista.

Al nostro popolo, ai compagni,

In quest’occasione, celebriamo il grande 48° anniversario del nostro Fronte. E la Palestina ha deciso di sollevarsi attraverso l’Intifada e la Rivoluzione, con Martiri che hanno giurato di sconfiggere l’occupazione, e che tracciano per il popolo la strada verso una vera autodeterminazione nazionale, verso la liberazione e il ritorno alla propria terra, determinati perchè Gerusalemme non venga rubata alla nostra gente. I leaders e i militanti del nostro popolo, i nostri giovani, e tutte le nostre risorse, sostengono questa crescente Intifada che mira all’indipendenza e all’autodeterminazione per la nostra terra, respingendo tutti i tentativi di fermare e deviare questo movimento dal suo corso naturale e dagli obiettivi perseguiti dalla rivolta giovanile.

Questa Intifada continua con costanza, nonostante gli enormi sacrifici e i tentativi dell’occupazione di fermarla attraverso evidenti crimini e la violenza e l’orrore perpetrati dai coloni.

Io rendo onore a questi giovani uomini e donne, a tutti i giovani Palestinesi, che si ribellano con le pietre, le bottiglie molotov, coltelli e armi da fuoco; rendo onore alle madri e alle sorelle dei Martiri e dei prigionieri, modelli di forza e sopportazione, le quali straziandosi in grida e confrontandosi con la morte dei propri figli e dei propri fratelli, hanno dimostrato un’epica fermezza e sacrificio nella loro sofferenza. Lo spargimento di sangue dell’apparato statale di repressione dell’Occupazione sionista ed i tentativi di rompere la volontà del popolo sono caduti in seguito alla loro fermezza e determinazione.

Io rendo onore a tutto il nostro popolo, in lotta sulle barricate della resistenza e dell’intifada, che si confronta con l’occupante, cercando di costruire un futuro nazionale ed un visione politica, culturale ed umana; rendo onore a tutti coloro che lottano a livello internazionale, per un società che rifiuti il razzismo e l’oppressione in tutte le sue forme e, al contrario, preveda relazioni popolari basate sull’eguglianza, sull’amore, sulla cooperazione e il sostegno reciproco.

Vorrei anche salutare in modo particolare i compagni, mentre accendono la ficcola del 48° anniversario del nostro Fronte, il Fronte Popolare, che fu fondato sulla lotta e il sacrificio e che ancora lotta e si sacrifica. E che continua a marciare, tenendo alto il vessillo delle lotte, il vessillo dei martiri e dei prigionieri, generazione dopo generazione.

Tutti i miei saluti vanno alle masse popolari Palestinesi dei territori occupati del ’48, che combattono i soprusi sionisti perpetrati nei loro confronti e i continui tentativi di espellerli dalla terra dei nostri padri; il mio saluto caloroso al nostro popolo in esilio e in diaspora, alle persone nei campi profughi, che ci confermano che la sofferenza di una deportazione forzata dalla nostra patria, il dolore per l’oppressione e l’allontanamento da essa, non fanno altro che renderli ancora più determinati nel fermare tutto questo, fino alla vittoria, lottando fianco a fianco con i loro compatrioti in Palestina, per moltiplicare i risultati della lotta, e aprire la strada sul cammino del ritorno, l’essenza fondamentale del nostro movimento di liberazione nazionale della Palestina.

Alle masse popolari che infiammano il fuoco dell’intifada…L’intifada ha impersonificato l’essenza naturale del nostro popolo e la sua strada più sincera, delineandosi come risposta ai patimenti causati dai crimini efferati, dalla repressione e dal razzismo che minano l’identità nazionale, il diritto all’autodeterminazione e ad una vita dignitosa.

