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Trasformare l'attacco di Finkelstein al BDS in un'opportunità

Ci sono state numerose obiezioni attente ed incisive rispetto alla recente video-intervista in cui Norman Finkelstein definisce inconcepibilmente la crescita del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro l'apartheid israeliana un "cult", e ammonisce i palestinesi affinché limitino la loro lotta alla "soluzione dei due stati" (Video: "Discutere la campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni con Norman Finkelstein", intervista di Frank Barat, 9 febbraio 2012).

Tuttavia, l'attacco di Finkelstein al ​​movimento BDS non è, come alcuni dei suoi critici hanno suggerito, solo una demoralizzazione personale, un'errata analisi giuridica, o un errore di miopia politica. Piuttosto, riflette un tentativo ostinato di razionalizzare il suo rifiuto alle richieste palestinesi - soprattutto piena uguaglianza e diritti dei rifugiati - che sfidano la legittimità di uno "Stato ebraico".

"Quale sarebbe il risultato [se le richieste del BDS venissero soddisfatte]?" Finkelstein chiede retoricamente nell'intervista. "Entrambi conosciamo la risposta. Non ci sarebbe più Israele!"

Questa difesa esistenziale di Israele non è certo nuova. Nonostante la sua critica feroce ai 45 anni di occupazione, Finkelstein ha rappresentato a lungo quei non-palestinesi all'interno del movimento di solidarietà che vedono la "soluzione dei due stati" come necessaria per garantire la sopravvivenza di Israele come "stato ebraico", un mezzo per conciliare il suo altruismo con la sua zona di comodità politica.

Questo concetto non solo è ingiusto nei suoi stessi termini, ma pone Finkelstein esattamente in contrasto con un movimento popolare palestinese che chiede la fine di tutte le strutture di apartheid senza le quali lo "stato ebraico" non potrebbe esistere.

Finkelstein denuncia le richieste del BDS come un tentativo "astuto" per nascondere la sua logica anti-sionista. Ma il vero problema è che lui e i suoi alleati spesso diventano critici, se non ostili, quando sono chiamati a riconoscere - o peggio ad affrontare - più di un secolo di colonialismo sionista, in particolare la pulizia etnica del 1948 (la Nakba).

Nel 2009, ad esempio, Finkelstein ha condannato la Gaza Freedom March per il mero riferimento al diritto al ritorno dei rifugiati, con poca risposta critica da parte degli attivisti ("Ecco perché mi sono dimesso dalla Coalizione della Gaza Freedom March", nel settembre 2009).

Questa volta, però, qualcosa è diverso. Invece di passare inosservato, l'attacco di Finkelstein sul ​​BDS ha innescato un ulteriore sostegno alla campagna, un altro riflesso del suo crescente successo nella costruzione di un supporto senza compromessi per i diritti dei palestinesi.
 

Una importante opportunità

L'intervista a Finkelstein è un'importante opportunità - in particolare per quelli di noi che sono ebrei - per affermare il nostro inequivocabile sostegno a tali diritti. Questo deve minare la falsa accusa che il movimento BDS è anti-semita e deve promuove un ampio movimento internazionale impegnato a porre fine non solo all'occupazione, ma all'intero apparato del colonialismo e apartheid in tutta la Palestina storica.

Forse Finkelstein sarà anche convincere, colui che ha coraggiosamente esposto in passato l'ipocrisia sionista, per supportare le richieste complete della campagna BDS, o almeno per astenersi dal minacciare quelli che lo fanno. Indipendentemente da ciò, la risposta al suo attacco dimostra che una parte crescente del movimento di solidarietà è disposta a stare in piedi - come ha fatto nella lotta contro l'apartheid in Sud Africa - per chiedere tutti i diritti che ogni popolo oppresso deve ottenere.

David Letwin
Attivista per la Palestina che lavora con Al-Awda NY: la Coalizione per il Diritto al Ritorno dei Palestinesi. Ha partecipato nel 2007 ad una delegazione di avvocati e attivisti per la Cisgiordania e per i territori del 1948, e nel 2009/2010 ha partecipato alla Gaza Freedom March, dove ha collaborato alla stesura della Dichiarazione del Cairo.

Traduzione a cura di PalestinaRossa

Fonte: Electronic Intifada
 

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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