Il combattente per la libertà palestinese Mohammed Abul-Haija ha dedicato la sua vita alla causa palestinese, ma nonostante abbia perso la sua casa e molti dei suoi compagni di battaglia, crede ancora che la liberazione della sua patria possa essere raggiunta solo attraverso la resistenza armata.
Nel 1948 Abul-Haija aveva tre anni, quando lui e la sua famiglia furono cacciati da Haifa, poi lo sbarco in Siria passando da Jenin, in Cisgiordania, e dalla Giordania. "Mio padre ha lavorato come agricoltore nella città di Daraa [Siria meridionale]", ricorda Abul-Haija. "Poi ci siamo trasferiti a Dummar, a ovest di Damasco; i miei fratelli più grandi hanno trovato lavoro nelle cave e, infine, ci siamo trasferiti nella Damasco vecchia quando mio padre e i miei fratelli hanno iniziato a lavorare nella tipografia Hashimia".
Da bambino, Abul-Haija vendeva il pane Kaak per le strade e i vicoli della città vecchia di Damasco prima di andare a scuola. "Ricordo ancora il Cafè al-Ballour a Bab Touma. Ero solito passare ore vagando tra i suoi tavoli vendendo Kaak", dice.
Abul-Haija ricorda di aver incontrato Ghassan Kanafani presso l'Istituto Palestina quando era uno studente del liceo. Il famoso scrittore palestinese poi è diventato insegnante di Abul-Haija e dei suoi amici dopo la loro laurea.
"Abbiamo appreso dal martire Ghassan il vero significato della causa palestinese". Kanafani è stato assassinato dai servizi segreti israeliani a Beirut nel 1972. "Ha instillato in noi bambini rifugiati i concetti di resistenza e di lotta armata".
Anni dopo, Abul-Haija ha incontrato nuovamente Kanafani a Beirut, dove hanno lavorato insieme nel movimento di resistenza al fianco di Wadih Haddad del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP).
Abul-Haija è stato profondamente influenzato da Kanafani, che ha incoraggiato lui e i suoi amici per andare a protestare per le strade di Damasco. "Ricordo ancora oggi le sue parole. Bloccavamo le strade, le scuole e i mercati con la nostra protesta", dice ad Al-Akhbar.
All'età di 15 anni, Abul-Haija è stato portato dal suo fervore rivoluzionario ad aderire al Movimento Nazionalista Arabo (ANM), e ha insistito per diventarne membro a pieno titolo, pur non essendo ancora maggiorenne.
Quando l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) è stata istituita ed ha innalzato il vessillo della lotta armata, si è arruolato come volontario nell'esercito per la Liberazione della Palestina (PLA). Ha continuato il suo lavoro politico con l'ANM fino alla fondazione del FPLP, poi è stato tra i primi a farne parte.
"Ho incontrato il martire Wadih Haddad segretamente a Daraa", dice. "E' stato richiamato dai servizi segreti siriani e mi ha chiesto di accompagnarlo".
Dopo la sconfitta araba nella guerra del 1967, i suoi incontri con Haddad sono diventati sempre più frequenti. Quest'ultimo ha cercato di controllare l'impulsività del giovane combattente e Abul-Haija si è risentito con il suo maestro perché è stato escluso dal dirottamento dell'aereo israeliano che è stato deviato in Algeria nel 1968.
"Questa operazione mi ha colto di sorpresa. Ero arrabbiato con Haddad per non avermi incluso", ricorda.
Abul-Haija continua a descrivere le operazioni di resistenza svolte in Palestina con tanto entusiasmo ed emozione, sembra sia appena tornato dal Bissan o dalla strada Tuba-Jenin. Alla fine, ha ricevuto le istruzioni che stava aspettando: una lettera in cui Haddad gli chiedeva di andare a Beirut, e lo battezzava con il nome di battaglia Adnan.
Dopo mesi di addestramento, nel 1969 Abul-Haija ha effettuato un attacco contro l'aereo israeliano El Al in un aeroporto della città svizzera di Zurigo.
"Lo scopo dell'operazione era quello di far conoscere al mondo la verità sulla causa palestinese durante il processo [che avrebbe seguito il loro arresto]", dice. "Le istruzioni di Haddad erano chiare. Ci ha imposto di non danneggiare nessuno dei civili presenti sull'aereo".
