Durante tutto il pomeriggio e la serata di ieri ci sono stati dei violenti scontri tra i giovani palestinesi e la polizia dell'ANP dopo che i primi si sono riversati nelle strade per denunciare la corruzione dell'Autorità Nazionale che, ormai palesemente, è sempre più intenta a firmare accordi con lo stato sionista, piegandosi senza dignità al suo volere e, cosa ancora più grave, ignorando completamente la volontà popolare.
In questo modo l'indegno governo palestinese rappresenta un'altra faccia del sionismo: c'è l'occupante, c'è un popolo che vive un assedio e c'è un potere che ha come unico scopo quello di fare accordi con il nemico. Il risultato non può che essere una rivolta popolare di chi non ci sta a perdere i propri diritti per mano di sionisti e di palestinesi loro complici.
Anche le forze dell'ordine dell'Autorità ormai non sono altro che un altro braccio armato dell'occupazione, e sempre più le si vede al posto dell'esercito sionista a bloccare le manifestazioni (la scorsa estate erano intervenute violentemente durante una dimostrazione organizzata dalla società civile perché nelle case mancava l'acqua da circa 40 giorni). Nell'ultimo mese la polizia dell'ANP è stata impegnata nel tentativo di sgomberare una famiglia dal campo profughi di Deisha colpevole, secondo chissà quale legge, di aver sconfinato nel lembo di terra di un privato. Per più di una settimana gli abitanti del campo hanno impedito alla polizia di eseguire lo sfratto. Poi qualche giorno fa le squadre della polizia sono entrate in forze per eseguire il mandato e questo ha provocato uno scontro armato conclusosi con l'arresto di alcuni ragazzi e il sequestro di un soldato. Dopo un po' la situazione si è ristabilita (i ragazzini sono stati rilasciati, così come il poliziotto, e lo sgombero non è avvenuto) ma la tensione al campo è rimasta alta.
Con queste premesse, tornando a ieri, la polizia ha tentato di impedire la protesta e questo ha provocato l'inizio degli scontri, che si sono conclusi in serata con circa quaranta ragazzini feriti e altrettanti poliziotti. Tra questi ultimi, durante un blitz della polizia all'interno della clinica del campo profughi di Deisha dove c'erano i feriti, a seguito di una sparatoria c'è anche scappato il morto.
Accadimenti come questi non fanno altro che creare delle crepe ormai insanabili nella società civile palestinese, con la conseguenza di indebolire inevitabilmente la resistenza popolare. La dinamica ormai è chiara: l'ANP, corrotta, fa accordi con Israele a tal punto da mandare i suoi soldati nei campi profughi al posto dell'esercito sionista; la corruzione permette all'Autorità di normalizzare l'occupazione all'interno delle città iniettando nelle tasche dei cittadini un po' di soldi, necessari per abboccare alla menzogna del benessere e della libertà. Nei campi profughi, dove fortunatamente si fa ancora politica, non ci si dimentica della condizione di occupazione nella quale si vive e dove il fermento rivoluzionario non è calato nascono inevitabilmente il dissenso e gli scontri, ormai tra palestinesi: da un lato tra poliziotti e popolazione, dall'altro tra i cittadini, che ormai pensano che il problema nasca dalle “teste calde” di chi vive nei campi profughi e gli abitanti di questi ultimi, rimasti ormai quasi gli unici a resistere contro tutte le varie forme di occupazione che la Palestina sta subendo.
Chi vive nei campi profughi si ritrova sempre più solo nel portare avanti quella lotta per la liberazione che ormai molti palestinesi hanno deciso di dimenticare. Le divisioni interne sono ciò che di peggiore potesse capitare alla causa palestinese, perché come scritto anche nel documento firmato dai prigionieri politici rinchiusi nelle carceri israeliane gli scontri interni non portano altro che alla catastrofe e alla sconfitta della causa per la liberazione dal sionismo. Coloro che sono rinchiusi nelle celle israeliane non hanno mai perso di vista i principi della libertà e del diritto al ritorno, nonché dell'autodeterminazione del popolo palestinese, così come non li hanno scordati gli abitanti dei campi. Per il resto, la corruzione dell'Autorità ci ha messo il suo, e le conseguenze sono ad oggi evidenti: per un palestinese che crede in tali valori vedersi puntato addosso un fucile arabo è sicuramente umiliante e frustrante; vedersi cacciati da casa dalla polizia locale, poi, lo deve essere ancora di più.
I parallelismi tra le politiche viziate e corrotte dell'ANP e quelle dei nostri governi sono del tutto evidenti: così come in Palestina si crea finto benessere additando le colpe ai resistenti dei campi, allo stesso modo nel nostro paese si risponde alle difficoltà individuando il problema nell'arrivo degli stranieri e dei migranti. Due pericolosissime facce di una stessa normalizzazione che hanno portato e porteranno, al di là del Mediterraneo così come nella nostra penisola, ad arresti feroci e ingiustificati: proprio ieri, mentre al Deisha si combatteva per il diritto del popolo palestinese ad autodeterminarsi, in Italia sono state arrestate 26 persone (tra cui un minorenne e una donna incinta al settimo mese) mentre 15 hanno ottenuto gravi restrizioni (come l'obbligo di dimora o il divieto di avvicinarsi alla città di Torino) perché “facenti parte della frangia violenta del movimento NO TAV”. Così come nel campo, la scorsa mattina i Digos sono entrati nelle case, hanno perquisito le abitazioni e hanno portato via un totale di 41 persone, con l'accusa di aver difeso la Val Susa e i suoi abitanti dagli interessi mafiosi di chi vuole costruire un treno ad alta velocità inutile e dalle conseguenze devastanti.
Ancora una volta, così come in Palestina tra i palestinesi, il modello di repressione sionista si vede esportato in gran parte del resto del mondo!
Redazione PalestinaRossa