Di conseguenza, e in risposta alle richieste di porre fine a questa Intifada, di “addomesticarla”, e trasformarla in mossa tattica, in un pedina manipolabile dai negoziatori, o di ridurla da vera resistenza popolare a “resistenza pacifica”, noi confermiamo il contenuto del nostro progetto di liberazione, che è democratico e umano. La nostra Intifada e resistenza contro l’occupazione, è una strategia di lotta continua per raggiungere gli obiettivi ed i sogni del nostro popolo: la completa indipendenza e autodeterminazione nell’intera terra di Palestina, che preveda la creazione di uno Stato Palestinese veramente democratico, antirazzista, che rifiuti ogni forma di discriminazione ed oppressione, che ponga fine al conflitto anticolonialista tramite lo sradicamento dei programmi sionisti per la terra di Palestina e, quindi, consenta di eliminare le cause dell’oppressione e dell’odio per la popolazione Palestinese, stabilendo un sistema politico democratico che rispetti i diritti individuali e collettivi, per ogni cultura, religione e nazionalità, e che conceda eguali opportunità sulla base di quei diritti collettivi ed individuali: libertà di espressione e libertà della persona. Questo Stato Palestinese costituisce il prodotto di un processo democratico collettivo che coinvolge tutti gli abitanti della Palestina.

Questa Intifada rappresenta, per la monopolistica leadership palestinese, una via d’ uscita dalla confusione, dalla stagnazione e dalla dipendenza da illusioni create dai negoziati e da soluzioni politiche gestite dal Dipartimento di Stato Statunitense. Coloro che ancora considerano il governo degli Stati Uniti come un partner amico del popolo Palestinese, e che ancora tentano di sopprimere la rivolta popolare, o di usarla a proprio vantaggio in questi contesti, sono persone vuote e insignificanti se confrontate con il sangue palestinese che scorre per le strade di Geruslemme, e della patria tutta.

Le continue divisioni politiche e i tentativi di affrontare gli sforzi per la riconciliazione tramite sterili parole, e non attraverso azioni concrete, sono un insulto al nostro popolo, che aspira a voltare pagina in questo momento. La realtà ci conferma che questo non è possibile senza intraprendere una seria e audace revisione critica del percorso e della linea politica del nostro popolo e del movimento nazionale palestinese, di ricostruirne le fondamenta, traendo insegnamento dagli errori e lavorando sinceramente per supportare l’Intifada popolare, con la piena fiducia nell’abilità del nostro popolo, nella sua capacità di sconfiggere e vincere l’occupazione sionista.

Senza l’unità delle forze popolari, dei partiti e delle istituzioni, al servizio degli obiettivi dell’Intifada e della rivoluzione palestinese, rimarremo sempre inclini al subire, a essere soppressi, a sviluppi negativi. C’è un legame oggettivo tra l’inasprimento ed il perdurare della rivolta e la situazione interna palestinese, la sua stabilità interna e il rifiuto di divisioni e privilegi, per costruire solide basi per l’unità nazionale.

Il popolo palestinese è determinato a continure la rivolta per i propri diritti di popolo. Questo atteggiamento è coerente con le lotte di tutte quelle forze progressiste che, a livello mondiale, si battono contro l’arroganza dell’imperialismo globale, in sintonia con chi lotta per la propria indipendenza, per l’autodeterminazione dei popoli e per la libertà, per la giustizia sociale, per l’eguaglianza e il socialismo, per una società basata su una equa distribuzione delle ricchezze, sui principi umani di pace, di rifiuto dei conflitti, di lotta contro l’imperialismo e contro tutte le forme di oppressione e sfruttamento; questi sono principi ai quali il Fronte Popolare aderisce appieno nella sua strategia politica.

Concludendo, confermo alle masse popolari palestinesi, alle nazioni arabe, e al mondo intero, che il FPLP rimarrà sempre fedele ai principi, ai valori, alla visione nazionale ed agli obiettivi impersonificati dai nostri dirigenti di partito, guidati dal fondatore, Dr. George Habash, dai martiri Abu Ali Mustafa, Ghassan Kanafani, Wadie Haddad, Guevara Gaza, Abu Maher al-Yamani, Ribhi Haddad, Shadia Abu Ghazaleh e da tutti i martiri, a partire dal primo, Khaled Abu Aisha, fino all’ultimo militante del FPLP che cadrà sul campo di battaglia.

Lunga vita al 48° anniversario della costituzione di questo fronte di lotta – Viva l’Intifada, viva la Resistenza e l’Unità Popolare, per sconfiggere l’entità coloniale sionista.

Ahmad Sa’adat
Segretario Generale del FPLP
dalla Prigione di Ramon

Fonte: Campaign to free Ahmad Sa'adat

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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