Abul-Haija è stato arrestato insieme ai suoi compagni Tawfik Ibrahim e Amina Dahbour, mentre Mohsen Abdul-Hassan è stato ucciso da una guardia di sicurezza israeliana. "Il momento più difficile dell'operazione è stato quando il sionista Mordechai Rakhamim dalla sicurezza di El Al ha sparato tre colpi contro Hassan dopo che questi aveva consegnato la sua arma alla Sicurezza Svizzera".
"Ero d'accordo con i miei compagni di boicottare il processo e di non riconoscerne la legittimità, perché c'era in atto una causa politica, quindi abbiamo chiesto di essere trattati come prigionieri politici", spiega Abul-Haija. "Il giudice ha rifiutato un assegno in bianco in cambio della nostra liberazione, mentre Rakhamim è stato liberato su cauzione".
Abul-Haija e i suoi compagni sono stati condannati a 12 anni di reclusione. Mentre erano in prigione hanno ricevuto migliaia di lettere di solidarietà. L'operazione ha raggiunto il suo obiettivo, dopo tutto, mettendo in evidenza la difficile situazione dei palestinesi.
"Prima dell'operazione, nessuno in Svizzera o in Europa conosceva il vero significato della parola Palestina, ma durante e dopo il processo il mondo intero ha conosciuto la causa palestinese", dice.
Durante la sua prigionia, che non è durata più di un anno e qualche mese, Abul-Haija è rimasto in contatto con il fondatore del FPLP George Habash, così come con Kanafani e Haddad. "Mi chiedevano sempre se la detenzione avesse avuto l'effetto mediatico desiderato o se avesse perso il suo bagliore", spiega.
Nel 1970, il FPLP ha effettuato una serie di operazioni di dirottamento, sequestrando gli aerei per la "rivoluzione dell'aeroporto" in Giordania. Una delle loro richieste è stata la liberazione di Abul-Haija e dei suoi amici. Anche l'ex presidente egiziano Gamal Abdul Nasser è intervenuto nei negoziati per la loro liberazione.
"Alla fine sono arrivato con i miei compagni al Cairo e siamo stati accompagnati da un alto ufficiale tedesco in un aereo militare per essere protetti", ricorda Abul-Haija. "Non ho presenziato ai funerali di Abdul-Nasser. E' morto poche ore prima del mio rilascio dalla prigione".
Dopo un breve soggiorno al Cairo, Abul-Haija si è spostato in Siria per riprendere il suo attivismo. "Tutti i paesi arabi rifiutarono di ospitarci, temendo la reazione israeliana. Solo la Siria ci ha accolto", dice.
Si ricorda i dettagli dell'accoglienza ricevuta nel campo di Yarmouk e il suo ricongiungimento con la sua famiglia, la moglie e la figlia.
Ma il richiamo della resistenza lo ha rapidamente portato agli uffici del FPLP di Beirut. Ha aiutato Haddad con un addestramento militare speciale e lo ha preparato per sei operazioni militanti all'interno della Palestina occupata, la più famosa delle quali è stata "l'Operazione Lod Airport" del 1972 in cui sono state uccise 26 persone dai membri dell'Armata Rossa Giapponese.
"Sono orgoglioso di questa operazione. Ricordo ancora il viso di Golda Meir mentre piangeva alla vista dei morti", spiega Abul-Haija. Ma Israele avrebbe avuto la sua vendetta.
"Gli israeliani hanno deciso di assassinare i responsabili dell'operazione Lod Airport. Kanafani è stato assassinato e Bassam Abu Sharif è sopravvissuto", dice, negando la storia popolare secondo cui Haddad sarebbe stato ucciso dal cioccolato avvelenato.
"Io lo conoscevo bene e non gli piaceva il cioccolato", dice.
Dopo l'operazione Lod Airport, Abul-Haija si è semi-ritirato dalla lotta, e se ne è andato verso il Golfo dove ha trascorso molti anni semplicemente lavorando per mantenere la famiglia. E' tornato in Siria sei anni fa a lavorare con i suoi vecchi compagni del FPLP.
Oggi, sogna di compiere un'altra operazione militante in cui maneggiare ancora una volta il fucile al servizio della sua causa.
"Sono certo dell'inevitabilità della vittoria del popolo palestinese", dice, "ma questa vittoria arriverà attraverso la canna di una pistola, con proiettili e con la resistenza, non attraverso soluzioni politiche".
Fonte: Al Akhbar
Traduzione a cura di PalestinaRossa